Su Marte ematite, se c'erano vite dall'acqua travolte, fors'ora risorte, non sappiamo spiegarci. Sassi rotondi e brillante ematite non vedon finite le nostre speranze. Zona ormai arsa, asciugata dal sogno ci offre scenari di freddo abbandono. Ma poi come un dono, riappare la luce che mischiata al rubino passione produce e ritorna l'idea di una calda marea.
Il tuo segno segna il tempo, marca a fuoco i desideri. Misteriosa mina nera, non avverti la paura di venire consumata, perché sai d'esser amata, per quel dentro che nascondi. Misteriosa mina grigia, tu, severa e sempre ligia, tu, fragile e nascosta non lo sai quanto mi costa affidarti i miei pensieri, ciò che sento, ciò che provo, ciò che spero, ciò che voglio e aspettare qua sul foglio che compaia per magia una semplice poesia.
Temperando la matita nei sentieri della vita, ho incontrato un desiderio che faceva capolino tra gli aghetti di quel pino. Non si punge il mio pensiero, ma volteggia e va leggero dalla primula sbocciata, rossa, gialla e variegata. Sta giungendo primavera, c'è nell'aria l'atmosfera, di speranze interminate, di vivaci serenate, da rivivere col cuore aspettando il girasole. La mia mente è già partita, temperando la matita, pei sentieri della vita.
Mite tepore, ritrovata primavera, in te forse non c'è ciò che prima c'era. Dentro i tuoi occhi nuove emozioni, di viole, colori, profumi e vapori. Dentro il mio cuore note d'amore, le stesse, invariate, non certo inventate, sbocciate sul ramo seccato e bruciato, dal freddo provato, ma ora rinato.
Corre, scorre e vanitosa la matita va ritrosa in un passato terminato. La richiamo, la riprendo e se pure non m'arrendo, lei si cela dolcemente nei meandri della mente. Non lo scrivo più il passato perché il fosso l'ho guadato. Indirizzo la matita nel futuro della vita; in poemi da cantare, in essenze da sfiorare, nelle corde da vibrare e in mill'altro che ho da fare. Ma, la devo temperare perché lunga è la scrittura della nostra sempre viva, interminabile avventura.
Me stessa, quella di prima cerco e non trovo in punta di rima. Me stessa, ignara che il mio traguardo fosse il tuo sguardo; che il tuo parlare fosse il mio mare; che il tuo sentire fosse il venire di luce e passione; che il tuo pensare fosse scalare cime e scogliere. Ricordo le sere: il parlare profondo di dare piacere tenendosi stretti. Ora li ho tolti tutti i paletti: tu non t'aspetti, ma non sono la stessa, quella di prima, con te son cresciuta in punta di rima.
Ho masticato matite filanti, mentre con le parole di sempre m'incanti. Ascolto estasiata i tuoi ritmi sognanti e se non come amanti scandiamo gl'istanti, è come ascoltare la voce del mare, che sale, che scende, scompare, riprende, ritorna a segnare la via. Se ora, solo poesia mi resta davanti sarà come usare matite filanti.
Stelle sul Po, unite, legate, dall'acqua stregate. Stelle intonate sul filo di luce, prese per mano da cuori smarriti, da sogni infiniti sull'acqua riflessi. Se sol tu vedessi l'incanto di punti, stampati e lucenti: chissà se mi senti poetare nel tempo. Se non mi rispondi è colpa del vento che trascina il pensiero, accarezza la pelle e ti regala soltanto un fiume di stelle.
È l'azione che ci impone di rivolgerci a persone che non dicono ma fanno alle emozioni a volte un danno. Cose dette per diletto, cose fatte per dispetto, cose esatte, me le aspetto solo e sempre dallo spettro, della luce evanescente di te stella, a volte assente, tramutata in ologramma, per passione, ancora fiamma.
Cavalli alati volando celati da mantelli stellati, lasciano il segno in sogni assopiti, dormienti, rapiti, a volte impazziti e della luce impazienti. Come stelle cadenti, sfiorando il mistero, non può essere vero un volo inventato. Come un cavallo alato, nell'alto del mio prato, la mente sorvola e sol ora sovvien il pensare se al di là del mantello stellato esista davvero ciò da sempre bramato, o sia tutto disegnato da un cuore sempre e comunque innamorato.