Da giovani si hanno grandi sogni, ambizioni importanti, ingombranti. Poi crescendo, con l'inevitabile incedere degli anni, si scopre che nessuna persona comune è davvero in grado di cambiare il mondo da sola. Neanche io, neanche tu.
Una sana solitudine resta la più fidata delle compagnie.
Se ogni cosa percepisse in origine il suo estinguersi, nulla tenterebbe l'acrobazia d'esistere.
Fiorire è un po' finire. Sempre nel culmine si comincia a morire.
Inutile cercarlo nelle esagerazioni, nelle grosse estrinsecazioni, negli spari col botto. È fra le piccole pieghe, nei dettagli, tra le minuzie quotidiane, che si nasconde l'amore.
Anche la paura è figlia dell'amore. Chi nulla teme nulla ama.
La neve copre il mondo, lo culla, lo rende ostaggio del silenzio, della riflessione, della meditazione, ne ricolloca il fulcro nell'orizzonte interiore. Ed è esattamente così che, per un breve intervallo, anche l'uomo ritorna migliore.
I veri vincitori sono quelli che operano straordinari miracoli nello striminzito spazio assegnato loro sulle rotaie della vita, fra gli stretti binari del loro destino.
La vita sarà anche forte e dura, caparbia e pertinace, cocciuta e ostinata, difficile e complicata... ma io, donna, ancora di più.
Soggettiva iperbole interiore, il tempo oscilla tra la giovanile illusione di realizzarsi in base alle proprie aspettative e il maturo disincanto per chi si è diventati.