Scritta da: Massimo Gatto
in Poesie (Poesie personali)
Lacrime indegne di vita passata,
l'alba sorride per quanto provata,
tanto si vuole rispetto e rigore,
tanto si ottiene tristezza e dolore.
Composta martedì 7 luglio 2020
Lacrime indegne di vita passata,
l'alba sorride per quanto provata,
tanto si vuole rispetto e rigore,
tanto si ottiene tristezza e dolore.
Sguardi intensi
traboccan d'amore.
Occhi profondi
silenziosi messaggiano,
gioiosi di dare
il bene che hanno.
Impulsi leggeri
viaggiano cheti.
Respiri profondi
avvolgono i cuori.
In una immensa quiete
godono i corpi.
Ignoti maestri
insegnan l'amore.
Portale una rosa
dai petali brillanti,
che luccicano al buio
come diamanti.
Falle una carezza
con la corolla vellutata,
donale un sorriso
e mentre dolcemente l'accompagni
nel modo ovattato dei suoi sogni
parlale d'amore.
Se la vita si fa quiete
il cuore non sospira impeto
ma quando m'accaloro
del tempo morto in petto
allora mi guardo indietro
con lo sguardo di chi:
tra due palazzi alti
danza su di un filo fine,
osservando il vuoto trema
e fa scivolar l'anima da quell'altezza.
Soffian col vento le api
ronzanando dolci carezze ai cipressi
che sbocciano come spuma
alla fine di un onda
oscilla una margherita
mossa dal vento leggero,
ulula un passerotto
nel cuore di un ginepro
si muove il sorriso
di una stagione intera
dentro a gli occhi di quella bambina
sboccia il frutto della primavera
le chiacchiere delle comare
sono soffi di tempo
udite dal mio orecchio
come spifferi di seta
il tetto della terra
oggi è dipinto da un artista
che il colore candido del mare
riutilizza per le stelle
la sfera di fuoco
che riscalda la mia schiena
brilla come l'argento
tra le ombre di un ciliegio
chi mi ha dato il respiro?
Chi mi ha donato l'immenso
pare ferma questa terra
che si muove nel mio petto
intanto penso
in mezzo al canto del vento
che è un affar morire
per vivere tutto questo.
Anche se sei lontano
puoi percepire l'artico scorrere
nelle mie vene
affannosamente
inalo ciò che mi tiene in vita
ma non il mio ossigeno
quell'odore
che pervadeva le giornate
mentre ci accompagnavamo
nel vento
affogavamo nei nostri sguardi
altro non facevamo
che graffiarci l'anima
a vicenda
mentre i nostri corpi
si fondevano.
Quando la vita ti tormenta
c'è una tempesta violenta
che ti scalfisce le budella,
mentre guardi
fuori
da una finestra grondante mille parole
che veloci infestano le noci
che sbocciare non possono
parlare,
un piccolo alveare
sgocciola la pappa reale,
lungo la tua pelle
sgorga
un'infinita delusione
là fuori
un soffio di vita
ma tu pungimi
sentilo
l'odore dell'asfalto che cuoce
mentre la terra diventa il tuo cielo.
Viaggiare con la mente,
non un ostacolo,
non un frangente.
Il tempo si assottiglia
e non importa
quando devo tornare.
Sempre un po' qua e un po' là,
non ho dimora fissa
quando stringo la penna.
Arrivano numerosi
in un forte vortice.
Li accoglie come ospiti
la mia mente.
Solo con me stesso
mi perdo attraverso sentieri ombrosi.
Mi invade l'irreale
ed acquisto la leggerezza
di una piuma al vento.
Un soffio mi libera
e mi dà nuovo respiro.
Continuo il percorso,
poi mi riposo.
Seduto su un grosso macigno
attendo il vento.
La meta è ancora lontana,
ma ce la farò.
Nel cornicione,
piccola e fragile,
sedeva impaurita.
La veste bianca
e un pianto costante,
forse per paura
di cadere nel vuoto,
immortalato da una foto...
che incorniciava quell'attimo
in posa.