Poesie inserite da Anna De Santis

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Scritta da: Anna De Santis

Senso di vita

Senso di vita è godere,
è ipocrita chi vuol far morali
su tutto quel che può dare piacere.
Viviamo di piccole cose e d'amore,
se danno emozioni,
poi siam pronti a buttarci in torbidi amplessi,
ricercando piaceri mai avuti.
E basta coi santi falsi e invidiosi
anche loro invischiati in storie assai strane.
Giudicare perciò è assai ingiusto,
forse è invidia a non poterci provare,
non avere coraggio,
perché il senso di vita è osare.
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    Scritta da: Anna De Santis

    Artisti del niente

    Siamo artisti del niente,
    siamo il clou del banale,
    osannati da gente compiacente e ruffiana
    che adora l'inutile in noi.
    Siamo artisti di carta,
    con la faccia di gomma
    e le fruste non solcano il viso,
    non lascian ferite
    fanno solo un rimbalso e ritorna normale.
    Siamo artisti di sale
    che durano il tempo del sole,
    poi la pioggia battente
    discioglie i piccoli grani
    e alla fine tra polvere e pioggia
    non rimane che fango.
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      Scritta da: Anna De Santis

      Vigliacco

      Da tanto sognavo quegli occhi e le mani
      e tutto quello che mi era proibito.
      Sempre in conflitto coscienza e passione
      curiosità di provare anche questa emozione.
      Ma niente mi frena; ora tutto il mio corpo
      la pelle protesi dinanzi al mio amore,
      a lungo desiderato,
      pronta e vogliosa di baci e carezze
      da tempo sognati...
      una frase vigliacca mi spegne gli ardori:
      ho bisogno di tempo, sai ho moglie e famiglia,
      non posso... ci devo pensare.
      Ma come dopo avermi circuito
      e fatto capire che tanto volevi,
      svegliate passioni e sensi assopiti...
      Come scema la voglia
      che spoglia e riveste la mia dignità,
      il mio orgoglio calpestato per te...
      che vigliacco!
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        Scritta da: Anna De Santis

        Voglio morir così

        Seppellitemi là dove onda si frange,
        polvere voglio essere, tra sabbia bianca
        confusa tra ricordi di conchiglie.
        Spargetemi al vento, oltre le nuvole
        sull'ali dei gabbiani,
        fatemi volar lontano,
        dove non ho mai visto terra.
        Non piantatemi croce,
        voglio una croce nel cuore
        di quelli che ho amato
        e ricordi di dolcezza donata.
        Soffiate le mie ceneri tra le onde
        voglio che mi cullino
        come quando ero bambina,
        tra spuma bianca che increspa l'acqua.
        Voglio raggiunger lidi mai visti.
        Ogni pulviscolo si spargerà nel mondo.
        Voglio morir così.
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          Scritta da: Anna De Santis

          Ormai nun poi più scenne

          Arrivi co fatica in su la cima
          e poi t'accorgi che hai sbajato strada,
          la stella che seguivi più non era
          eppure da lontano te sembrava
          ormai la vista è bella che annebbiata,
          quanne le cose che nun hai visto prima.
          Mo sei arrivato e nun poi più scenne
          che nun ce la fai, è troppo tardi ormai,
          nun te mette in testa de ricomincià,
          quer che è fatto è fatto, te devi da stà.
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            Scritta da: Anna De Santis

            La storia del bimbo Gesù

            Mo ve racconto na storia,
            storia vera che m'hanno raoontato
            quanno ch'ero bambina:
            Maria cor peso de li nove mesi,
            se trascinava sopra quer ciuchello,
            stanca, affamata pronta a partorire.
            Giuseppe suo sposo, preoccupato della moje,
            che ner frattempo avea anco le doje,
            cercava, camminando na casetta
            dove potesse ricoverà.
            Trovò na stalletta.
            Marì, je disse si pe te va bene,
            quà noi ce fermamo, anco perché,
            stanca comme sei,
            er bimbo preme, te devi partorì.
            Maria annuì e scese dar ciuchello.
            Doppo un po' nella Santa Stalluccia
            nacque er Bambinello.
            Bello era bello e pieno de salute
            " grazie A Dio"
            Un bue e n'asinello che staveno lì
            a magnà er fieno,
            cor loro fiato scardarono er Bambino.
            Era proprio carino e tutti li pastori
            passarono de là a rimirarlo,
            co pecorelle, capre e gallinelle.
            Era nato il re dei re,
            ma nessuno ar monno lo sapeva ancora.
            Na stella, proprio in mezzo ar cielo
            co na coda lunga e assai lucente,
            guidò Melchiorre, Gaspare e Baldassarre
            presso quer bimbo santo,
            era proprio un incanto
            e j occhi je brillaveno d'amore,
            tutto s'apriva er core,
            guardanno sto fagotto appena nato.
            La storia quì sarebbe ormai finita,
            e così vissero in gran felicità.

            Invece er seguito ve vojo raccontà,
            perché pe quello che poi ho saputo,
            e che non ci ho capito
            è perché quer Bimbo che pe noi era nato
            pe sarvà tutta l'umanità
            sti stronzi l'hanno processato,
            condannato e flagellato
            crocifisso sopra quella croce...
            Bello era bello ma tutto martoriato.
            Maria co l'artre donne, straziate dar dolore
            avvorto l'hanno in un bianco lenzuolo
            e sepolto dietro a un grosso masso.
            Passarno i giorni, er sepolcro era voto,
            e nella roccia era rimasto un foro.
            È risorto, l'avemo visto, gridarno in coro,
            er padre l'è venuto a chiamà
            portandolo con lui su per il cielo.
            È da là che continua con grande pietà
            a perdonà benevolo le cattiverie dell'umanità.
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              Scritta da: Anna De Santis

              Pazzia ben celata

              Pazzia ben celata,
              normalità ostentata,
              vita irreprensibile
              di una mente labile.
              Come intervenire?
              Suoni soffocati
              terrore dentro gli occhi,
              paura della sera.
              La vita si fa nera
              non s'ode la paura
              e forza più non hanno.
              Confusi i sentimenti
              bambini o adolescenti,
              tra continui tormenti.
              Dove altri trovano
              tranquillità e protezione
              c'è morte...
              nell'anima distruzione.
              Parlano con gli occhi
              di chi vuol capire,
              la voce non la senti
              chiedono aiuto,
              come intervenire?
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                Scritta da: Anna De Santis

                Pensavo esser roccia

                Pensavo esser roccia,
                dura, impenetrabile,
                che sta a guardare,
                fredda e impassibile,
                lo scorrer del tempo.
                E pioggia, gelo e tempesta
                Passano e non mi sfiorano,
                neanche semi portati dal vento
                su me si posano,
                scivolano via senza attecchire.
                Ma dopo un freddo inverno,
                il sole tornato nel cielo,
                fa scioglier la neve,
                e goccia fa solchi profondi
                e terra si posa e riempie gli anfratti,
                che dan vita a nuovi germogli.
                Col tompo anche roccia si cambia,
                e smussa i suoi spigoli duri,
                e le rughe profonde, esperienze e dolori,
                ridanno dolcezza al mio viso.
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