Pazzia ben celata, normalità ostentata, vita irreprensibile di una mente labile. Come intervenire? Suoni soffocati terrore dentro gli occhi, paura della sera. La vita si fa nera non s'ode la paura e forza più non hanno. Confusi i sentimenti bambini o adolescenti, tra continui tormenti. Dove altri trovano tranquillità e protezione c'è morte... nell'anima distruzione. Parlano con gli occhi di chi vuol capire, la voce non la senti chiedono aiuto, come intervenire?
Pensavo esser roccia, dura, impenetrabile, che sta a guardare, fredda e impassibile, lo scorrer del tempo. E pioggia, gelo e tempesta Passano e non mi sfiorano, neanche semi portati dal vento su me si posano, scivolano via senza attecchire. Ma dopo un freddo inverno, il sole tornato nel cielo, fa scioglier la neve, e goccia fa solchi profondi e terra si posa e riempie gli anfratti, che dan vita a nuovi germogli. Col tompo anche roccia si cambia, e smussa i suoi spigoli duri, e le rughe profonde, esperienze e dolori, ridanno dolcezza al mio viso.
Sei sabbia che tra le mani ormai scivola via, non rimane che traccia di te: non sei mio. Il calore rilasci su tutta la pelle, è l'unico modo che ho per averti con me: non sei mio, ti vedo con lei che passeggi più in là, ma quando noi siamo da soli... non sei mio, sei sole che a tratti mi scalda, poi nuvola viene a coprirti e vai via. Non rimane che traccia di te. Non potrò sopportare più a lungo Il continuo tormento: non sei mio, decidi al momento: o rimani per sempre... o vai via.
Se bastasse una sola parola a farti tornare, sarei pronta a gridarla. Perdonami amore... Davanti al mio mare son rimasta a pensare; dove abbiamo sbagliamo? Quando proprio è finito? Non mi viene più in mente, solo tu dolcemente e accarezzo il ricordo quando l'acqua mi bagna, mi risveglia, non scordo i tuoi baci e l'amore, noi sdraiati a parlare sulla sabbia, il calore... Perdonami amore... Non volevo ferirti ascolta il mio pianto, non possiamo rischiare ed avere il rimpianto che è finito un amore.
Mi arrampico sopra quei vetri, cercando spiragli, la luce mi sembra lontana, eppure... Ho porte già aperte, ma un muro invisibile si erge ormai innanzi. Non varco mai mai soglia, paura vigliacca mi frena. Stò qui in prigione dorata, frustrazioni e tormenti; io voglio scappare, ma velate catene mi cingon le mani, e desideri repressi e sogni rimangon virtuali. Allungo le mani, tentando di aprire quei vetri... paura vigliacca mi frena.
Sono acqua di mare, spumeggiante e radiosa che i raggi del sole trafiggie con forza, ed è un gioco di luce. Sono onda che danza, volteggia, spruzza e s'increspa. Son tempesta che l'acqua impazzisce, e s'ode il rumore del mare, tra gli scogli lo schiocco dell'onda, e poi sopra la sabbia, dove stampano orme ormai tutto svanisce. Poi ritorna la calma, e dal buio profondo del grigio riflesso, ecco il raggio di sole, che con forza trafigge e ritorna la luce e il suo splendido azzurro.
Un ombra, in cerca di te, per elemosinare un po' del tuo tempo che più non hai per me. Un ombra che svanisce a poco a poco I suoi contorni, passeranno i giorni e sparirà. Quanto è fragile questo amore rubato, quanto dura la passione che ha legato due persone, desiderio, possessione, poi subentra la ragione. Io: un ombra, l'altra donna, che è servita nei momenti tuoi più tristi, come un ombra vado via.
Sta storia è proprio vera, quella che nun s'enventa perché strana. Quanno che me so fatta donna, sempre speravo de famme na famija, er ragazzo ce l'avevo, me so sposata, co fretta, perche de cullà un fijo m'ero sognata. Passarno gli anni e niente, e quanno doppo tanto, li dottori m'hanno dato sta condanna... nun poi diventà Mamma! E mo che ce facevo sola co lui, io che avevo sempre sperato de fa un fijo. Nun me potevo rassegnà a sto destino infame. Io che sapevo tutte quelle favole, tante canzoncine, che avevo insegnato a tante bambine, che ce facevo co tutto quell'amore.? Me so subito industriata, e fatti li dovuti documenti, avvertiti tutti li parenti, so partita alla ventura ed è stata proprio dura. Me so trovata in tera Cilena, dove c'èra un bimbo tutto martoriato, denutrito e abbandonato, e già era mio. Me lo sentivo fino drentro er core, sto fagottello, che me stringevo co tutto l'amore, e ancora nun ce credevo,. Ma più cresceva e più l'amavo. Questo è l'unico amore, a cui non resiste fiamma, vive quà drentro er core da quanno che so mamma.
Voglio un segno possibilmente tangibile; voglio un segno, per non farmi poi male, devi dirlo diretto al mio cuore, voglio che ricominci a pulsare insostituibile passione. Voglio un segno, devi darmi emozione che mi faccia vibrare, vivere per te, senza forzare; voglio verità in questo amore.
Sogno un grande maestro, che faccia suonare il mio piano, con dita assai esperte. Perfette le scale, gli accordi, dal do al si bemolle, toccandomi tutti i miei tasti. Sul nero... sul bianco avanzano mani decise e sensuali, che sappian comporre le giuste armonie con rara maestria ecuore in sintonia.