Scritta da: Gianluca Cristadoro
in Poesie (Filastrocche)
Prudenza e Coraggio
Coraggio, fratel di Rischio e d'Azzardo parente alla lontana,
si presentò un bel giorno a casa di Prudenza. Pardon nella sua tana.
Prudenza di Rinuncia era la madre.
Da Lei venne Coraggio a protestare:
– La mano io già chiesi di Tua figlia,
di tempo ne è passato e neanche poco,
Son già più di sei mesi, che ti piglia?
Sarà che vuoi di me prenderti gioco?
Non degno di risposta forse sembro?
Non vuoi della famiglia ch'io sia membro?
Rispondi orsù, dai, insistere non farmi!
Che io non sia costretto a brandir l'armi.
Sappi ch'è pel suo bene che ti parlo!
Su dimmi! II matrimonio s'ha da farlo? –
Usando di parole non più tante,
rispose senza fretta all'aspirante:
– Mio caro, non c'è fretta, non mi pare...
Quando verrà il momento puoi sperare
che il mio saggio responso sia a te accetto.
Ma intanto puoi tornar subito al letto! –
Coraggio di favella era dotato
e subito rispose d'un sol fiato:
– Non già di me curare Tu di devi
Tua figlia, tu soffrire non la vedi?
Di tutto l'hai privata, da piccina.
Il mondo non Le hai fatto mai incontrare!
Né monti, laghi e immensità del mare
mai vide da lì dentro poverina!
Nella caverna l'hai rinchiusa a forza
della paura togliere la scorza
difficile sarà, ma sempre peggio!
Se vuoi te lo ripeto col solfeggio! –
Prudenza, non a caso si chiamava,
da tempo mai nessun si inimicava.
È qui che vide Rischio all'orizzonte
e mano si passò sulla sua fronte.
Di quello di timore un po' ne aveva
Ma sbilanciarsi certo non voleva.
Idea brillante in mente poi Le venne.
Così si pronunciò con far solenne:
– Coraggio, vai tu stesso a disturbarla,
ChiediLe se per caso voglia uscire
Vediamo se con Te per sorte parla
Oppur se ancor là dentro vuol poltrire –
Si domandò Coraggio un po' sorpreso
se quella mossa che sembrava furba
fosse inspirata da chi un po' lo turba
ch'è suo cugino Azzardo ch'era offeso
dal dì che Lui gli disse ch'era matto
e mai avrebber stretto insieme un patto.
Ma qui il cugino non c'entrava niente.
Altro però non gli veniva in mente
E prode si diresse all'antro oscuro
Sperando di non sbatter contro un muro.
Poi tosto si lanciò a invocar l'amata,
ormai quasi da tutti abbandonata.
– Rinuncia! Son Coraggio, tuo diletto!
Esci da quelle tenebre, t'aspetto!
Non più dovrai soffrir di mille pene.
Chè a una dolce donzella non conviene
restar per anni chiusa lì nell'ombra
Che il cuore mio, sapendolo, s'adombra! –
Rinuncia, combattuta come mai,
stentò non poco e disse – Che farai?
Se io di qui uscirò tu amar potrai
una fanciulla che sol per paura
di far con tutti poi brutta figura
si negherà se pur non lo vorrai? –
Con Lui sarebbe stata un'altra tinta,
la rincuorò all'istante il Suo promesso,
ma Lei rispose - No! Non m'hai convinta! -
– Coraggio io ce l'ho ma non sò fesso –
Pensò a quel punto il Nostro e poi soggiunge
– Mi son stufato! – e a conclusione giunse
che insister con Rinuncia era sbagliato
e a casa sua tornò un po' scoraggiato!
Composta lunedì 19 agosto 2013