Scritta da: DINORA DE LAURENTIIS
in Poesie (Poesie personali)
Le ali, che pensavo fossero mie,
sono volate via
senza un perché
lasciando a me
solo la nostalgia del volo.
Composta venerdì 31 gennaio 2014
Le ali, che pensavo fossero mie,
sono volate via
senza un perché
lasciando a me
solo la nostalgia del volo.
Da tempo un disboscamento è in atto
anche le rare erbe son disseccate
gli anni e i giorni al sole
e alle intemperie son passati.
Lo sforzo di prolungare
l'amore per la vita, ora sterpaglia,
più non è nelle mie forze
un mal di vivere mi tedia e mi scava.
Sono come un lichene di Sbarbaro
sopravvivo su rocce solitarie
e in condizioni estreme;
frantumi e polvere in un fluire
di apparenze estranee e staccate
da sbuffi di vento son dispersi.
Le maghe, le sirene e le sibille
per altri mi hanno lasciato
grigio squallore sul cuore incombe.
Ci soffermeremo sulla battigia
a fissar nell'acqua bolle di schiuma
all'arbitrio divino tireremo un sasso
vedremo la pioggia battere insistente
su muri e vetrate; senza sogni,
fisseremo orizzonti sfumati e velati.
Il tempo di essere che fu
è scorso in un batter d'occhi
gesti parole atti amori decaduti
a spenti ricordi echeggeranno vano
oltre l'inganno che li contenne.
Oh cimeli di speranze e di illusioni
anneriti dal crepuscolo del tramonto
e sparsi in un invivibile silenzio,
mancamenti per insufficienza
di essere nella nullità del tutto!
Continuano a fissarmi fissi e gelidi
gli occhi di Thanatos ma l'ombra nera
non mi abbraccia né mi stringe ancora:
atterrito e senza appoggiarmi a qualcosa
all'autorità del Nulla mi sottometto.
Vago in questa stanza con poca luce e che odora di vaniglia e di garofano rosso,
Leggera e soffice mi hai resa come la vaniglia,
Robusto e intenso come il garofano hai reso il mio percorso.
In questa casa che sa di te,
Mi nascondo dentro una canzone
E provo ad abbracciare il cielo,
Illudendomi di stringere te.
All'ombra di un cipresso,
C'è un garofano rosso,
Ha la testa un po' inclinata,
Un raggio di sole lo bacia
Mentre una lacrima di una donna ancora bambina si posa sul fiore di vaniglia
Vago in questa stanza che odora di te
Fisso quella porta sapendo che da lì non entrerai
Ma la luce inonda la mia camera
Mi sbagliavo...
Sei arrivato...
E il garofano ritorna a fiorire
E l'odore di vaniglia a stordire il mio cuore a metà.
Ripercorrendo l'orme
dei miei antichi passi
ho udito le struggenti
grida dei miei primi
compagni, perdersi
lontanamente nella via.
Ho visto la vetrina in cui,
per un infinito batticuore,
luccicanti sfere natalizie,
hanno riflesso l'incantato
stupor della mia infanzia.
Come vorrei tornar qui
dove tutto ebbe inizio;
il pensiero è l'unica via,
ogni altra è ormai preclusa.
Verrà il giorno come per tutti,
di ritrovarsi soli e vecchi,
uno specchio davanti ai tuoi occhi,
rammenterà i tuoi giorni più belli,
spariranno in un solo frangente
tutte le rughe dalla tua pelle.
Ti rivedi com'eri allora,
con tanti sogni senza dimora,
con la speranza di andare avanti,
anche se hai preso tanti calci,
e se la vita ti ha donato un fiore,
ora è nascosto dentro il tuo cuore.
Io ogni tanto spesso ci penso,
e vorrei coprire quello specchio,
ma non è possibile sai perché,
quello specchio è dentro di me,
che ho osservato da una vita,
o da una vita lui osserva me.
È colorato il cuor di patria
dipinto negli occhi di ogni ragazza.
Fresca è l'Italia di gioie e passioni
bandiera nostra porta l'onore!
Carducci diceva per nome di tutti:
Tirreno, anche il mio petto è un mar profondo,
e di tempeste, o grande, a te non cede!
Noi diciamo in coro non c'è mare ne abissi in ogni loco
che può confonder o spegner il nostro foco!
All'italiano oltre frontiera
che spera di unirsi alla sua terra
il mio saluto va oltre in mondo
in ogni ora con ardor profondo!
Lavora sodo nostro fratello e
Piange un piccolo paesello.
Ancora tu Carducci cosa vuoi dire?
Mi osteggi nell'infinire dei miei versi col tuo ardire:
Ma per le vie del borgo
Dal ribollir dè tini
Va l'aspro odor de i vini
L'anime a rallegrar.
Gira sù ceppi accesi
Lo spiedo scoppiettando:
Sta il cacciator fischiando
Su l'uscio a rimirar.
Adesso che l'hai detta
Lasciami completar li versi miei pensati!
fratelli tutti in qualunque parte siate:
Stavo dicendo di un'Italia fiera che
il cuore nostro a Roma batte.
Non preoccupatevi per nostra sorte
perché Italia è molto forte.
Abbiamo Letta, Renzi Berlusca e compagni
con fiducia andiamo avanti.
Perciò un saluto a tutti quanti!
Come le foglie mosse dal vento
s'agitano i miei capelli.
I fili neri corvini s'intrecciano
con quelli bianchi castani.
Come foglie staccate dai rami
scendono le mie lacrime, sull'umido selciato:
il tintinnio è greve solenne.
Come foglie accumulate
nei cesti dagli spazzini
sgranocchiano baci le coppiette, intime e sommesse.
I baci che io non ho
e che io vorrei, come le foglie.
Momenti scorrono lungo il cammino
illuminati da nuvole scure,
coperti di piogge a volte salate.
Ho bisogno di nuvole rosa ora
e vicino te che non sei ancora qui.
Le cose, oggetti, non animano vita,
affetti lontani salgono assenze;
tanto silenzio cade tra le mura.
Invano aspetto cieli in luce.
Voglio te e non so se sei quel mio vento:
odore di primavera e colori.
Gioco con figure d'aria e le mani,
lascio scorrere carezze tenere
in sogni avidi di più caldi abbracci.
Oggi aspetto, e dopo ancora, calore.
E il futuro
fa un po' paura,
e cambiare non è facile;
l'ignoto ci spaventa
e ci atterrisce;
e andiamo avanti da soli,
cercando di sfuggire
alla solitudine,
ricordando il passato;
sperando in bene.
Radici
il passato riaffiora
fra sguardi dimenticati
un brivido di vento
scuote l'anima
in mille foglie di ricordi
sono qui
albero del mio principio
radici
senza fine.