Poesie inserite da Andrea De Candia

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Scritta da: Andrea De Candia

Epitaffio

Qui giace come virgola antiquata
l'autrice di qualche poesia. La terra l'ha degnata
dell'eterno riposo, sebbene la defunta
dai gruppi letterari stesse ben distante.
E anche sulla tomba di meglio non c'è niente
di queste poche rime, d'un gufo e la bardana.
Estrai dalla borsa il tuo personal, passante,
e sulla sorte di Szymborska medita un istante.
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    Scritta da: Andrea De Candia

    L'odio

    Guardate com'è sempre efficiente,
    come si mantiene in forma
    nel nostro secolo l'odio.
    Con quanta facilità supera gli ostacoli.
    Come gli è facile avventarsi, agguantare.

    Non è come gli altri sentimenti.
    Insieme più vecchio e più giovane di loro.
    Da solo genera le cause
    che lo fanno nascere.
    Se si addormenta, il suo non è mai un sonno eterno.
    L'insonnia non lo indebolisce, ma lo rafforza.

    Religione o non religione -
    purché ci si inginocchi per il via.
    Patria o no -
    purché si scatti alla partenza.
    Anche la giustizia va bene all'inizio.
    Poi corre tutto solo.
    L'odio. L'odio.
    Una smorfia di estasi amorosa
    gli deforma il viso.

    Oh, quegli altri sentimenti -
    malaticci e fiacchi.
    Da quando la fratellanza
    può contare sulle folle?
    La compassione è mai
    giunta prima al traguardo?
    Il dubbio quanti volenterosi trascina?
    Lui solo trascina, che sa il fatto suo.

    Capace, sveglio, molto laborioso.
    Occorre dire quanti canzoni ha composto?
    Quante pagine ha scritto nei libri di storia?
    Quanti tappeti umani ha disteso
    su quante piazze, stadi?

    Diciamoci la verità:
    sa creare bellezza.
    Splendidi i suoi bagliori nella notte nera.
    Magnifiche le nubi degli scoppi nell'alba rosata.
    Innegabile è il pathos delle rovine
    e l'umorismo grasso
    della colonna che vigorosa le sovrasta.

    è un maestro del contrasto
    tra fracasso e silenzio,
    tra sangue rosso e neve bianca.
    E soprattutto non lo annoia mai
    il motivo del lindo carnefice
    sopra la vittima insozzata.

    In ogni istante è pronto a nuovi compiti.
    Se deve aspettare, aspetterà.
    Lo dicono cieco. Cieco?
    Ha la vista acuta del cecchino
    e guarda risoluto al futuro
    - lui solo.
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      Scritta da: Andrea De Candia

      Del non leggere

      In libreria con l'opera di Proust
      non ti danno un telecomando,
      non puoi cambiare
      sulla partita di calcio
      o sul telequiz con in premio una Volvo.

      Viviamo più a lungo,
      ma con minor esattezza
      e con frasi più brevi.

      Viaggiamo più veloci, più spesso, più lontano
      e torniamo con foto invece di ricordi.
      Qui sono io con uno.
      Là, credo, è il mio ex.
      Qui sono tutti nudi,
      quindi di certo in spiaggia.

      Sette volumi - pietà.
      Non si potrebbe riassumerli, abbreviarli
      o meglio ancora mostrarli in immagini?
      Una volta hanno trasmesso un serial, La bambola,
      ma per mia cognata è di un altro che inizia con la P.

      E poi tra parentesi, chi mai era costui.
      Scriveva, dicono, a letto, per interi anni.
      Un foglio dopo l'altro,
      a velocità ridotta.
      Noi invece andiamo in quinta
      e - toccando ferro - stiamo bene.
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        Scritta da: Andrea De Candia

        Ho conosciuto in te le meraviglie

        Ho conosciuto in te le meraviglie
        meraviglie d'amore sì scoperte
        che parevano a me delle conchiglie
        ove odoravo il mare e le deserte
        spiagge corrive e lì dentro l'amore
        mi sono persa come alla bufera
        sempre tenendo fermo questo cuore
        che (ben sapevo) amava una chimera.
        Composta martedì 3 marzo 2015
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          Scritta da: Andrea De Candia

          Noi siamo sardi

          Noi siamo spagnoli, africani, fenici, cartaginesi,
          romani, arabi, pisani, bizantini, piemontesi.

          Siamo le ginestre d'oro giallo che spiovono
          sui sentieri rocciosi come grandi lampade accese.

          Siamo la solitudine selvaggia, il silenzio immenso e profondo,
          lo splendore del cielo, il bianco fiore del cisto.

          Siamo il regno ininterrotto del lentisco,
          delle onde che ruscellano i graniti antichi,
          della rosa canina,
          del vento, dell'immensità del mare.

          Siamo una terra antica di lunghi silenzi,
          di orizzonti ampi e puri, di piante fosche,
          di montagne bruciate dal sole e dalla vendetta.

          Noi siamo sardi.
          Composta mercoledì 25 febbraio 2015
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            Scritta da: Andrea De Candia

            La primavera

            L'inverno aveva rinfrescato anche
            il colore delle rocce. Dai monti scendevano,
            vene d'argento, mille rivoletti silenziosi,
            scintillanti tra il verde vivido dell'erba.
            Il torrente sussultava in fondo alla valle tra
            i peschi e i mandorli fioriti, e tutto era puro,
            giovane, fresco, sotto la luce argentea del cielo.
            Composta mercoledì 25 febbraio 2015
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