Commenti a "Non mi piace Nietzsche perché ama la..." di Bertrand Russell


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La teoria del superuomo era un mito, e come tale non può essere definito nella realtà. inoltre la megalomania e la vanità sono molte soggettive. Un opinione non può essere calcolata con la matematica. E' probabile che non avessero nulla a che vedere con la vanità le parole di nietzsche, ma qualcuno possa averci visto presunzione o vanità perchè non ne ha compreso profondamente il senso.  Non a caso il libro era sottotitolato "per tutti e per nessuno" . Le parole hanno un peso...non trascuriamolo.
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Alla stessa maniera in cui un violinista cui piace Brahms può tranquillamente suonare nella stessa orchestra di uno cui piace Bach, non esiste motivo per cui chi crede e chi non crede non possano cooperare insieme al bene comune. Ripeto: non esistono e non possono esistere, in questo campo, esclusive, né religiose, né filosofiche. C'è solo la semplice e lapalissiana legge del fare.
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postato da bluedeep, il
Mah , credo che gli appartenenti ad un qualche qualsiasi gruppo , non la pensino esattamente allo stesso modo.
Quando le circostanze , i fatti   confermano la teoria  ,gli appartenenti ad un gruppo del primo caso ( poniamo ad esempio il gruppo di americani che ha espulso gli indiani d' America dalle loro terre),  credono che le loro azioni e la loro superiorità produca bene  non solo per se stessi , ma per il bene generale. Nel secondo  caso  , invece , l' intensità con cui il superuomo desidera prova sentimenti è superiore a quella degli altri  milioni di " malriusciti" e " malsani"  uomini. Tuttavia la classe dei superuomini è indefinibile , sono solo la megalomania , la presunzione e la vanità  a definirle.
Io sono un superuomo e posso ammettere in tale cerchia persone che abbiano meriti approssimativamente simili ai miei , o di "  poteri" circa uguali ai miei.
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postato da , il
Rispondendo a Giulio, sembra dunque che occorra abbandonare gli interessi di gruppo (tutti i tre atteggiamenti enumerati da Russell sono criticabili ed oggetto di critica) ed entrare in una visuale più ampia. E' proprio l'etica cristiana, non c'è dubbio alcuno, però senza fede, perché Russell era ateo.
     E allora ripeto ciò che vado sostenendo da tempo: la fede non consiste nel "credere", ma nel FARE OGNI SFORZO PER AGIRE SECONDO IL SEMPLICE CRITERIO ETICO su cui conviene l'apprezzamento di ogni uomo di buona volontà, sia o meno credente. Non sussiste quindi alcuna differenza tra il credente e il non credente, ma l'unica differenza esiste tra chi agisce e chi non agisce in conformità di quei principi.
     In tutta sincerità, credo per questo motivo che la diatriba tra fede e ateismo sia una inutile questione di lana caprina, che non porta e non porterà - come del resto non ha mai portato - nulla di buono.
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postato da , il
Sapevo anche questo.

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