Diventerò terra di conquista, dopo le delusioni, i sogni svaniti, gli schiaffi presi, ancora son ferite in fondo al cuore, non c'è più amore, non avrò remore, ognuno pianterà la sua bandiera, non ne andrò fiera, a tutti prometterò parte del mio suolo, diventerò arlecchino, e metterò i confini, d'ogni colore per ogni conquista fatta, senza cuore.
Un passaggio veloce
Non c'è più memoria, della nostra vita, non abbiamo storia, un passaggio veloce, senza lasciare traccia, solo echi di voce. Malinconie e pentimenti, per quello che non è stato fatto, voglia di sentimenti, non ampiamente goduti, ricordi vaghi di emozioni e di giorni perduti.
L'ultima goccia
Ho asciugato il tuo pianto, consolato l'anima, ho rimesso su un fantasma la veste nuova, fango e dolore ho lavato con lacrime e con stracci di cuore. Un giorno sei andato via, senza spiegazioni, sei tornato, con le delusioni, ed io di nuovo ho raccolto quell'ultima goccia, quell'ultima lacrima, per quanto ancora amore, potrò sopportare tutto quello che mi è stato tolto?
Mosche sui volti scarniti, mani scheletriche scavano insetti e radici. Bevono in acque putride, e noi a guardare.... Muoiono a migliaia, non saranno mai adulti. Non conoscono niente, e per loro è normale e noi a quardare.... Sono nudi sudici e cadono, ma la loro pelle arsa dal sole è dura e non si fanno male e noi a guardare.... Bambini figli del mondo Che non sentono dolore, vittime dell'indifferenza, cartoline sui giornali e noi a guardare... forse sognano come noi, ma non hanno niente da sognare, forse un po' d'amore e qualche mano tesa.
Dov'eri quando il mondo ha spostato i confini, ha creato dei nuovi assassini, ha mandato a morire bambini. Dov'eri quando le urla dei tuoi figli, non sono state sentite, dal vento e dalla pioggia attutite, da bombe e da forni bruciate. Dov'eri quando l'alba segnata da lutti, quanti morti inghiottiti dai flutti, e da mari in tempesta, terribili notti. Dov'eri Dalle nuvole forse vedevi offuscato, qui c'è un mondo malato su disgrazie sai, piove bagnato dov'eri Quando ho cercato il tuo aiuto, quando ho pregato muto, accanto al dolore di un vecchio malato. C'è un vuoto da riempire, c'è l'ingiustizia da capire, c'è l'indifferenza da spazzare, c'è la coerenza da tenere, c'è la pazienza da recuperare, c'è una voglia infinita di te, di pace e amore, Dove sei che ti vengo a cercare?
Infinitamenta donna
C'è un letto disfatto, ancor caldo, accarezzo con mano tremante, non ci sei, ma hai lasciato l'odore, ti stringo al mio seno, il cuscino diventa il mio amante. Come è dolce, poi senza parlare, rimanere a pensare, e m'invento di te, quello che potrei fare, per farti piacere. Ormai il gioco va avanti, e continuo a sognare, le tue mani il tuo viso, su tutta la pelle. È soltanto il tuo umore, ma io vedo le stelle.
È più giusto che ti dica t'amo tra le pagine di un libro dedicato a te. Son fiori colorati, son carezze, son lacrime sparse, son certezze, son baci e turbamenti, tutta la mia vita con i suoi momenti. Sei stato un sogno, l'unico, quello che ti prende il cuore, e mai non ci sarà un altro a cui pensare, nonostante gli schiaffi, le notti di solitudine e quella moltitudine di donne che hai avuto. Dentro mi sei entrato e mi hai trovata pronta, c'era un vuoto incolmabile, ma tra maledetti forse, e amore possibilmente, sono anni ormai che... indissolubilmente...
Ogni anno, come a sempre Da na terra luntana È turnata a madunnina. Na statuetta piccolina, che raccoglie tutt'intorno tutta gente a lei devota. Dalla chiesa illuminata esce con la croce in mano il Priore e il sacrestano e po tutto o baldacchino con in trono la statuetta. Pare proprio na Regina. Quattro uommn fursuti se trascinano l'altare dò stà posta a Madunnina. C'e la folla co e cannele, ca se struiono pe via, segue tutta a processione a cantà la litania. Quanta gente agli balcuni co e coperte in bella mostra tutte quante appese fori,. E creature coi cestini spargon petali di fiori. Quann'è bella a madunnella, giusto dietro a chella folla, s'entravede na nennella, stretta, stretta la manina, attaccata alla gonnella, de na femmena annascosa, pe la pena e la vergogna,, che pe cancellà un c'è cosa quante lacreme scennevano, da chigli uocchi tristi e belli, I. "Chella È figlia D'O peccato" Se sentiva mormorà. Se fa avanti n'omo intisto e cu l'uocchi alluciditi,. Na carezza n'goppa a o capo, gliè fa a chella vagliuncella, : sissignori song o pate, ne finitela cummari! Nun è figlia d'o peccato:. Perdonate oi madunnè!
Voci del dubbio, di paesi persi. La luna è lontana. Le mani protese, verso questo cielo, le stelle contese, da mille desideri. Voci d'innocenti, saliti come ombre, brillano, come stelle cadenti, ancora gementi, inghiottiti dall'onde, bugiarde, come la speranza, uccisi in guerre senza onori. Voci pentite, di donne represse, ingannate da finte promesse, coperte da un velo e dalla paura, voce silente, di bambini senza lacrime, che non hanno forza, non sentono dolore, senza dignità né amore. Voci dell'anima, che non conviene sentire, mentre loro vanno a morire.
Siamo donne, passione, ossessione, mine vaganti, fiori profumati, farfalle variopinte. Segrete amanti, amiche, malinconici rimpianti. Sole, sale della vita, ingenue e bugiarde, maliarde. Pronte a carpirti il cuore, per poi buttarlo a mare. Ruffiane quanto basta, pensi di conquistarle, ma loro già hanno scelto e sei tu a capitolare. Calcolatrice e grande stratega, donna strega, finta dolcezza, mortale carezza. Morbido desiderio carnale, torbido e sensuale, donne e amore.
Guardami... dimmi che sei mio, vivimi tutta con l'anima, senza ragione, respira il mio respiro fino a morire, confusi tra il profumo dei nostri corpi in un disperato abbraccio. Stringimi ancora, dimmi che sei mio...
Il mio pentimento di un vecchio tormento, l'ho gridato al vento che voce non ha. Però ho confessato vi prego ho espiato, a lungo ho pregato Confesso... ho peccato.