Tutto passa: il tempo che scorre, il quotidiano che scivola, la solitudine che scava in possesso sulle tempie, la cavità di quei traguardi dove le attese come se rimanessero sospesi prima ancora che accadessero. Tutto passa, tranne quei momenti forti, che hanno lasciato solchi. Sembrano dimenticati, ma basta poco e ci appaiono nel nostro ricordo, c'è differenza fra non ricordare e dimenticare. Non puoi dimenticare, solo puoi smettere di pensarci.
Le bellezze non hanno le stesse facce, le mancanze non hanno le stesse intensità, ma l'assenze hanno lo stesso profilo: misurare con il vuoto che ci resta.
L'uomo moderno ha la coscienza di "prodotto-sociale". L'incompletezza biologica rimane istintiva e demograficamente senza senso di "appartenenza", perché la nostra posizione nella società, basata sul consumo, si disinteressa della nostra origine e si basa solo sul "quanto-guadagno".
Nell'amore tutto è amplificato: sorrisi, baci, lettere d'amore, quella dose della malinconia, e voci magicamente marcate nel cuore. Nessun altro può lasciare impronte simili.
Sempre mi sono chiesta se nella vita sia meglio essere spettatori o salire sul palcoscenico. Mi sono resa conto che attendere è "la procura in foglio bianco della propria vita" consegnata agli altri. Si sa, ognuno di noi è proprietario della propria vita, quindi bisogna trovare le forze che sono dentro noi stessi, come quella spinta provocata da un incontro con l'altro. Un incontro con chi ti propone una sfida a cui tu, liberamente, puoi rispondere "sì", e quindi fai la mossa, improvvisi e sali sul palcoscenico. Non importa se avrai successo o meno, almeno avrai smesso di essere spettatrice.
Il cuore bello è quel cuore in cui i pezzi sono stati rimossi, altri pezzi strappati, altri donati. I solchi frastagliati ricordano le lingue differenti dell'amore guadagnato e condiviso.