Scritta da: Alessandro Borghesi
in Poesie (Poesie d'amore)
Io...
Senza regole
riscoprir quanto pazzo
sia il nostro puzzle
senza pregiudizi
parlar i nostri difetti
al calar degli amanti
senza freni
viverti ogni attimo,
affogarmi di te.
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Senza regole
riscoprir quanto pazzo
sia il nostro puzzle
senza pregiudizi
parlar i nostri difetti
al calar degli amanti
senza freni
viverti ogni attimo,
affogarmi di te.
Ho ancora negli occhi
il primo istante di te,
la trasparenza di un momento
che ha colorato quel giorno,
la trama del destino
che ha dipinto la mia vita,
il quadro più emozionante
che sia stato mai ammirato.
Migliaia di giorni insieme a te,
gocce di intenso amore
che non riempiranno mai,
il fiume che ogni giorno
mi porta e riporta da te,
nessuna cascata sarà mai
così profonda da riempirmi i polmoni,
da impedirmi di respirarti.
I tuoi ti amo sussurrati
urlano dentro di me,
sei la musica di un disco
che non smette mai,
sei quel soffio di vento
dolcissimo, lento e leggero,
che sa dare i brividi
e ti amo e amo l'amore che dai.
Un anno dopo sei sempre più bella,
il bianco ora ha milioni di colori,
l'azzurro dei tuoi occhi è l'immenso
di milioni di cieli,
ogni giorno ti guardo, ti penso, ti vivo,
e ogni giorno un anno dopo,
milioni di volte,
amo ogni istante di te.
Voglio
il tuo corpo
arginare
e tra i suoi mari
navigare
per le terre
dell'amore.
Per sempre
voglio
adagiarmi
fra i tuoi seni dorati,
stanchi d'amore
ma non
stanchi d'amare.
Voglio
per sempre
sulla tua pelle
scivolare
per goderne così
l'inconfondibile
profumo.
Infine voglio
tra le tue braccia abbandonarmi
ché quando il mare o la terra
o i mattoni
il mio corpo
prenderanno,
la tua stretta
per sempre compagna
mi sarà.
Seta è
la pelle
bruna
che ti veste.
Gemme lucenti
brillano
nel tuo
viso rotondo...
riccioli spettinati
lo coronano.
Ossigeno
sono
i tuoi sussurri,
anche
la smorfia
più buffa.
Ad ogni
tua stretta
pulsa
veloce
il cuore
e questo
lacero motore
si rimette
a borbottare.
Un mattino,
e arriverà questo mattino,
la tua mano,
ancor calda della notte,
le mie guance sfiorerà
per provar certezza ancora
del giorno nascente.
Il sole
filtrerà i suoi raggi
attraverso la tendina bianca
ed il silenzio
illuminerà la nostra stanza.
Amor non griderai.
Mi stringerai con forza
la mano destra
ed il tuo
al mio viso poggerai
per darmi quiete,
perché in te
ancor vita io possa avere,
perché di là il mio seme
ancor possa germogliare.
Nel parco una rosa
più fresca d’una sposa
intorno tanto verde
quasi meraviglia.
I suoi piccoli vestiti
recitavano con gioia
e tra i cespugli lupi e volpi
aspettavano in agguato.
Stretta alla mia mano
non ancora appassita
dipingeva ogni cosa
col suo lento cammino.
L’acqua vellutata
le cadeva sui fianchi
e un bocciuolo fioriva
per tenerle compagnia.
Ma nel parco una rosa
non vive da sposa
e un passante a lei caro
la colpì col suo faro.
Fu ferita la rosa
e fu la fine d’ogni cosa
l’amore d’un padre
accecato dall’amore.
Ora il parco è un deserto
privo d’ogni luce
l’ombra d’un padre
più nera del buio.
Per catene, regalami
un intreccio di rondini
un incontro di nuvole, quando il rosa
nell'orizzonte scioglie il piombo
e il soffio restituito dal vuoto
dice: qui è primavera:
un giglio alza la testa
e fa della terra un'oasi perfetta
di gemmazioni.
Amami
quando io non t'amo
senza ragione rendimi
demente
al buio
in ogni parte di me
evanescente
sbiadito
ritorno.
Come la poesia
son distillato di bellezza
le tue cicatrici,
sontuosa cornice
allo scintillio dei tuoi occhi.
Non chiede nulla il tuo sguardo,
ti dai tutta, ostenti coraggio
e dispensi speranza.
Due limiti, fuscia e pistacchio
che non terminano mai.
Davanzali pieni di curve
e di più.
Ticchettii perenni, del prima
e nel dopo.
Scendi, mia eroe,
ma non mettere
mai via
i miei libri.