Quell'attimo fuggente, avverti la magia. Dove credi che ci sia alchimia. Si dice non per tutti. Ti sembra empatia, ti sembra di volare. E pensi di planare. Ma tutto è irreale, è solo immaginare. È solo uguale, a tutto il resto che puoi trovare. E dopo l'illusione, c'è solo delusione. L'amico in cui credevi, era solo alterazione! Già come la febbre, era solo trentasette, al quaranta in cui credevi di arrivare senti che non ti ci puoi avvicinare!
Ciò che cresce in un cuore è difficile da estirpare. Respira e si nutre del sangue che scorre. Non ha regole, ne discipline, sente, assorbe, assimila. Palpita, vibra, pulsa d'amore, incurante di ogni dolore.
In un mondo che non mi appartiene, dove il tempo è tiranno e tutto è inganno. Dove il gioco è interessante solo se è intrigante. Dove il falso è celato, in quel... "rododentro", messo a dimora in un terreno acido. Schivo d'amore, ornato di sesso. Dove amare è obsoleto. Mi allontano nel mio mondo passato, sognando ciò che ormai è andato.
Leggera è l'anima nel nostro involucro, e lo sfiorarsi ci rende unici nell'attimo. Lieve come il vento entra l'emozione, dell'incontro. E poi si resta sospesi nell'attesa, di quel qualcosa che se ne andrà. Forte come la tempesta resti inerme nella tormenta.
Solo silenzio infrangibile, avvolto, frapposto, inarrestabile. Anche l'aria è muta, in quell'attesa che non finisce. Solo l'anima parla, nella melodia della vita, chiede, ascolta, freme. Lei non si adagia, vive, palpita, respira. E spera, nell'incredibile.
La gente ti guarda e vede solo il tuo sorriso, non sa tutto quello che contiene! Non immagina quanta pioggia ti ha bagnato il volto. Quanto sole ti ha bruciato. Quanto dolore ti ha scavato, non sa quante emozioni hai nel tuo cuore. Ti guarda e vede solo il tuo dolce sorriso. E l'universo che hai in te, lo nascondi, e pochi sanno che c'è.
Serrata in un sogno che esula la realtà. Lo sguardo furtivo nell'immaginario che non verrà. Odo il suono dell'anima persa nell'oblio, di quella fantasia che fine non ha. In quel silenzio che mi circonda, in un irrefrenabile abbraccio che mi sprofonda.
Sciocca, pazza imbevuta d'amore, non volli ascoltare la ragione. E di quell'essere che si definiva impavido, caddi nel ridicolo della sua viltà. Come un lampo che squarcia il cielo, nella pioggia della desolazione, in quella tela che avrebbe teso un ragno, io vidi solo un verme che strisciava. Con guance flaccide, nella sua calvizie, in preda alla paura di invecchiare. Si trascinava nel suo essere seriale, avvizzito in quella messa in scena della sua vita.
E poi, ci si rende conto, che si deve andare oltre. Sulla sabbia, dove l'onda del mare, cancellerà le mie orme. Forse nel vento, resterà la mia emozione, ricamata nel sentimento. E se il tuo pensarmi, è sincero, saprai dove trovarmi.
Quanti anni sono passati, poi il silenzio è sceso tra noi, pesante, insistente, in modo travolgente. Ci è sfuggito come folate di vento impazzito. Nulla abbiamo potuto. Lui era sempre presente, un piccolo gesto, uno sguardo, un sorriso, una lieve carezza, che non è stata. L'abbiamo rincorso, afferrato, ma lui era sfrontato, forse geloso di quello che avevamo, e con fare spavaldo ci ha sfidato, ma con il tempo, la sua convivenza è stata accettata. Era parte di noi, un tenue filo, che si è tramutato in un cavo d'acciaio indistruttibile, contorto avvinghiato. Ed ora più niente ci sostiene, solo silenzio resta di noi.