Scritta da: Marianna Mansueto
in Frasi & Aforismi (Libri)
Ma quella notte aveva torto.
Ed io non ero nato per inginocchiarmi davanti a lui.
dal libro "Breaking dawn" di Stephenie Meyer
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Ma quella notte aveva torto.
Ed io non ero nato per inginocchiarmi davanti a lui.
Per un attimo mi sentii un bambino, un bambino che aveva trascorso tutta la sua vita nella stessa cittadina. Un bambino e nient'altro. Perché sapevo che avrei dovuto vivere molto di più, soffrire molto di più, per capire il tormento lancinante che traspariva dagli occhi di Edward.
Fu Edward, l'espressione del suo volto.
L'avevo visto infuriato, l'avevo visto arrogante, una volta l'avevo anche visto soffrire. Ma quello...quello superava di gran lunga anche i più atroci tormenti. Sembrava spiritato. Non mi guardò nemmeno. Teneva gli occhi bassi, fissi sul divano, con l'espressione di un uomo divorato dalle fiamme
Sono qui per esseri amico. Il tuo migliore amico, un'ultima volta.
È facile scappare da qualcuno di cui hai paura, o tentare di combattere qualcuno che odi. [...]
Ma se ami chi ti sta uccidendo, non hai alternative. Come puoi scappare, come puoi combattere se così feriresti il tuo adorato? Se la vita è tutto ciò che hai da offrirgli, come fai a negarglielo?
Se è qualcuno che ami davvero...
Come prima, fu come se il tocco della sua pelle, delle labbra, delle mani, affondasse nella mia pelle, dura e liscia, nelle mie nuove ossa. Fino al centro del mio corpo. Non avevo immaginato che lo avrei potuto amare piu di prima. La mia vecchia mente non sarebbe mai riuscita a contenere tutto quell'amore. Il mio vecchio cuore non avrebbe mai avuto la forza necessaria a sopportarlo.
Non desideravo altro che morire. Non essere mai nata. La mia intera esistenza svaniva di fronte a quel dolore. Non valeva la pena sopravvivere a un altro battito del cuore. Fatemi morire, fatemi morire, fatemi morire. E, per un intervallo infinito, non ci fu nient'altro. Solo la tortura incandescente e le mie grida mute che imploravano l'arrivo della morte. Nient'altro, neanche il tempo. Al suo posto l'infinito momento di dolore.
Continuai a spingere contro quel nero, una reazione quasi automatica. Non tentavo di sollevarlo. Stavo solo resistendo per non permettergli di schiacciarmi completamente. Non ero Atlante e quell'oscurità pesava come un pianeta: non potevo reggerla sulle spalle. L'unica possibilità che avevo era di non lasciarmi annullare del tutto.
Sapevo solo una cosa, ossia che ogni secondo trascorso con lei non faceva altro che accrescere il dolore che avrei provato dopo. Come un tossico che dispone di una scorta limitata, vedevo approssimarsi il momento della resa dei conti, quello dell'astinenza. Più mi facevo piu sarebbe stata dura quando la roba avesse cominciato a scarseggiare.
Socchiusi gli occhi e vidi i suoi fissi sul mio viso. Era assurdo quando mi guardava così. Come fossi il premio anziché la vincitrice, sfacciatamente fortunata.