Ci hai mai tenuto a una persona come si tiene a un braccio tuo o a una gamba tua? Perché se no non puoi capire tutto quello che ho fatto. Io così ci tengo a Michele: come a questa mano.
Chi lo sa se questi luoghi avranno memoria di me. Se le statue, le facciate delle chiese, si ricorderanno il mio nome. Voglio camminare un'ultima volta per queste strade che mi hanno accolta tanti anni fa, quando tutti mi chiamavano" la toscana ". Voglio vedere le pietre gialle, tutta quella luce che ti toglie il respiro. Se le strade conserveranno il rumore dei miei passi. La mia città, la città di Lecce, la devo salutare prima di partire. Ai miei nipoti Antonio, Elena e Tommaso lascio tutto quello che ho, ma le terre che erano di Nicola, quelle voglio che sia Antonio ad averle. Devi tornare qui Antonio, perché è qui che appartieni, avrai la terra, la forza che vive quando noi moriamo. Tu Luciana, avrai tutto quello che ti serve ma devi farti un po' di coraggio, i ladri non devono passare per forza dalla finestra. Quella è pure casa tua. Voi, Vincenzo e Stefania, non c'è niente che potete fare, per non amare Antonio. La terra non può volere male all'albero. Tommaso, scrivi di noi, la nostra storia, la nostra terra, la nostra famiglia, quello che abbiamo fatto di buono e soprattutto quello che abbiamo sbagliato, quello che non siamo riusciti a fare perché eravamo troppo piccoli per la vita, che è così grande. La mina vagante se ne è andata. Così mi chiamavate, pensando che non vi sentissi. Ma le mine vaganti servono a portare il disordine, a prendere le cose e a metterle in posti dove nessuno voleva farcele stare, a scombinare tutto, a cambiare i piani. Nicola mi ha insegnato la cosa più importante di tutte: a sorridere quando stai male, quando dentro vorresti morire. Non siate tristi per me, quando non sentite la mia voce a casa: la vita non è mai nelle nostre stanze. Moriamo e poi torniamo, come tutto".
- Skeeper: Ce ne servono almeno dodici... - Minny: Io e Aibileen l'abbiamo chiesto a tutte. Trentuno cameriere. Hanno troppa paura, ci prendono per matte. - Skeeper: Beh, se non ne troviamo altre, non ci pubblicano. - Minny: Io ho tante storie, Miss Skeeter... Lei le scrive e poi si inventa la cameriera che l'ha detta. Si è già inventata i nomi, si inventi anche le cameriere. - Skeeper: Non possiamo farlo, sarebbe sbagliato. - Aibileen: Non deve arrendersi Miss Skeeter... - Skeeper: Ma non sarebbe una cosa autentica! - Aibileen: Hanno ucciso mio figlio. È caduto portando delle travi alla segheria. Un camion gli ha schiacciato un polmone. Il capo mastro ha buttato il corpo nel cassone di un camion. È andato all'ospedale dei negri, l'ha scaricato davanti e ha suonato il clacson... Non c'era niente da fare, così ho portato il mio bambino a casa. L'ho messo sdraiato su quel divano. È morto davanti a me... e aveva 24 anni Miss Skeeter, sono gli anni più belli della vita. Quando arriva l'anniversario della sua morte, io ogni anno non riesco a respirare, ma per voi è solo un altro giorno di bridge. Se lei si ferma, quello che ho scritto io e che ha scritto lui, tutto quello che era lui, morirà con lui.
- Aibileen: Ora sono pronta a parlare di Miss Leefolt. La piccola porta ancora il pannolino, quando dorme la notte... La cambio io quando arrivo la mattina: per quasi dieci ore dorme nella sua sporcizia. E Miss Leefolt aspetta il secondo bambino. Signore, prego che il bambino viene bene... Sono tristi se la mamma non pensa che sono belli. - Skeeper: È verissimo. - Aibileen: Miss Leefolt non dovrebbe fare bambini. Lo deve scrivere.
