Scritto da: Ilaria Sansò
in Diario (Esperienze)
È passato tanto tempo, ma qualcosa di mio è rimasto lì: la speranza che chiedevo troppo spesso.
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È passato tanto tempo, ma qualcosa di mio è rimasto lì: la speranza che chiedevo troppo spesso.
Tutto questo mondo che sembra non averti conosciuto mai.
Ho scatoloni pieni di storia io, la mia. Un po' tutti credo che perdiamo noi stessi. Un po' tutti credo che facciamo un resoconto di quello che eravamo e quello che siamo ora. Credo fortemente in quei legami che non sono deboli mai, cioè dimostrano di esserlo ma non lo sono mai per davvero; in quelli mai scontati, mai monotoni, sempre con una nuova scoperta. Credo alle guerre con i cuscini, credo nelle urla ogni volta che ci si sente traditi, credo in quelle persone che mostrano quel bene viscerale, credo nelle risate quando una persona si brucia la lingua con la pasta bollente, credo in quell'amore strappato piano piano non per vanità ma semplicemente per dire tu sei parte di me. Dove cazzo vai?; quell'amore che strappato non fa mai male perché sa essere delicato allo stesso tempo. E questa storia la studierò su di me e non sui libri.
Vorrei nascondere un po' questo dolore che ho. E tutto tace qui dentro e tu continui a mancare. Niente di speciale, se non tu. Quel qualcuno da essere paragonato alla vita mia piena d'amore. Hai lasciato un vuoto enorme e dentro questo vuoto ti vengo a cercare ancora.
Che rompimento del cavolo questo non parlarsi.
A volte mi capita di sentirti così forte che ho paura di non sentire più me. Sarà difficile farmi arrabbiare, me lo dico. Quel tuo bacio dato in fronte riempiva per un attimo quel vuoto incessante prima di vederti scendere le scale di casa. "Mi raccomando." Ed ora non lo riempie più. Ed ora "mi raccomando" cosa? Hai molta importanza per farmi stare dietro a questa mancanza.
Un anno.
Quanti cambiamenti. Storie iniziate a leggere e abbandonate. Quanti pianti e quante risate. Quante persone conosciute e quante persone hanno lasciato il posto agli altri. Quanti sentimenti sparsi, cresciuti e mai arrivati ad alcuna destinazione. Quanti viaggi che mi portavano vicino ad un posto che ora amo, ad un posto dove molto probabilmente ho lasciato pochi ricordi, a qualcuno da cui ero contenta di andarmene. Sempre bellissimo il viaggio di ritorno, il ritorno dalla famiglia. Quanti rifugi in cuori aridi. Quante notti a gridare al cielo una maledetta domanda che ora ho dentro e che prima o poi metterò in pratica. Quanto egoismo regalato gratuitamente, quanti colori di capelli cambiati (no dai tanti no, solo due!), quanti sogni, quanti incubi, quanta immaginazione, quante parole, quanti piccoli gesti, quante stelle osservate; alcune anche cadere. Quante felpe indossate, quante fotografie, quantì ti voglio bene cuore miò, quanti tattoo immaginati e da fare ma al momento son stati realizzati soltanto due, quante mancanze, quantì mi manchì, 'abbracciamì, 'sorridì, e quante parolacce. Quante foto scattate, messe in cartelle lontane dal cuore. Quante persiane chiuse ma con qualcuno nel cuore. Quanti sorrisi donati. Quanti giorni, ore, minuti, secondi e troppa memoria per ricordare ogni piccola cosa.
Auguri e buon anno a voi.
Auguri e buon anno anche lassù.
Auguri e buon anno a me.
Quello che mi auguro è di non dimenticare niente, di non ammalarmi di quella malattia che ti porta via i ricordi e i nomi delle persone che hai amato di più. Mi auguro di non rimanere immobile di fronte al dolore, di non rimanere nascosta di fronte alla magia che ogni tanto mi verrà a cercare. Mi auguro di continuare ad amare la musica, di non aver paura dei miei limiti, che non sono io a dover essere infinita: è il mio cuore. Il mio amore. Mi auguro di ballare ancora e se dovesse capitare di dover ricominciare da capo mi auguro di non tirarmi indietro. Mi auguro di non rimanere ancorata alle mie abitudini e, quindi, mi auguro di sorvolare palazzi e rimpianti ogni sera dal mio letto, con gli occhi chiusi e le braccia aperte, pronta a ricevere un abbraccio. Mi auguro anche e soprattutto questo: spero di imparare ad abbracciare.