Vanno gli uomini in lunghe processioni sulla strada, silenzio e solitudine. E ogni passo è un cadere sbriciolato di deboli pareti d'una chiesa che nessuno ha voluto costruire. La messa delle ore è come sintesi del suo culmine, ossia la comunione, e un sacerdote fermo all'invisibile protende il bianco verso i suoi passanti: la Luna è un'ostia che nessuna bocca porta con sé a spezzarsi in altro buio, la notte: enigma dell'ateismo, di un ateismo eterno inconfessato.
Quando il buio s'innalza distruggendo i confini del corpo e mi fingo una bara che contiene il mai nato cadavere di un sogno, le strade del mio sangue sono spente, la luna del mio cranio non l'illumina: è notte nella notte nella notte!
E questo pianto che non sento più al funerale della solitudine, posto nolente all'altare del letto, io sono il corpo puro delle ossa, la carne mi si è rivelata bara.
È il pianto rumoroso del russare: cade pesantemente al suolo d'aria!
È lo scoprirsi, le narici, gli occhi, occhi che non possiedono pupille, occhi accecati di profondità, in cui tutte le lacrime ritrovano il punto per uscire finalmente!