- Constantine: Perché ti sei nascosta qui, piccola? - Skeeper: Per non dire alla mamma che nessuno mi ha invitato al ballo... - Constantine: E allora? Certe cose uno le può anche non raccontare, giusto? - Skeeper: I ragazzi mi trovano brutta. La mamma è arrivata terzultima al concorso Miss Carolina del Sud. - Constantine: Tu la devi smettere di piangerti addosso, piccola, questo sì che è brutto. Il Brutto è una cosa che ti viene da dentro. È cattivo e fa male, come quei ragazzi. Ma tu non sei come loro, vero? Non penso proprio, tesoro. Ogni giorno... Ogni giorno che non sei sottoterra, quando ti alzi la mattina, devi prendere delle decisioni. Ti devi sempre fare questa domanda: "ci devo proprio credere a quelle brutte cose che mi dicono quegli stupidi, oggi?" Mi ascolti? "Ci devo proprio credere a quelle brutte cose che mi dicono quegli stupidi, oggi?" Hai capito? Per quanto riguarda la tua mamma... Non se l'è scelta la sua vita, le è capitata. Ma tu... Tu farai qualcosa di bellissimo con la tua... Aspetta e vedrai.
- Johnny Foote: Ti serve aiuto? [Minny scappa] - Johnny Foote: Minny! - Minny Jackson: Miss Celia! - Johnny Foote: Ehi, fermati Minny! - Minny Jackson: Miss Celia! - Johnny Foote: Minny! - Minny Jackson: Lontano da me! - Johnny Foote: Non voglio farti del male! [Minny prende un bastone da terra] - Johnny Foote: Puoi mettere giù quel bastone? [Minny scuote la testa] - Johnny Foote: Senti, Celia, finalmente, mi ha raccontato dei bambini. Di tutti. Ma so anche che da quando hai cominciato a lavorare qui, lei ha cominciato a stare meglio. Quindi tu... Tu le hai salvato la vita. - Minny Jackson: Sapeva che c'ero, fin dal primo momento? - Johnny Foote: Con il pollo fritto e i carciofi la prima sera? Cì doveva essere un po' di pane di mais, almeno! - Minny Jackson: Oh, non potevo più farle mangiare pane di mais... - Johnny Foote: Beh, grazie a te ho dovuta far allargare tutti i pantaloni che ho... Andiamo a casa ora.
- Hilly: Aibileen, vieni di qua per favore. - Aibileen: Buongiorno. - Hilly: Aibileen, l'argenteria che ho dato a Elizabeth la settimana scorsa... - Aibileen: Non l'ho lucidata bene? È stata l'umidità, quel giorno ce n'era tanta... - Hilly: Quando l'hai restituita, mancavano tre posate dall'apposita custodia di feltro: una forchetta e due cucchiai. - Aibileen: Vado... Vado a guardare in cucina, forse sono rimaste in cucina... - Hilly: Sai bene quanto me che le posate non sono in cucina. - Aibileen: Ha guardato nel letto di Mae Mobley? Da quando è nato il piccolino mette le cose nel suo letto... - Hilly: Ah, la senti, Elizabeth!? Cerca di dare la colpa a una bambina! - Aibileen: Io non le ho. - Elizabeth: Dice che non le ha, Hilly. - Hilly: Allora mi sento in dovere di informarti che sei licenziata, m. E che chiamerò la polizia. [...] - Aibileen: Non ho rubato le posate. - Hilly: Forse non posso mandarti in galera per quello che hai scritto, ma ti ci posso mandare perché sei una ladra! - Aibileen: Io so una cosa di lei, non lo dimentichi! E si dice che c'è tanto tempo in prigione per scrivere, sufficiente per dire la verità su di lei! Senza pagare la carta! - Hilly: Nessuno crederà a quello che scriverai! - Aibileen: Non lo so, ma mi hanno detto che sono piuttosto brava e ho già venduto parecchi libri... - Hilly: Chiama la polizia, Elizabeth! - Aibileen: Lei inganna e ricatta per ottenere quello che vuole. - Elizabeth: Aibileen, smettila! - Aibileen: Lei è una persona malvagia! Non è stanca di sé!? Non è stanca!? - Elizabeth: Aibileen, devi andartene ora.
Mae Mobley è stata la mia ultima bambina. Nel giro di dieci minuti l'unica vita che conoscevo non c'era più. Dio dice che bisogna amare il nostro nemico. È difficile, però... Ma si può cominciare dicendo la verità. Nessuno mi aveva mai chiesto cosa provavo a essere me stessa. Quando ho detto la verità... Mi sono sentita libera. E ho cominciato a pensare a tutte le persone che conosco... e alle cose che ho visto e che ho fatto. Mio figlio Trilor diceva sempre che un giorno ci sarebbe stato uno scrittore in famiglia... Credo che sarò io.