Poesie di Michela Capriello

Nato lunedì 21 settembre 1998 a Maddaloni (Italia)
Questo autore lo trovi anche in Frasi & Aforismi e in Frasi per ogni occasione.

Scritta da: Micha Capriello

Solitario

Solitario, ti vedo giacere
in questa vasta collina,
temerario, come può spiegare le ali
chi non cammina?
Emerge dal cuore un'altra voragine,
precipiti tu, poi l'altra immagine.
Solitario, perché stai correndo?
Immaginario, è forse condanna questo tormento?

Ti vedo, mio frammento di luce,
si spegne il raggio e non il dolor truce,
quanto bramasti,
Io lo sapevo,
quante volte cadesti,
Io m'infrangevo.
Solitario, dove sono i tuoi occhi?
Frammentario, è forse macchia quello che tocchi?

Ti sfioro, mio frantume di cuore,
della mia statua sei adesso scultore,
perché lottasti,
Io ne ebbi cognizione,
perché fecero scempio di te,
Io mi sentivo maledizione.
Solitario, come sono le tue lacrime?
Sipario, è forse teatro il tuo parer esanime?

Solitario, ti vedo giacere
ancora in questa vasta collina,
avversario, come può morire di spada
chi ha vinto una spina?
Affiora dall'anima un lievissimo eco,
fremi tu, poi Io, teco.
Solitario, vuoi tu tentare ancora la sorte?
Ricorda: Non si danza con Vita se non si siede con Morte.
Michela Capriello
Composta sabato 7 dicembre 2013
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    Scritta da: Micha Capriello

    Catene di fuoco

    Terra mia, sei terra
    di fuoco,
    il tuo sguardo arde,
    in cenere ti trovo.
    Spezzati e malati,
    siamo fiori
    recisi,
    avvelenati tra
    indifferenza e sospiri.

    Ti perdo tra le pagine
    di un libro
    stracciato,
    siamo anime lasciate
    in un Inferno
    improvvisato.
    Cerchiamo tra le macerie
    anche un solo
    respiro,
    mia amata terra,
    straziata
    ti ammiro.

    Le fiamme divampano
    fino a bruciare
    la vita,
    dai tuoi frutti
    ai tuoi figli,
    ogni cosa è
    colpita.
    Sollevo il velo
    assassino
    che crudelmente
    ti nuoce,
    ti dono il mio sguardo,
    le mie braccia
    e la mia voce.

    Tra i due focolai
    s'inseriscono le
    nostre mani di roccia,
    e delle tue lacrime
    raccogliamo
    ogni goccia,
    niente più fuoco,
    niente più grida,
    solo un nuovo
    germoglio
    tra le tue dita.
    Michela Capriello
    Composta mercoledì 16 ottobre 2013
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      Scritta da: Micha Capriello

      Ancora nulla

      Negli occhi
      niente,
      sguardo
      silente.

      Nella gola
      lo stelo
      d'un bocciolo
      di vetro.

      Sul torace
      rami,
      spine
      tra le mani.

      Il dolore l'ha preso,
      è disteso su un fianco
      lontano dalla collina,
      Solitario è stanco.

      Brucia la ferita
      o ciò che
      ne resta?
      Sanguina l'abbandono
      e il ricordo alza
      la testa.

      Fa rumore di pietre
      quell'agonia,
      persino per piangere
      si percorre una via.

      Non cerca altra
      mano
      mentre si spegne,
      ma se la morte si
      sconta,
      è alla vita che si rende.

      Sul torace
      sangue,
      poggiate sul cuore, quelle
      mani stanche.

      Nella gola appassisce
      ciò che nel cuore
      marcisce,

      è utile piangere
      prima di cercare l'ignoto:
      lo sguardo punta,
      ma riflette il vuoto.
      Michela Capriello
      Composta lunedì 7 aprile 2014
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        Scritta da: Micha Capriello

        L'offuscante riflesso del silenzio

        Si sente sofferenza, silenzio e disprezzo,
        il dolore è mostrato attraverso parole,
        con un mare di rimembranze e deserti
        di rancore,
        il tempo è dotato di spina dorsale, con
        un sogno lontano e una realtà da dimenticare,
        con porpora su polsi mortalmente segnati,
        che stende sul pavimento ricordi dannati.
        Si conta alla rovescia, per un lieve sorriso,
        il lamento dell'anima nel silenzio si è chiuso,
        ricamato sul pianto, in penombra del viso,
        vi è l'impronta del fato che non ha un passato
        concluso.

        Pioggia asciutta scivola addosso,
        pesante e silenziosa,
        invisibile allo sguardo di colui che riposa.
        Come la tela che assorbe miliardi di stelle,
        offuscata dal sonno di due sentinelle,
        la speranza è svanita con il sole,
        ormai offuscato da una coltre di dolore,
        e mentre si ama con voce sommessa,
        ecco che il cuore grida un'altra promessa.
        Il cielo è grigio, i prati incolti, i pensieri
        soffocanti e le mani tremanti,
        e così come il suolo ascolta la voce del mare,
        lenta una goccia è intenta a solcare,
        più lento e famelico è il sussurro dell'agonia,
        che è più vicina allo spirito di qualsivoglia
        compagnia.

        Arse da fiamme immaginarie sono le speranze,
        i sogni, i sentimenti, le emozioni, trascinati oramai
        in giardini senza fiori.
        Si sente il ticchettio di un orologio,
        il tempo di sognare e di pregare è terminato,
        in frammenti di antica felicità si è mescolato,
        è annegato in una miriade di attimi mancati,
        e di tenui e incolori sospiri solitari.
        All'ombra del pianto, con il sorriso imprigionato,
        il cuore di una roccia si è lentamente sgretolato,
        che solo il vento ha saputo cogliere, trasportare,
        ma che in quell'incontro di ferite non ha saputo
        interpretare.
        Come il riflesso della luna sul nero dell'acqua,
        nessun rimpianto dall'essenza si scaccia,
        e mentre la notte respira, coniatrice di sogni,
        l'anima preme sui polsi lame arrugginite dai
        ricordi.
        Michela Capriello
        Composta sabato 8 dicembre 2012
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          Scritta da: Micha Capriello

          Lamento mortale

          Cupo il giorno,
          fredda l'estate,
          a riccio si chiude
          il cuore che tace.

          Gelo in silenzio,
          sussurro un sospiro,
          d'amaro veleno sà
          l'aria che respiro.

          Si spinge più in là
          la voglia di calore,
          la vita di tenebre
          ha il livido sapore.

          Stendo lo sguardo,
          mi volto e vedo
          il mondo, urlo il mio
          grido in un sordo
          secondo.

          Teme il contatto,
          l'eco è agonia,
          maledice il vuoto
          di se che gli fa
          compagnia.

          Ma adesso
          mi spengo,
          ma adesso non sento
          il cuore che duole
          in mortale lamento.
          Michela Capriello
          Composta domenica 7 ottobre 2012
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