La serenità non è roba palpabile tanto che cosa non è manco visibile, nemmanco è qualcosa d'acquistabile possederla, però, è anche possibile.
Di quel che si ha bast'essere contento; ti basti il dieci, non cercare il cento, non t'irritar se forte soffia il vento mentre la pioggia speravi qual'evento.
Non pensar quel che potea ma che non fu pensa, invece, piuttosto a quel ch'hai tu, non desiare di scala andar sempre più su fermati! Guarda quant'altri a te son giù.
Indi, restando immoto di serenità l'animo t'è pervaso ché sazietà ha per quel che il Ciel gli ha dato e l'essere n'è tutto inebriato.
Come il tempo che va e lesto fluisce, come fiume che in mare presto finisce, come l'erba che nasce e tosto appassisce, come una pianta di rosa che fiorisce e in vita poco resta, indi perisce così è la gioventù: Presto svanisce.
Per più mesi fui protetto tra le mura d'una roccia ma anelavo d'essere stretto con amore tra le tue braccia.
Le pareti lisce e spesse aveano forza di corazza, sol poté la tua tristezza penetrare entro le stesse.
Or con l'uovo che s'è schiuso finalmente son disceso a ridare il perso riso al dolcissimo tuo viso.
Questa notte t'ho sognata, ti ho veduto addolorata per dei scrupoli e rimorsi ai reali fatti inversi.
Dal natante dondolato m'ero un poco appisolato quando in cima a scalinata una scritta illuminata
l'arcano mi ha svelato: Un Arcangelo alato in Cielo era cercato, indi a sé l'ha richiamato.
Era scritto, decretato che l'evento fosse stato. Perciò, il pianto sia sorriso, la tristezza sia allegrezza, il dispero sia speranza e la fine sia l'inizio.
Quanta tristezza, o Dio, che sofferenza avere tanti fratelli e esserne senza. Forse perché l'umanità non tiene essenza diniego, perciò, d'affetto e indulgenza. Se nell'amor non è la temperanza tosto scompare da mente la pazienza, si spezza il sottil fil della speranza, subentra, indi, rabbia e arroganza. Finché della sincerità c'è la presenza appare tutto favola e romanza; allorquando qualcuno vive d'importanza l'altro fa calare nell'impotenza perciò a mano che quell'altro avanza colui che pria tenea pari uguaglianza cade e finisce presto nell'indigenza. Quell'altro, lo spergiuro, nell'indecenza. Se spiegare si dovesse la causanza di tal caparbia e stupida perseveranza ciascuno direbbe: In me è tolleranza. Altri son privi di buona coscienza ignari di cos'è la fratellanza.
In tempo sì volgare e traffichino Ove d'imperio regna corruzione pare non vero trovare uomo sì buono che qui m'appresto a dare descrizione: Età apparente sulla quarantina, altezza un metro e una settantina; di peso pare poco più di norma, tronco ben fatto, d'elegante forma.
Animo incline, lesto alla bisogna La costumanza sua nessuno lagna. Ben educato, colmo di franchezza Nessuno lamenta sua castigatezza. D'Ippocrate difficil via ha intrapreso E ad ogni male dà il giusto peso, con grande lena a mo d'uccel rapace esegue il suo lavoro, ascolta e tace.
Spiccata perspicacia in mente alberga Onde in certezza sua ricetta verga; il suo intelletto non resta mistero ché nel diagnosticare è sempre vero. Di sì gran dote l'ha fornito Iddio Alfin che poco badi al proprio io Ma dell'altrui sventura Ne fia propria premura.
Se di palazzi, case e appartamenti, se di ville e terreni ubertosi e di estesi, proliferi prati erbosi, di greggi e mugghianti armenti avessi di tal possidenza poca contezza e se di seno fossi d'altra razza or non potrei qui dire di mia stanchezza ché alcuno dire mai avrebbe osato cosa che male avrei poi sopportato e avrebbe al mio cospetto ebbrezza non certamente per sua contentezza ma per lo stato della mia altezza. Di ciò la dea bendata non mi fè dono indi sul dorso m'ho fulmine e tuono.