Poesie inserite da Andrea De Candia

Questo utente ha inserito contributi anche in Frasi & Aforismi, in Umorismo, in Racconti, in Frasi per ogni occasione e in Diario.

Scritta da: Andrea De Candia

Movimento

Tu qui piangi, là si balla.
Nella tua lacrima, cioè.
Là si ride, c'è allegria.
Là non sanno alcun perché.
Come un brillio di specchi.
Come guizzi di candele.
Quasi portici e scalini.
Scatto bianco di polsini.
Quei leggeri O e H.
Cloro e sodio, bei soggetti.
E l'azoto damerino
in cortei piroettanti
su e giù sotto la volta.
Tu qui piangi, e ben gli suona.
Eine kleine Nachtmusik.
Chi sei bella mascherina.
Vota la poesia: Commenta
    Scritta da: Andrea De Candia

    Contributo alla statistica

    Su cento persone

    che ne sanno sempre più degli altri
    - cinquantadue;

    insicuri ad ogni passo
    - quasi tutti gli altri;

    pronti ad aiutare
    purché la cosa non duri molto
    - ben quarantanove;

    buoni sempre,
    perché non sanno fare altrimenti
    - quattro, bè, forse cinque;

    propensi ad ammirare senza invidia
    - diciotto;

    viventi con la continua paura
    di qualcuno o qualcosa
    - settantasette;

    dotati per la felicità,
    - al massimo poco più di venti;

    innocui singolarmente,
    che imbarbariscono nella folla
    - di sicuro più della metà;

    crudeli,
    se costretti dalle circostanze
    - è meglio non saperlo
    neppure approssimativamente;

    quelli col senno di poi
    - non molti di più
    di quelli col senno di prima;

    che dalla vita prendono solo cose
    - quaranta,
    anche se vorrei sbagliarmi;

    ripiegati, dolenti
    e senza torcia nel buio
    - ottantatré
    prima o poi;

    degni di compassione
    - novantanove;

    mortali
    - cento su cento.
    Numero al momento invariato.
    Vota la poesia: Commenta
      Scritta da: Andrea De Candia

      Una vita all'istante

      Una vita all'istante.
      Spettacolo senza prove.
      Corpo senza modifiche.
      Testa senza riflessione.

      Non conosco la parte che recito.
      So solo che è la mia, non mutabile.

      Il soggetto della pièce
      va indovinato direttamente in scena.

      Mal preparata all'onore di vivere,
      reggo a fatica il ritmo imposto dell'azione.
      Improvviso, benché detesti improvvisare.
      Inciampo a ogni passo nella mia ignoranza.
      Il mio modo di fare sa di provinciale.
      I miei istinti hanno del dilettante.
      L'agitazione, che mi scusa, tanto più mi umilia.
      Sento come crudeli le attenuanti.

      Parole e impulsi non revocabili,
      stelle non calcolate,
      il carattere come un capotto abbandonato in corsa -
      ecco gli esiti penosi di tale fulmineità.

      Poter provare prima, almeno un mercoledì,
      o replicare ancora una volta, almeno un giovedì!
      Ma qui già sopraggiunge il venerdì
      con un copione che non conosco.
      Mi chiedo se sia giusto
      (con voce rauca,
      perché neanche l'ho potuta schiarire tra le quinte).

      Illusorio pensare che sia solo un esame superficiale,
      fatto in un locale provvisorio. No.

      Sto sulla scena e vedo quant'è solida.
      Mi colpisce la precisione di ogni attrezzo.
      Il girevole è già in funzione da tempo.
      Anche le nebulose più lontane sono state accese.
      Oh, non ho dubbi che questa sia la prima.
      E qualunque cosa io faccia,
      si muterà per sempre in ciò che ho fatto.
      Vota la poesia: Commenta
        Scritta da: Andrea De Candia

        Stupore

        Perché mai a tal punto singolare?
        Questa e non quella? E qui che ci sto a fare?
        Di martedì? In una casa e non nel nido?
        Pelle e non squame? Non foglia, ma viso?
        Perché di persona una volta soltanto?
        E sulla terra? Con una stella accanto?
        Dopo tante ere di non presenza?
        Per tutti i tempi e tutti gli ioni?
        Per i vibrioni e le costellazioni?
        E proprio adesso? Fino all'essenza?
        Sola da me e con me? Perché mi chiedo,
        non a lato, né a miglia di distanza,
        non ieri, né cent'anni addietro, siedo
        e guardo un angolo buio della stanza
        come, rizzato il capo, sta a guardare
        la cosa ringhiante che chiamano cane?
        Vota la poesia: Commenta
          Scritta da: Andrea De Candia

          Fotografia della folla

          Nella foto della folla
          la mia testa è la quarta dal bordo
          o forse la settima da sinistra
          o la ventesima dal basso;

          la mia testa non so quale,
          non più una, non più unica,
          già simile alle simili,
          né femminile, né maschile;

          i segni che lei mi manda
          non sono affatto particolari;

          forse lo Spirito del Tempo
          la vede, però non la guarda;

          la mia testa statistica,
          che consuma acciaio e cavi
          tranquillamente, globalmente;

          è qualunque e non si vergogna,
          è scambiale, e non si dispera;

          è come se non l'avessi fatto
          a parte, a modo mio;

          è come se si scavasse un cimitero
          pieno di crani anonimi
          di buona conservabilità
          nonostante la mortalità;
          come se lei già fosse là,
          la mia testa d'altri, di chiunque -

          dove, se qualcosa ricorda,
          è il suo avvenire profondo.
          Vota la poesia: Commenta
            Scritta da: Andrea De Candia

            Nato

            Dunque è sua madre.
            Questa piccola donna.
            Artefice dagli occhi grigi.

            La barca su cui, anni fa,
            lui approdò alla riva.

            È da lei che si è tirato fuori
            nel mondo,
            nella non-eternità.

            Genitrice dell'uomo
            con cui salto attraverso il fuoco.

            È dunque lei, l'unica
            che non lo scelse
            pronto, compiuto.

            Da sola lo tirò
            dentro la pelle a me nota,
            lo attaccò alle ossa
            a me nascoste.

            Da sola egli cercò
            gli occhi grigi
            con cui mi ha guardato.

            Dunque è lei, la sua Alfa.
            Perché mai me l'ha mostrata?

            Nato.
            Così è nato, anche lui.
            Nato come tutti.
            Come me, che morirò.

            Figlio d'una donna reale.
            Uno giunto dalle profondità del corpo.
            In viaggio verso l'Omega.

            Esposto
            alla propria assenza
            da ogni dove,
            in ogni istante.

            E la sua testa
            è una testa contro un muro
            cedevole per ora.

            E le sue mosse
            sono tentativi di eludere
            il verdetto universale.

            Ho capito
            che è già a metà cammino.

            Ma questo a me non l'ha detto,
            no.

            "Questa è mia madre"
            mi ha detto soltanto.
            Vota la poesia: Commenta