Scritta da: dangerousstar
Si può salvare una persona che vuole essere salvata, ma con una natura così corrotta, così pervertita, che vede il precipizio come una salvezza, che cosa si può fare?
dal libro "Anna Karenina" di Lev Nikolaevic Tolstoj
Si può salvare una persona che vuole essere salvata, ma con una natura così corrotta, così pervertita, che vede il precipizio come una salvezza, che cosa si può fare?
Anche questo lo capisco. Io e milioni di uomini ricchi e poveri, sapienti e ignoranti, nel passato come nel presente, siamo d'accordo nel pensare che bisogna vivere per il bene. La sola conoscenza chiara, assoluta che possediamo è questa, e non si può spiegare con la ragione: è al di fuori della ragione e non ha nessuna causa e non può avere nessun effetto. Se ha una causa, il bene non è più bene, e se ha un effetto (la ricompensa) egualmente non è più bene. Perciò il bene è oltre la catena delle cause e degli effetti.
Queste due donne erano molto diverse fra loro, ma in questo non differivano punto: tutt'e due sapevano indubbiamente che cosa fosse la vita e che cosa fosse la morte e milioni di persone lo sapevano come loro. La prova che esse sapessero con certezza che cosa fosse la morte stava nel fatto che esse potevano avvicinare i moribondi senza dubbi e senza paura. Invece Levin e gli altri come lui non lo potevano, perché avevano paura della morte. Se Levin si fosse trovato solo con suo fratello lo avrebbe guardato con terrore e con maggiro terrore avrebbe aspettato, senza sapere che cosa fare. Non sapeva che dire, dove guardare, come camminare. Parlare di cose strane era sconveniente, parlare della morte era impossibile ed impossibile era tacere. "Se lo guardo penserà che l'osservo, che ho paura; se non lo guardo penserà che ho la mente altrove; se cammino in punta di piedi gli dispiacerà; e se cammino come se niente fosse sembrerò brutale". Kitty non pensava a sé, non ne aveva il tempo; pensava a lui.
Io credo ai segnali. Quello che abbiamo bisogno di apprendere è sempre davanti ai nostri occhi; è sufficiente guardarsi intorno con deferenza e attenzione per scoprire dove Dio vuole condurci e quale sia il passo migliore da compiere nel minuto successivo. Ho imparato a rispettare il mistero. Come diceva Einstein: "Dio non gioca a dadi con l'universo", tutto è collegato e ha un senso. Benché esso risulti occulto per gran parte del tempo, noi sappiamo di essere prossimi alla nostra vera missione sulla terra quando ciò che stiamo facendo è permeato dall'energia dell'entusiasmo. Se lo è, tutto va bene. Se non lo è, conviene cambiare rotta. Quando siamo sulla strada giusta, seguiamo i segnali e, se ci capita di fare un passo falso, ecco che la divinità ci viene in aiuto, evitandoci di commettere un errore.
Come l'estasi d'amore nel momento della sua massima tensione e felicità è sicura di dover scomparire e morire l'istante appresso, così l'intima solitudine e l'abbandono alla tristezza erano sicuri d'essere a un tratto inghiottiti dal desiderio, da un nuovo volgersi al lato luminoso della vita. Morte e voluttà erano una cosa sola. La madre della vita si poteva chiamare Amore o Piacere, si poteva chiamare anche Tomba e Corruzione.
È buffo: non si occupa che di beneficenza, è una cristiana, e intanto si arrabbia sempre, crede sempre tutti nemici, e questi nemici anche loro non si occupano d'altro che di beneficenza e di religione.
Benché avesse conseguito tutto ciò che aveva così a lungo desiderato, non era pienamente felice. Ben presto cominciò a sentire che possedeva una minima parte della felicità che aveva sognato, eterno inganno di coloro che credono di raggiungere la felicità nel complimento di un desiderio.
Non esistono condizioni tali a cui l'uomo non possa fare abitudine, in particolare se vede che coloro che lo circondano vivono nello stesso modo.
È il processo della manifestazione universale: tutto ha origine dall'unità e all'unità ritorna; nell'intervallo si produce la dualità, divisione o differenziazione da cui risulta la fase dell'esistenza manifesta. L'ordine appare solo se ci si eleva al di sopra della molteplicità, si smette di considerare ogni cosa isolatamente e "distintamente", per contemplare tutte le cose nell'unità. La "grande guerra santa" è la lotta dell'uomo contro i nemici che egli ha in se stesso, vale a dire contro tutti gli elementi che, in lui, si oppongono all'ordine e all'unità.
Non scrivere in modo da essere compreso, scrivi in modo da non esser frainteso.