Poesie inserite da Andrew Ricooked

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Scritta da: Andrew Ricooked

Dove ero finito?

Non sapevo da dove venissi
o dove stessi
andando.
Ero perso.
Mi ritrovavo seduto
in strani ingressi
per ore,
senza pensare
semza muovermi
finché mi chiedevano
di andarmene.

Non voglio dire che ero
idiota o
stupido.
Quello che voglio dire è che
ero senza
interessi.

Non me ne fregava niente se cercavate
di uccidermi.
Non vi avrei fermato.

Stavo vivendo un esistenza che
non significava niente per
me.

Trovavo posti dove stare.
Stanzette in affitto. Bar. Prigioni.
Sonno e indifferenza sembravano
le uniche
possibilità.
Tutto il resto sembrava
privo di senso.

Una volta rimasi tutta la notte a guardare
il Mississipi.
Non so perché.
Il fiume scorreva lì accanto e
l'unica cosa che ricordo è che
puzzava.

Mi sembrava sempre di essere
su una corriera
che attraversava il paese
diretta
da qualche parte.
A guardare fuori da un finestrino
sporco
il nulla
assoluto.

Sapevo sempre esattamente quanti
soldi avevo
con me.
Per esempio:
un biglietto da cinque e due da uno
nel portafoglio
una moneta da venticinque, una da dieci e una
da due centesimi nella tasca
destra davanti.

Non avevo voglia di parlare
con nessuno e non volevo che nessuno
mi parlasse.

Ero considerato un
disadattato e un tipo
strambo.
Mangiavo pochissimo ma
ero incredibilmente
forte.
Una volta, quando lavoravo in una fabbrica
dei ragazzotti giovani, strafottenti,
stavano cercando di sollevare un pezzo
di macchinario pesante
dal pavimento.
Non ci riusciva nessuno.

"Ehi, Hank, provaci tu!" Dissero
ridendo.

Mi avvicinai, lo sollevai,
lo rimisi a terra,
tornai al
lavoro.

Mi valse il loro rispetto
non so perché
ma io non lo
volevo.

A volte abbassavo
le tapparelle nella mia stanza
e me ne stavo a letto per una
settimana o più.

Ero in uno strano viaggio
ma era
privo di senso.
Non avevo idee.
Non avevo progetti.
Dormivo.
Non facevo altro che dormire
e aspettare.

Non mi sentivo solo.
Non soffrivo di vittimismo.
Ero solo invecchiato in una
vita nella quale
non riuscivo a trovare alcun
senso.

Allora ero
un giovanotto di
mille anni.

Adesso sono un vecchio
che aspetta di rinascere.
Composta domenica 3 gennaio 2010
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    Scritta da: Andrew Ricooked

    Ricordatelo

    Credere a ciò che dicono o scrivono
    è
    pericoloso
    specialmente se dicono o scrivono
    cose esageratamente grandiose
    su di
    te

    e tu
    sei sciocco quanto basta per
    crederci.

    Poi saresti pronto a rompere la
    macchina fotografica quando qualcuno tenta di
    fotografarti in
    pubblico.

    O potresti ubriacarti
    a casa tua
    e sparare dalla finestra
    al tuo vicino
    con una 44 magnum.

    O potresti comperare un
    automobile costosissima
    per poi innervosirti
    con quelli meno ricchi
    sulle loro vecchie auto
    che frenano la tua corsa
    in
    autostrada.

    O potresti sposarti
    troppe volte
    o avere troppe
    fidanzate.

    O potresti andare in Europa
    troppo spesso
    o drogarti troppo
    spesso.

    Potresti
    maltrattare
    i camerieri.

    Respingere
    i cacciatori
    di autografi.

    Potresti perfino
    uccidere
    qualcuno.

    O
    in migliaia
    di altri modi
    potresti alla fine anche
    uccidere
    te stesso.

