Scritta da: Violina Sirola
in Poesie (Poesie personali)
Taglio il filo
Taglio il filo per non vedere
l'ombra di chi sparava a terra
senza rompere l'odio.
Perché
un raggio di morte
defluisce
dall'intenso vapore di parole.
Composta nel 1992
Taglio il filo per non vedere
l'ombra di chi sparava a terra
senza rompere l'odio.
Perché
un raggio di morte
defluisce
dall'intenso vapore di parole.
Sono fiaccole intorno, il canto
sublime. I cuscini sull'erba
i fanciulli nel fiume.
Schizzi d'acqua
è frescura.
Baci colmi d'amore
ed è tutto
canoro.
Sulle ali del vento
il candore
fuga ombre
di oscure parole
proiettate
su nidi di bimbi
adagiati tra piume.
I sorrisi smaglianti
le mani
sono lacci
d'amore.
Immergerà il viso
in pece nera
e gli occhi intingerà
a brace ardente, al cielo
la bocca
volgerà.
Tizzone alla fucina
di Vulcano
fabbricherà gli strali
per la guerra.
Un messaggio d'amore
per testimoni di Dio.
Un messaggio di martiri
per la memoria.
Un messaggio di odio
per spettatori inermi
maturato all'ombra
dell'invidia.
Dietro l'albero antico, la pistola
puntavo, aspettavo il nemico e
il grilletto premevo
mentre il gatto, mio amico
le farfalle cacciava.
Mi esaltava la guerra, la parola "nemico"
era Paolo a terra e
fingeva l'ucciso.
Ora sono sul campo, non si finge
il nemico
sono colpi sicuri, mi sfigurano
il viso.
Vedo un gatto randagio
punta un topo che fugge
sono steso su un carro
sto facendo l'eroe
mentre tendo l'agguato, l'eroina
mi è amica
non mi esalta la guerra
la parola "nemico"
e:
bimbi
nuovi si tengono per mano
le bolle di sapone
lanciate da lontano
mostrano in trasparenza
angeli senza ali.
Fuoco d'inverno
s'accende la passione
brucia d'inferno.
Scuru 'ncielu scuru a mari
'nci su sulu i lampari.
Cala a rizza, tira forte
'u diavulu ni porta.
Acqua e vientu, jè tempesta
Sa' Franciscu mù l'arresta.
Cu mantiellu l'arravoglia
'u diavulu s'imbroglia.
Supra 'u mari va
la varca c'u marinaru
i lampari su' i stilli caduti a mari.
Scuru 'ncielu, scuru a mari
nu' si vidunu i marinari.
Malanova, vientu ed acqua
'u diavulu ni sracqua.
Jesce a luna – cum'è janka! 'U diavulu
si spagna; stannu i stilli 'ntra la rizza
l'ha piscati 'u marinaru
"Pisci frischi 'i lampari: vope, alìci, angiòle e
juri 'i mari".
Buio in cielo, buio a mare
ci sono, solo, le lampare.
Cala la rete, tira forte
il diavolo ci porta.
Acqua e vento, è tempesta
San Francesco ora l'arresta.
Col mantello la raccoglie
il diavolo s' imbroglia.
Sopra il mare va la barca e il marinaio, le lampare
sono le stelle cadute a mare
Buio in cielo, buio a mare
non si vedono i marinai.
Acqua e vento, brutte nuove
Il diavolo ci manda fuori.
Esce la luna – com'è bianca! Il diavolo
ha paura; sono le stelle nella rete
l'ha pescate il marinaio.
Pesci freschi di lampara: vope, alìci, angiòle e
fiori di mare.
La luce e il buio
Il bene e il male
La lotta
La persecuzione
Il potere.
Amore carità
"Prendere" e
se si vuole
"Dare"
non per diritto, solo carità.
Grido al cielo la rabbia
senza armi nel pugno
chiedo "perché", domani
impugnerò le armi, qualcuno
lo chiederà per me.
Sospesi al vento
Sfiorandoci la mano
Non più
"dacci il pane quotidiano"
Noi ce lo siamo preso.
I fiocchi di manna
Nel deserto
Erano i grumi
Che la sassaiola
Formava sul viso
Del nemico.
Come un beone, vicino a un'osteria
barcolli avanti, brancoli nel buio.
Bevi il vino che mesce
la speranza, perché fede dai
alle parole.
Tu credi, speri e poi...
tutto tracanni. Alzi la gamba dove
non c'è gradino. Farmaco aneli
da chi, nella promessa, ha chiesto e...
ha ottenuto!
-Lo sai?
-Non lo sai?
-Te lo dico:
"Chi, per salir gradino, la mano
tende
dopo l'ascesa, nel culo il piede
pianta".