Scritta da: Fabio Privitera
Voglio qualcuno che pensi che io valgo la pena, e persista in questo pensiero, invece di finire per essere la sua pena.
Composta venerdì 11 settembre 2015
Voglio qualcuno che pensi che io valgo la pena, e persista in questo pensiero, invece di finire per essere la sua pena.
Forziamo troppo gli eventi e perdiamo di vista i sentimenti, per assecondare privati intenti.
Forse i sogni esistono e si avverano. Dico "Forse", perché non so se per tutti sia così, per me sì. Si avverano non perché non hai mai smesso di crederci, ma accadono quando te ne dimentichi e, d'un tratto, ti capita qualcosa che ti rende felice. Quello è il sogno, ciò che ti rende felice e che forse non avevi ancora neanche sognato.
Allontani i miei occhi, le mie parole ti accarezzano ma non ti scaldano, più dei segni delle mie mani sui tuoi seni, eppure tu sei nel mio cuore. Lì dimori e il tuo viso riappare non appena chiudo gli occhi e, non sono rare le volte in cui, non occorre neanche ch'io li debba chiudere. Sei lì e una mano sul petto percepisce i battiti che mi hai lasciato, che ti appartengono.
Era felice durante il giorno, spensierata mentre viveva gli attimi che coloravano e sfumavano l'intimità dei suoi affetti. La notte era un'alta cosa. Di notte poi, il vuoto di quelle emozioni la riportavano a una determinata verità, che era rimasta dormiente finché c'era un filo di luce, ed anche lei smetteva di dormire.
L'emotività è il sentimento fuori controllo, la ragione che soffoca le emozioni e le fa straripare. Convivere con le emozioni non vuol dire soffocarle ma saperle lasciare fluire dalla pelle al cuore, e di lì di nuovo alla pelle, depurate dall'asfissia della razionalità.
Poche cose nella vita possono stabilirsi a tavolino, forse nessuna. Possiamo solo impegnarci affinché le cose vadano per il meglio o col minimo danno possibile.
Dovremmo riscoprire la verginità, anche dopo averla persa da anni, ritrovarla soprattutto dal momento in cui maturiamo il bisogno di un rapporto vero, risvegliando in noi una tenera timidezza oramai dimenticata, quella tenerezza dei valori che vorremmo diventassero il pilastro della nostra vita insieme a qualcun altro.
Sta tutta nella, non tanto sottile, differenza tra il senso di possesso e quello di appartenenza, la distanza tra il sentirsi prigionieri di un sentimento e la libertà di comunione che questo riesce a dare.
Nel silenzio si percepisce la realtà, attraverso la sensibilità interiore. Quotidianamente questo non accade. Ognuno dei nostri cinque sensi non fa altro che coprire, col proprio rumore, il sesto e la vera essenza della realtà.