E cambio E cambia il tempo E cambia tutto; Tranne te. Come la rosea stella Come il sole sorgendo Come l'albero del castello Tu sei lì. E più ti guardo E più ti comprendo E più capisco Cm sei stupendo. E la notte E il giorno Mentre guardo Il sole La luna Ti sogno E sorrido Ripensando a quel Tuo gesto A quel tuo sguardo Innocente Verso gli occhi Di chi Innocente non è. E rivivo quella Sensazione Di strano formicolio al cuore Come se tu me Lo toccassi Come se tu Gli parlassi Come quando Per sbaglio Mi tocchi La mano E a me sembra Che non le nostre dita Ma i nostri cuori Si sfiorino Per davvero.
Una luna spenta... riflessa su di un vetro che mi ripara da un freddo fin troppo intenso... schegge di un passato che sfiorano la mia anima... cerco riparo nel sonno, ma è un castello di sabbia che non riesce a proteggermi dal tuo profumo, dal tuo ricordo, dal tuo colore, da... te pulce.
Mi dispiace per ogni silenzio oppressore... Mi dispiace per ogni ora infernale... Mi dispiace per ogni volta che i tuoi occhi diventano rossi a causa mia... Mi dispiace per ogni lacrima da te versata... Mi dispiace per ogni secondo passato ad odiarmi... Mi dispiace per ogni attimo di tacita sofferenza... Mi dispiace per tutto... Ma grazie di esistere...
Come foglie... agitate dal sopraggiungere del vento, malinconiche in quest'ultima danza di vita, sono i miei pensieri. Nell'attesa di staccarsi dal loro sicuro ancoraggio, un brivido muto le fa svolazzare sbarazzine per planare silenziosamente a coprire la terra. Come foglie i miei pensieri... si adagiano su questo foglio nell'attesa di ingiallire come antica sapienza.
Era d'agosto. Un povero uccelletto ferito dalla fionda di un maschietto andò, per riposare l'ala offesa sulla finestra aperta di una chiesa.
Dalle tendine del confessionale il parroco intravide l'animale ma, pressato da molti peccatori che pentirsi dovean dei loro errori rinchiuse le tendine immantinente e si rimise a confessar la gente.
Mentre in ginocchio oppur stando a sedere diceva ogni fedele le preghiere, una donna, notato l'uccelletto, lo prese, e al caldo se lo mise in petto.
Ad un tratto improvviso un cinguettio ruppe il silenzio: cìo, cìo, cìo, cìo.
Rise qualcuno, e il prete, a quel rumore il ruolo abbandonò di confessore; scuro nel volto, peggio della pece s'arrampicò sul pulpito, poi fece: "Fratelli, chi ha l'uccello, per favore vada fuori dal tempio del Signore".
I maschi, un po' stupiti a tali parole, lesti s'accinsero ad alzar le suole, ma il prete a quell'errore madornale, "Fermi, gridò, mi sono espresso male! Rientrate tutti e statemi a sentire: sol chi ha preso l'uccello deve uscire!"
A testa bassa, la corona in mano, cento donne s'alzarono piangendo. Ma, mentre se n'andavano di fuora il prete rigridò: "Sbagliato ho ancora; rientrate tutte quante, figlie amate, che io non volevo dir quel che pensate!"
Poi riprese; "Già dissi e torno a dire che chi ha preso l'uccello deve uscire. Ma mi rivolgo, a voce chiara e tesa, soltato a chi l'uccello ha preso in chiesa!"
A tali detti, nello stesso istante, le monache s'alzaron tutte quante; quindi col viso pieno di rossore lasciarono la casa del Signore.
"Oh Santa Vergine! - esclamò il buon prete - Sorelle orsù rientrate e state quiete, poiché voglio concludere, o signori, la serie degli equivoci ed errori; perciò, senza rumori, piano piano, esca soltato chi ha l'uccello in mano".
Una fanciulla con il fidanzato, ch'eran nascosti in un angolo appartato dentro una cappelletta laterale, poco mancò che si sentisser male. Quindi lei sussurrò col viso smorto "che ti dicevo, hai visto? Se n'è accorto!"
Mi sto perdendo, Il giorno sussegue la notte La luce il buio, Ma continuo a non vedere Vago invano nell'oscurità L'alba è tramontata Lo riesco a sentire Il tempo Lo accorcio, ci gioco... Me lo sento durerà poco E così come tutto è nato Dalla realtà vengo risucchiato Il sole è sorto Ed il mio sogno è morto...
Il tempo passa sul cuore come un vecchio pesante, incide i suoi passi li affonda e, ignaro della nostra percezione, lascia in noi un profondo buco nero e, come fanno le onde con la sabbia, lentamente aspira l'essenza della vita... L'Amore.
La luna brilla. Incostante astro sii splendente ed effimero mi suggerisce parole d'amore uscite dalla mia bocca, che si perdono nel vento ma mai udite, da colui a me caro.
Se udite, non sono state comprese; perché troppo dolci e innocenti, per essere comprese da orecchio umano.
Io, piccola Dea della tristezza, vivo nel mio oscuro mondo; dove non vi è luce, ne calore, ne voce.
Doce non vi è amore o passione ma il solo e inesorabile scorrere del tempo.