Frasi preferite da Claudia P.

Questo utente ha frasi preferite anche in Poesie, in Frasi di Film, in Umorismo, in Racconti e in Frasi per ogni occasione.

Scritta da: Virgink
Poi mi ritrovo fuori, con il cane. Fuori per strada. [...] E cerco camminando (gioia ovunque, afferrata senza angoscia) e non trovo niente, fottuta letteratura di merda, realismo di ogni ordine, notte, orchi, fate corrotte! La gente si volta al passaggio dello svitato dalla testa ammaccata accompagnato dal cane che fa le linguacce. Ma anche loro, i passanti, non ne conoscono mica tante di storie che sian tutte rose e fiori! E se la ridono, con la risata carnivora dell'ignoranza, la risata feroce della pecora dai mille denti!
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    Scritta da: mor-joy
    Quel che abbiamo letto di più bello
    lo dobbiamo quasi sempre a una persona cara.
    Ed è a una persona cara che subito ne parleremo.
    Forse proprio perché la peculiarità del sentimento,
    come del desiderio di leggere, è il fatto di preferire.
    Amare vuol dire, in ultima analisi,
    far dono delle nostre preferenze a coloro che preferiamo.
    E queste preferenze condivise popolano l'invisibile cittadella della nostra libertà.
    Noi siamo abitati da libri e da amici.
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      Scritta da: Maria Auriemma
      A lei capitava spesso di passeggiare per le strade e non di "vederle" soltanto le persone, ma di soffermarsi a guardarle. E capitava di ritrovare in loro un po' della sua timidezza, persone con sorrisi finti, che lei aveva imparato a riconoscere, lei lo sapeva, perché erano uguali ai suoi, bastava soffermarsi a guardare i loro occhi spenti, vuoti per capirlo. Allora aspettava di incrociare il loro sguardo per salutarle con un sorriso, ma uno di quelli veri però, come per dire "ho guardato i tuoi occhi, riconosco quel vuoto. Anche se non so cosa ti stia succedendo, ne uscirai". Anche se non le aveva mai viste o conosciute e mai le avrebbe più incontrate. Perché lei sapeva cosa significasse la mancanza di un sorriso e nessuno che sapesse leggere i suoi occhi.
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        Scritta da: Andrea Spartà
        Passarono le settimane e passarono i mesi.
        Ivan e Giada continuarono a vedersi, sempre allo stesso posto, sempre allo stesso orario, sempre con lo stesso intento.
        "Ehi Ivan..." sospirava Giada, sdraiata sulla spiaggia a pochi passi dal bagnasciuga, la testa poggiata sulle gambe del ragazzo e le mani sul proprio ventre.
        "Sì, Giada? Dimmi" rispondeva sempre lui, come se fosse la parte di un copione già scritto, e sorrideva mentre passava una mano tra i capelli cremisi di quell'angelo e fissava il cielo riflettersi nei suoi occhi, del solito colore così chiaramente indefinito.
        "Raccontami una storia..."
        e così scorreva il tempo, storie su storie, personaggi su personaggi, emozioni su emozioni, fino a quando il sole spariva in lontananza, purtroppo non sul mare bensì dietro le montagne, e veniva il turno della luna e di tutte le stelle, sue fedeli suddite, di specchiarsi negli occhi, spesso lucidi, di Giada Stella.
        Le storie di Ivan, poi, sembravano davvero infinite. Ne aveva scritte decine e decine ancor prima di incontrare quella splendida ragazza, alla quale continuava a raccontarle, ma adesso che il suo cuore era in subbuglio, giorno e notte, l'ispirazione sembrava non dargli pace. E scriveva, senza fermarsi mai se non per raccontare, raccontare a colei di cui si era innamorato quelle storie di cui lei si era innamorata.
        Storie d'amore, tantissime, storie tristi, storie forti, storie fantastiche, storie di vita vissuta. Storie.
        E da ognuna scaturiva un'emozione diversa, tante emozioni diverse, tantissime emozioni uniche.
        Una, due, tre, cinque, dieci, venti, trenta, quaranta, cinquanta, cento.
        Centoundici emozioni.
        "Ehi Ivan..."
        "Sì, Giada? Dimmi"
        "Raccontami una storia..."
        e lui raccontava di squallidi scenari, di ricordi trasfigurati dalla realtà, di verità nascoste, di canzoni di sottofondo a momenti fantastici, di ragazzini e ragazzine, di uomini e donne, di nonni e nonne, di navi d'oro, di Dio, di gente che si è amata e odiata e tradita, di limiti, di bocche baciate in discoteca senza un vero senso, di anni d'attesa passati ad adorare la stessa inesistente persona, di disperazione, di sogni disillusi, di pianti e di carezze.
        Di vita. Semplicemente.
        "Ehi Ivan..."
        "Sì, Giada? Dimmi"
        "Raccontami una storia..."
        "Ma certo..."
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          Undici settembre: giorno in cui l'uomo è venuto meno, lasciando spazio all'animale. Gli edifici hanno eruttato fiamme; le campane hanno suonato a morto per più di 3000 persone venute a mancare in meno di un'ora.
          L'undici settembre è stato un giorno oscuro e sanguinoso, di proporzioni storiche, in cui morirono persone innocenti, mentre si trovavano nel loro posto di lavoro. È stato il preludio al regresso e l'inizio di ulteriori spargimenti di sangue.
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