Poesie d'Autore


in Poesie (Poesie d'Autore)

Il prodigio della resina

E poi, appena usciti dal bosco,
loro, entrati in due ed ora
come fusi, compenetrati ben più
delle dita intrecciate, loro, adesso
la continuano quella selva:
perché lei nasconde genziane sotto le ciglia,
e lui ha mutato in corteccia la gioia del torace.
E c'è con loro anche il picchio
che in quella scorza buca, con il becco
all'altezza del suo cuore.
E lì dentro vi deporrà una pigna, un ciuffo di muschio,
tre foglie di faggio, vi deporrà uno gnomo
e la sua fisarmonica, l'armonia di un ruscello,
la calma di un lago, di una radura.
Lei vi deporrà un sassolino, una piuma bianca,
una lacrima, una palla di neve, una giovane
vipera e un orecchino d'argento.
E lui parlerà affinché non manchi mai l'aria
nel groviglio sacro dei loro rami.
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    in Poesie (Poesie d'Autore)

    L'Approdo

    Felice l'uomo che ha raggiunto il porto,
    Che lascia dietro di sé mari e tempeste,
    I cui sogni sono morti o mai nati,
    E siede a bere all'osteria di Brema,
    Presso al camino, ed ha buona pace.
    Felice l'uomo come una fiamma spenta,
    Felice l'uomo come sabbia d'estuario,
    Che ha deposto il carico e si è tersa la fronte,
    E riposa al margine del cammino.
    Non teme né spera né aspetta,
    Ma guarda fisso il sole che tramonta.
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      in Poesie (Poesie d'Autore)
      Non voglio che ti allontani,
      dolore, ultima forma
      di amare. Io mi sento vivere
      quando tu mi fai male
      non in te, né qui, più oltre:
      sulla terra, nell'anno
      da dove vieni
      nell'amore con lei
      e tutto ciò che fu.
      In quella realtà
      sommersa che nega se stessa
      ed ostinatamente afferma
      di non essere esistita mai,
      d'essere stata nient'altro
      che un mio pretesto per vivere.
      Se tu non mi restassi,
      dolore, irrefutabile,
      io potrei anche crederlo;
      ma mi rimani tu.
      La tua verità mi assicura
      che niente fu menzogna.
      E fino a quando ti potrò sentire,
      sarai per me, dolore,
      la prova di un'altra vita
      in cui non mi dolevi.
      La grande prova, lontano,
      che è esistita, che esiste,
      che mi ha amato, sì,
      che la sto amando ancora.
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        Los Amorosos

        Quelli che amano tacciono.
        L'amore è il silenzio più fine,
        il più tremante, il più insopportabile.
        Quelli che amano cercano,
        sono quelli che lasciano perdere
        sono quelli che cambiano, quelli che dimenticano.
        Il cuore dice loro che non troveranno mai,
        non trovano, cercano.

        Quelli che amano vanno come pazzi
        perché stanno soli, soli, soli,
        consegnandosi, dandosi ogni istante,
        piangendo perché non salvano l'amore.
        Li preoccupa l'amore. Quelli che amano
        vivono alla giornata, non possono fare di più, non sanno.
        Sempre se ne stanno andando,
        sempre, da qualche parte.
        Aspettano,
        non aspettano nulla, ma aspettano.
        Sanno che non troveranno mai.
        L'amore è la proroga perpetua,
        sempre il passo seguente, l'altro, l'altro.
        Quelli che amano sono gli insaziabili
        quelli che sempre - meno male! - resteranno soli.

        Quelli che amano sono l'idra del racconto.
        Hanno serpenti al posto delle braccia.
        Le vene del collo gli si gonfiano
        anche come serpenti per asfissiarli.
        Quelli che amano non possono dormire
        perché se si addormentano se li mangiano i vermi.

        Nel buio aprono gli occhi
        e in loro cade lo spavento.

        Trovano scorpioni sotto il lenzuolo
        e il loro letto galleggia come su di un lago.

        Quelli che amano sono pazzi, soltanto pazzi,
        senza Dio e senza diavolo.

