Ti ho chiesto di capirmi e ho trovato indifferenza. Ti ho chiesto di restare accanto a me e ho sentito il vuoto. Ti ho chiesto di amarmi e mi hai calpestato il cuore. Adesso mi dici di andare e io ti accontenterò: me ne andrò verso quel mondo dove mai potrò incontrarti.
Fermeresti il destino? Alla seconda fermata dell'autobus scendo. Cambio programma, meta, vita. Lui sì che era la mia vita. Respiravo di lui. E ora? Voglio respirare me.
Non posso sprecare il mio tempo a odiare, a provare rabbia, rancore, o altro. Significherebbe comunque provare un sentimento per te. Ho altro di meglio da fare. E tu di me non meriti neanche il peggiore dei sentimenti.
Ho smesso di rincorrerti col cuore in mano, poiché ho notato che a fuggire non è il tuo corpo, ma il tuo cuore e la tua anima.
Vederti tra le sue braccia ormai non mi fa più effetto, ho cancellato il passato come i falliti cancellano i sogni nel cassetto.
Perché quando ti stanchi, ma ti stanchi davvero, non minacci più, non avvisi, non preghi, non speri, non corri, non insegui, non guardi, non ti interessi più, e ti fermi: chiuso, spento, buio, sipario, punto.
Ed eravamo due corde sufficientemente lunghe per legarci a ciò che ci circonda, ma mai abbastanza per legarci l'uno all'altra.
Pensavo che la falsità avesse dei limiti, poi ho conosciuto te e ho capito che non ha fine.
Sei così scontato che guardarti è come fissare un muro.
Un giorno raccoglierò tutti i cocci della mia vita e te li tirerò dietro.