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Saltano i canguri,
saltano le rane,
saltano anche i nervi.
Composta giovedì 20 gennaio 2011
Saltano i canguri,
saltano le rane,
saltano anche i nervi.
Io ti amo
Io ti amo e questa è per te
Io ti amo e non so come dirtelo
Io ti amo e tu no
Io ti amo e ti amerò per sempre
Io ti amo e per questo soffro
Io ti amo e ti ho amata fin dal primo nostro ciao
Io ti amo come non amerò mai nessun altro
Io ti amo più di lui
Io ti amo anche più dell'altro
Io ti amo puoi prenderti pure tutto quello che ho
Io ti amo e lo sanno anche i rospi nel mio stomaco
Io ti amo e non m'importa del sesso
Io ti amo e m'importa solo di te
Io ti amo e questo è tutto.
Un uomo che non conosce i suoi limiti
Un uomo che li conosce
E un uomo che pur conoscendoli non vuole rispettarli
comunque sia: un uomo morto.
Sulla Vetta della Fame
piccoli rami
Tentano di crescere.
In mezzo ad un campo di grano
un grano piccolo, verde, appena nato
fiorellini gialli a chiazze qua e là
e la città
laggiù, lontana, distante
molto distante
e una vecchia casa abbandonata
e un traliccio della luce arrugginito
e il cielo coperto, il sole non picchia
e il vento non soffia;
un piccolo volatile plana leggermente sul terreno
cerca solo un po' da mangiare
poche macchine passano lentamente, lungo quella strada di campagna
poco o niente tutto intorno,
silenzio
solo un po' di silenzio
ci voleva
silenzio
va tutto bene adesso,
grazie
non c'è niente qui, che disturbi la tua quiete
niente
solo silenzio;
presto finirà
ma va bene
ok
è giusto così
come potrei apprezzare una cosa che dura per sempre...?
Silenzio.
Inadeguato.
Inadeguato e impossibilitato a scendere in campo.
Post-infortunio.
Il mister lo manda in tribuna.
Uno spettatore silenzioso.
Soffre.
Soffre per la sua condizione,
soltanto.
La sua squadra sta vincendo,
e vincerà ancora.
Ma lui non giocherà mai più su quel campo.
E allora
sorride.
Sorride e fa il tifo,
per i suoi.
Il cielo sta piangendo di nuovo.
Una ragazza sta piangendo sotto il suo ombrello,
da sola.
Anche qualcun altro in qualche altro posto nel mondo,
starà piangendo.
Uno studente svogliato cammina lentamente e con le mani in tasca.
Poco gente per strada.
I kebabbari non affettano più kebab da ore ormai,
due adolescenti sghignazzano davanti ad un distributore di profilattici:
"non immaginavo che masturbarsi con il preservativo fosse diventato così divertente...",
tante persone che parlano al cellulare,
poi un po' di silenzio.
È venerdì pomeriggio per
tutti,
andiamocene a casa
adesso.
Fischi del pubblico in sala.
Tanti spettatori non paganti.
Per uno spettacolo del cazzo.
E tutti che sperano di tornare a casa presto.
Brucia all'inferno
questa parte di me che non si trova bene in nessun posto
mentre le altre persone trovano cose
da fare
nel tempo che hanno
posti dove andare
insieme
cose da
dirsi.
Io sto
bruciando all'inferno
da qualche parte nel nord del Messico.
Qui i fiori non crescono.
Non sono come
gli altri
gli altri sono come
gli altri.
Si assomigliano tutti:
si riuniscano
si ritrovano
si accalcano
sono
allegri e soddisfatti
e io sto
bruciando all'inferno.
Il mio cuore ha mille anni.
Non sono come
gli altri.
Morirei nei loro prati da picnic
soffocato dalle loro bandiere
indebolito dalle loro canzoni
non amato dai loro soldati
trafitto dal loro umorismo
assassinato dalle loro preoccupazioni.
Non sono come
gli altri.
Io sto
bruciando all'inferno.
L'inferno di
me stesso.
Ci sono giorni
in cui va tutto
male.
Sull'autostrada
a casa
al super-
mercato
e da qualsiasi altra
parte
assalti
continui
ininterrotti
feroci
accidentali
a ciò
che è rimasto del
tuo
equilibrio e della tua
suscettibilità.
Gli dei prima
giocano con te
e poi
giocano
contro
di te.
I tuoi nervi
si tendono fino a
spezzarsi.
Nessuno scudo
filosofico
ti proteggerà,
nessuna dose di saggezza è
abbastanza.
Sei allo scoperto
facile preda
dei
cattivi e
delle
folle;
la rottura
del
macchinario
e della
ragione
è
completa.
Poi
c'è sempre
-all'improvviso-
un volto gioioso
sorridente
dallo sguardo
ottuso, qualche
semi-sconosciuto
che ti urla
forte:
"ehi, come ti
va?"
La sua faccia
sempre troppo vicina,
puoi vedere ogni
macchia e
poro della
pelle,
la bocca,
aperta
sembra una pesca
spaccata
marcia.
Il tuo unico
pensiero
è:
dovrei
ucciderlo?
Ma poi
dici:
"va tutto
bene.
E a te
come va?"
E
prosegui,
e la faccia-da-
capra
semi-sconosciuta
è alle
spalle
mentre il sole
filtra
attraverso
le nuvole
acide.
Vai
avanti
mentre gli dei
ridono e
ridono
e
ridono,
metti un
piede
davanti
all'altro,
muovi le
braccia
mentre la comapana
arrugginita
non suona,
e dentro la tua
testa
il sangue
si trasforma in
gelatina.
Ma
questo giorno finirà
questa vita finirà
gli avvoltoi
voleranno
finalmente
via.
Per favore
in fretta, in fretta,
in fretta.