        Quelli che amano escono dalle loro grotte
        tremanti, affamati,
        a cacciare fantasmi.
        Ridono di quelli che lo sanno tutto,
        di quelli che amano per sempre, veracemente,
        di quelli che credono nell'amore come una lampada d'olio inesauribile.
        Quelli che amano giocano ad afferrare l'acqua,
        a tatuare il fumo, a non andarsene.
        Giocano al lungo, triste gioco dell'amore.
        Nessuno si può rassegnare.
        Dicono che nessuno si può rassegnare.
        Quelli che amano si vergognano di qualsiasi conformismo.
        Vuoti, ma vuoti da una costola all'altra,
        la morte li corrode dietro gli occhi,
        e loro camminano, piangono fino all'alba
        dove treni e galli si salutano dolorosamente.
        A volte gli arriva un odore a terra appena nata,
        a donne che dormono con la mano nel sesso, compiaciute,
        a ruscelli d'acqua tenera e cucine.

        Quelli che amano cantano tra le labbra
        una canzone mai imparata,
        e se ne vanno piangendo, piangendo,
        la bella vita.
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          Scritta da: Anima di Luna
          in Poesie (Poesie d'Autore)

          Tutto torna

          Tutto torna
          Il primo brivido d'autunno
          e poi i primi crudeli freddi.
          Tutto torna.
          La luce scialba del mattino
          che entra dalle fessure,
          le prime foschie
          e le fitte nebbie
          in cui vedi solo a pochi passi
          dal grigio asfalto davanti a te.
          Ti senti in gabbia
          in un inverno che sembra
          non finire mai.
          Ma tutto passa.
          Come le gioie anche il dolore sbiadisce,
          vedrai la prima rondine,
          i fiori a primavera
          e i primi caldi estivi.
          Tutto torna,
          fino a quando scorderai
          cos'era che ti aveva fatto
          tanto male.
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            Scritta da: Anima di Luna
            in Poesie (Poesie d'Autore)

            Del ritmo e del colore

            Lo osservava da qualche tempo,
            ma da lontano.
            Lo aveva visto agire e volare,
            lo aveva visto costruire e contemplare.
            Quell'immagine che colpisce l'occhio,
            con la bellezza del ritmo e del colore,
            sguardo che mai aveva visto...
            Un po' divertita,
            aveva aspettato che fosse lui a cercare lei.
            Poi tutto trovò il suo equivalente
            e fu inutile cercare di stabilire qual era la struttura dello spazio, l'attività tipica dell'immaginazione non era indagare, manifestare il reale,
            bensì di superare il limite pagano e profano.
            Inebriata dal suo profumo,
            rapita da tanta bellezza era tutto perfetto così,
            non c'era nulla da cambiare...
            Un battito ritmico e costante aumentava sempre più,
            lo spazio si riempì di cesti e suoni e fu come se la luce risplendesse ovunque,
            il mondo sembrava immobile e paralizzato.
            Si addormentarono molto tardi...
            E lei decise che non avrebbe mai smesso
            di amare quell'uomo.
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              Scritta da: Marco Barone
              in Poesie (Poesie d'Autore)

              Ferragosto... dedicata a quelli che...

              Ferragosto,
              eccoci qui,
              ancora qui a scrivere e sognare
              a scrivere per indignare,
              a scrivere per ribellare la rivoluzione ribelle.
              Ferragosto,
              penso a quelli che hanno perso il lavoro,
              sfruttati e licenziati dai padroni oppressori dei diritti dei lavoratori,
              ed ecco i padroni, che ora si tuffan dalle milionarie barche, in cerca del capitale alloro;
              penso a quelli che vorrebbero andare a mare,
              ma possono solo sognare le onde amareggiate,
              e rincorrere le speranza mai ancorate;
              penso a quelli che abbandonati da amici e parenti
              ora guardano oltre le colline della città,
              in cerca della laica verità;

              penso a quelli che abbracciati nella condivisione della mortale prigione
              corrono ed ancora corrono verso la via dell'evasione;
              penso a quelli che seduti sulla panchina del paese,
              sognano un mondo non più di padronali concessioni ma di proletarie pretese;

              penso a quelli che drogati dalla falsa informazione
              dalla berlusconiana televisione
              subiscono senza pentimento
              il cattivo sentimento della sistemica disinformazione;

              penso a quelli che a ferragosto non possono nuotare liberi per i sentieri liberi della montagna,
              a quelli che vorrebbero vivere la vacanza,
              a quelli che vorrebbero pranzar con una porzione di lasagna e inebriarsi con i propri figli di gioia ad oltranza.

              È ferragosto,
              né migliore, né peggiore,
              eppur è giunto il momento del nostro tempo,
              o si eleva la testa per la dignità manifesta,
              o sarà la fine, ogni oltre confine...
              Composta lunedì 15 agosto 2011
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