    Molti
    lo fanno.
    Composta domenica 3 gennaio 2010
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      Scritta da: Andrew Ricooked

      Ahi ahi ahi

      Il tizio gestisce una libreria
      ci vado e autografo i miei libri per
      lui
      e lui mi impone sempre qualche libro
      qualcosa del genere declino-e-vita
      difficile
      ma questi libri sono scritti da
      opinionisti
      di giornali
      professori, nati-nella-bambagia,
      ecc.
      E questi hanno visto tanta vita reale
      da bassifondi
      quanto un parroco di campagna;
      le loro vite
      sono state tanto avventurose quanto
      una spolverata allo scaffale della
      libreria
      e nessuno di loro ha mai saltato un
      pasto.
      Questi libri sono ben scritti,
      a volte brillanti
      un filo
      arditi
      ma c'è una sensazione dominante
      di agiatezza
      nella scrittura e nella
      vita.
      I libri mi cadono dalle
      mani.
      Questo tizio della libreria deve
      cominciare a pensare a
      qualche altro tipo di
      compenso
      per me
      che gli autografo i miei libri
      perché leggere queste cagate
      deliziosamente
      stampate
      non fa che ricordarmi
      ancora una volta
      che sto gareggiando solo
      contro
      me stesso.
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        Scritta da: Andrew Ricooked

        Buddha Chinaski dice

        A volte
        devi
        indietreggiare
        di uno o
        due passi,
        ri-
        considerare

        staccare
        per un
        mese

        non
        fare niente
        non
        volere
        fare niente

        la pace è
        fondamentale
        il ritmo è
        fondamentale

        qualsiasi cosa
        tu voglia
        non
        l'avrai
        provandoci
        con troppa
        insistenza.

        Stacca
        per
        dieci anni

        sarai
        più
        forte

        stacca
        per
        venti anni

        sarai
        amcora più
        forte.

        Non c'è niente in
        palio
        comunque

        e
        ricorda che
        la seconda cosa più bella
        del mondo
        è
        una notte di sonno
        tranquillo

        e
        la più bella:
        una morte
        serena.

        Nel frattempo
        paga la bolletta del
        gas
        se riesci
        e
        cerca di non
        litigare con tua
        moglie.
        Composta domenica 3 gennaio 2010
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          Scritta da: Andrew Ricooked

          Un albero, una strada, un rospo

          Un tavolo da 7, tutti
          che ridono forte, senza smetter,
          in modo quasi assordante,
          ma non c'è gioia nella loro
          risata, sembra
          meccanica.
          Finzione e falsità
          avvelenano l'aria.
          Sembra che gli altri avventori non lo
          notino.
          Sono asfissiato dalle risate,
          le viscere, il cervello, la mia coscienza,
          mi vanno di traverso.
          Sogno di prendere una postola, di
          avvicinarmi al tavolo
          e di far saltare le loro teste,
          una dopo l'altra.
          Naturalmente, questo mi renderebbe
          ancora più colpevole di
          loro.
          Eppure, continuo a fantasticare e
          poi capisco che pretendo
          troppo.
          Avrei già dovuto capire
          da un pezzo che è così
          e basta:
          che dappertutto ci sono tavoli da 2,
          3,7, 10 o anche più
          con gente
          che ride senza motivo e
          senza gioia,
          che ride per niente senza
          trasporto,
          e che questa è una parte inevitabile
          di tutto,
          come un albero, una strada, un rospo.

          Ordino ancora da bere e
          decido di non ucciderli, nemmeno
          nella mia immaginazione.

          Decido, invece, che sono un
          uomo davvero fortunato:
          il tavolo è a 7 metri di distanza.
          Potrei essere a quel tavolo, seduto
          con loro,
          vicino alle loro bocche,
          vicino ai loro occhi e alle loro orecchie
          e alle loro mani,
          e sentire realmente la conversazione
          che provoca le loro risate
          senza gioia.
          Mi sono già trovato in molte situazioni simili
          ed è stata una dura croce,
          davvero.

          Così, mi accontento della mia buona sorte
          ma non posso fare a meno di chiedermi
          se al mondo sia rimasto un angolo
          con un tavolo da 7 dove
          si provano sentimenti autentici,
          dove c'è
          una bella risata vera.
          Spero di si.
          Devo sperare di si.
          Composta domenica 3 gennaio 2010
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