Lontano non so stare da te e dal mare, ogni tanto mi devo bagnare. M'immergo profonda nell'immenso tuo amore che torna come onda a bagnarmi la pelle, mentre guardo le stelle. Mentre l'alba poi tinge tutto il mio mare di rosa e di azzurro, ti vieni a sdraiare. Come onda si spinge dentro me, nel profondo, dove affondo quando il sole è accecante mio splendido amante.
Coinvolgente passione, che trascina i sensi come un fiume in piena. Ti lasci andare incosciente, ed anche nel vortice, sbattuta da una sponda all'altra non senti male. Quasi stordita, piacevolmente distrutta mi son trovata poi a riva. Ho un vago ricordo di quel che ho passato, ma cosa è stato? Mi son risvegliata, era un sogno alla fine l'ho capito, meno male, prima di finire in mare.
Nel mare, i capelli spargerò e distesa a pelo d'acqua mi farò cullare, arriverò al limite non definito, dove nessuno mai... toccherò le nuvole ed il cielo, guarderò i gabbiani volteggiarmi intorno, entrerò nella luce del sole, quando scende a mare, sarà trafitta dai suoi raggi ma soddisfatta, per aver raggiunto un sogno.
Fragile, maneggiare con cura, per quanto ancora? Proverò a non passarti vicino, sei una bolla di sapone, solo ora mi sono accorta che non c'è più ragione, il nostro tempo è scaduto, proverò a soffiarti più lontano, per non vedere quando svanirai.
Se fosse nato da questo grembo, ancora un sogno, niente potevo fare. Mi è costato tanto dover pazientare, non potevo gridare, solo aspettare. Per me non c'erano mai i tempi giusti, le lacrime versate, non le ho conservate, ma ancora un sogno che non potevo avere, non potevo stringere, non potevo cullare. Proprio a me... che ne avevo grande bisogno. L'ho sempre amato quello che non c'è stato, sì... l'ho desiderato, quella voglia mi è rimasta dentro, come sarebbe stato?
Un giorno er monno girerà ar contrario, nun ce sarà orario, se confonnerà er giorno co la notte, dar cielo pioveranno stelle, lasceranno scia come fiammelle. Scampo nun ce sarà pe nissuno, forse se sarverà quell'uno che nun s'è messo paura e s'è spostato, quanno che er monno è crollato.
So rinata
L'amore mio s'è fatto na risata, quanno che jo detto che m'ero stancata, se nun me lo dicevi cara mia, già stavi pe la via, perché t'avrei lasciata. Gli ho detto: bè me fa piacere, perché ner frattempo me so puro consolata, sai de corna quante te ne ho messe, te devo proprio dì che so rinata.
Sempre t'amerò, nelle lunghe sere, quando mi vorrai accanto, quando stanco, la testa sul mio seno poggierai. Amerò la tua voce, i tuoi silenzi, non chiederò niente. Ti amerò dolcemente, quando pace cercherai, carezzando i tuoi pensieri, sereno ti addormenterai. Sei la mia infinita malinconia, nell'attesa... che non mi pesa, perché ho scelto di aspettarti, di rispettare i tuoi tempi, sempre pochi, ma quanto amore nell'attesa.
Sinuose movenze, eccitanti, accarezzano rive, e di nuovo più forte, più volte, lasciando ricordi di lidi lontani. Poi forte tempesta, impazziscono l'onde, avvinghiate in abbracci ancestrali, rimandano suoni assordanti, gaudenti, di strane creature. Poi tutto si placa, e nell'acque appagate ritorna la quiete.
Un groviglio di corpi, un ammasso di morti, senza nome, né volto. Un orrendo connubio di razzismo e pazzia ci ha sconvolto la vita, la tua... la mia... Dietro sbarre di ferro non si vedon che occhi e le mani protese. Noi dobbiamo scusarci, ma terribili eventi ci hanno resi impotenti e di fronte allo scempio di disegni infernali, disumana progenie meritava sparire. Ma purtroppo "le bestie" sono dure a morire.