Poesie inserite da Anna De Santis

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Scritta da: Anna De Santis

Indifferenza

L'indifferenza è dentro i tuoi occhi,
cambiano direzione
al mio parlare,
più non mi tocchi,
le mani mi stringi piano,
per far capire che non c'è coinvolgimento.
Ti sento lontano,
eppure un tempo mi chiamavi amore,
mi chiedevi come e quando
mi stringevi al cuore.

Adesso se sono lontana o torno
non ha più importanza,
non comunichiamo,
quanto fa male questa indifferenza.
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    Scritta da: Anna De Santis

    Amor furtivo

    Vivo del tuo respiro,
    persa tra le tue braccia,
    luna che ci accompagni,
    allungami la notte,
    stelle del cielo a mille
    come i miei desideri,
    mille come i pensieri,
    che esprimi senza parlare.
    Persa in questo momento,
    persa in questo tormento
    di gioia e di paura.
    E questo amor furtivo
    è tanto più eccitante
    che quando sole viene,
    ci trova ancor vicini,
    potrei morire adesso
    in questo stesso istante.
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      Scritta da: Anna De Santis

      Aiutami a sognare

      Vorrei avere ali per volare,
      e darti forza, voce per poter gridare
      e cieli azzurri...
      Campi di fiori profumati
      acqua di ruscelli dove bere.
      Ma tu sai sognare,
      lo so hai provato ad insegnarmi a vivere
      e da te ho imparato.
      Difficile è sapere quello che puoi provare
      seduto ad una sedia,
      ma mi hai fatto capire che oltre si può andare.
      Correre, volare, sopra le nuvole andare,
      se si sa sognare.
      Vorrei darti le mani per toccare
      quello che non senti e desiderare
      dolci carezze...
      Vorrei portarti al mare.
      Ma tu sai sognare,...
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        Scritta da: Anna De Santis

        Abbiamo sbagliato

        Sei un dolce ricordo,
        scivolato poi via,
        come gocce di pioggia,
        sotto il mio portone,
        mentre ti dicevo addio.
        È una storia finita
        ma tu sai nella vita,
        non si può dire mai...
        Ti ho incontrato per strada,
        quanto tempo è passato,
        Il mio sguardo nel tuo,
        il tuo odore non ho mai scordato.
        Un abbraccio per provare
        che non era amore
        quel che sentivo.
        Io speravo...
        Sotto il mio portone,
        un momento è bastato,
        carezzandomi il viso
        di pioggia bagnato
        mi hai detto: troppo tardi...
        abbiamo sbagliato.
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          Scritta da: Anna De Santis

          A Marco e Maria

          I miei figli sono unici e rari;
          sono stelle cadute con direzione
          sbagliata.
          Disperata sono andata a cercarli
          e li ho trovati.
          Il grande amore per loro
          e il loro per me, è
          travolgente, morboso,
          forse troppo, perché
          assai ho sofferto aspettandoli.
          Severa e sempre madre,
          hanno avuto una guida
          sicura da bambini;
          una spalla su cui piangere
          nell'adolescenza,
          un amica carissima,
          pronta a raccogliere le loro confidenze
          da adulti.
          Di una cosa sono certa:
          siamo un'unica cosa. L'amore per loro è immenso.
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            Scritta da: Anna De Santis

            Il palloncino

            Un palloncino è volato,
            verso il sole è andato,
            il bimbo l'ha lasciato
            piangendo disperato.
            Perché Signore Iddio
            devo avere oblio
            di quel che ora è mio,
            e alfine dirgli addio?
            Non voglio rinunciare,
            qual è il senso d'amare,
            legarsi e separare
            da quello che hai nel cuore.
            Non dovevi creare il dolore,
            le paure, il vento, il sole
            non dovevi riempirmi l'anima
            con parole d'amore.
            Ho perso il palloncino,
            ora sono un bambino
            che piange e si dispera,
            ma continua a sperare
            che qualcuno torni a sera.
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              Scritta da: Anna De Santis

              Il glicine che mi portò via un sogno

              L'odore del glicine al balcone,
              ti ricordi nonna,
              avevamo piantato un sogno insieme.
              L'albero cresceva, con me
              e tu invecchiavi.
              Com'è triste novembre,
              il glicine perdeva le sue foglie,
              ti stringevo piano,
              per non farti male,
              e tu in quel letto di dolore
              a malapena mi riconoscevi.
              Eri tornata come prima,
              sembravi una bambina
              che cercava le coccole.
              Anna, chi sei? Mi chiedevi
              dov'è la mia famiglia, e mia figlia?
              Nonna, le rispondevo, è qui
              ti è sempre accanto, ma non capivi.
              Quel morbo ti ha portato via dalla vita,
              ha mandato in tilt la tua mente,
              una condizione umiliante
              per te che tanto dolcemente
              ci hai sempre accuditi.
              Coi sensi assopiti da tante medicine,
              meno male che non hai sentito gran dolore,
              ti sei addormentata piano piano
              chiamandomi per nome,
              stringendo la mia mano.
              Il glicine ad aprile metteva le sue foglie...
              Cominciò a fiorire.
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