Le migliori poesie inserite da Davide Bidin

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Scritta da: Davide Bidin

Il destino di un macigno

Son macchina
Fisso su metallo
Bloccato in ossa e carne
Gelo incandescente attorno me
Lava rattrappita entro me

Vivo questa vita
Nonostante il mio problema
Perché di questo si tratta
Un problema
e nulla più

Non posso più correre
Da tempo non odo
l'aria che la faccia mi accarezzava
Nelle calde mattine sui bagniasciuga
Mentre correvo ad abbracciar Marina

Son vuoto ormai
Non vedo nessun motivo per lottare
Nessuna fede da servire
Né ragionamento a cui aggrappare
l'anima mia lesa

Non posso più sperare
Il raccontare di bei avvenimenti
Di letizia e pazzia
Che portavo dentro e vivevo
Con tutto me stesso

Ora son diviso
La mia mente che un tempo così vivace
Ora è costretta alla noia imperitura
Il mio corpo in silenzio si lascia morire
e io con lui

Son così oramai
Tutto ciò che mi resta
Son le rimembranze
Di tempi trascorsi in felicità
Ch'io possa uscir pazzo

Io son solo pietra ormai
Il mio triste destino è già scritto
Nient'altro che roccia lavica gelata
Che aspetta solo lo scorrere delle stagioni
Per esser dimenticata

l'inutilità è il mio destino
La gabbia di questa vergine di ferro
Con aculei adunchi e rugginei
Inietti nelle mie carni infette
Il dolore è emozione unica provata

Non vi è davvero speranza
Per un uomo che non può più
Essere?
Forse troverò sollievo
Col canto lieve del martirio

Non riesco a viver di sola fantasia
Il mondo è cosa fantastica
e non riesco a immaginare
Altro luogo che vorrei lodare
Altra gente che vorrei amare

Ridete lieti o angeli infernali
Che sto per raggiunger il luogo ultimo
e se forse errano i preti
Comunque nel nulla correrò
e si aprirà una nuova esperienza

Io sto per tornare cara speranza
Nella felicità dell'istante
In cui istante mai più sarà
Dimenticherò l'ultimo ricordo
Con un abbraccio di luce ed ombra.
Composta mercoledì 18 novembre 2009
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    Scritta da: Davide Bidin

    XI Agosto

    Venere prima stella della sera
    mare iracondo
    nei Pontinei rantolii
    gettati sulle sponde
    dall'immensa
    possanza selenica
    e riflessi nello specchio
    le gocce del cielo
    cadono
    come lacrime
    cadono
    continuamente incessantemente costantemente
    cadono
    senza tregua

    e i poveri esseri che vedono
    lo spettacolo uranico
    si gettano ispirati nel mondo del sogno
    anch'essi cadono
    aspettando sconsolati una possibilità
    di dominio sulla realtà
    un desiderio solitario espresso da milioni
    di creature stanche di vivere
    in un universo non proprio
    Atlanteo castigo
    nessuno vedrà la propria richiesta
    trasformarsi in atto
    poiché la volontà dell'uomo
    difficilmente trova compimento

    e le lacrime di questo fallimento
    cadono
    come le stelle
    cadono
    come le gocce ondinee
    cadono
    speranza infranta
    senza scopo
    senza fine
    senza meta
    cadono
    gli epitaffi son sabbia che è roccia per pochi battiti di ciglia.
    Composta martedì 11 agosto 2009
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      Scritta da: Davide Bidin

      Tra ombra e raggio

      Mi muovo
      Piede per piede
      Davanti a me solo buio
      Dietro Fioche luci
      Su di me abbaglio

      Mi muovo ancora
      Passo dopo passo
      Niente mi è chiaro
      Nulla comprensibile
      Solo le domande

      Eppur mi muovo
      Senza saper la meta
      Senza veder il percorso
      Senza motivo mi dilungo
      Senza speranza continuo

      Ma forse...
      Aspetta...
      Cosa vi è d'innanzi?
      Una luce
      Una luce

      Non è fioca e intoccabile
      Non è abbagliante e imperscrutabile
      Non è tenebra inviolabile
      è luce
      è bellissima

      Inizio a correre
      Il mio passo è inamovibile
      Ma al fine
      Arrivo
      Arrivo

      Stanco, Spossato
      Dilaniato, Deriso
      Nel corpo e nella mente
      Guardo nella luce
      Uno specchio

      Riflesso il mio sguardo
      Nella gemma, come nel fiore
      Nel vespro, come nell'aurora
      Finalmente una risposta
      La accetto.
      Composta martedì 21 luglio 2009
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        Scritta da: Davide Bidin

        Matrimonio

        Devo sposarmi? Devo essere buono?
        Far colpo vestito di velluto e cappuccio da Faust sulla ragazza che abita
        accanto?
        Portarla al cimitero invece che al cinema
        dirle tutto sui lupi mannari vasche da bagno e clarinetti biforcuti
        poi desiderarla e baciarla e tutti i preliminari
        e lei che arriva solo fino a un certo punto e io capisco perché
        e non mi arrabbio dicendo Devi sentire! È bello sentire!
        Invece la prendo fra le braccia mi appoggio a una vecchia tomba contora
        e corteggio lei la notte intera le costellazioni nel cielo -

        Quando mi presenta i suoi genitori
        schiena diritta, capelli finalmente ravvivati,
        strangolato da una cravatta,
        devo sedere a ginocchia unite sul loro sofà da 3° grado
        e non domandare Dov'è il bagno?
        Come sentirmi se non come sono,
        pensando spesso al sapone Flash Gordon -
        O come deve essere orribile per un giovanotto
        seduto davanti a una famiglia e la famiglia che pensa
        Non l'abbiamo mai visto! Vuole la nostra Mary Lou!
        Dopo il tè e i dolci fatti in casa mi chiedono Come ti guadagni la vita?
        Devo dirglierlo? Gli sarei simpatico dopo?
        Direbbero Va bene sposatevi, perdiamo una figlia
        ma guadagnamo un figlio -
        E devo domandare allora Dov'è il bagno?

        Dio, e il matrimonio! Tutta la famiglia e i suoi amici
        e sol un pugno dei miei, tutti scrocconi e barbuti
        che aspettano soltanto cibi e bevande -
        E il prete! Mi guarda quasi mi masturbassi
        nel chiedermi Vuoi questa donna come tua leggittima sposa?
        E io tremante che dire direi Torta Colla!
        Bacio la sposa tutti quegli arrapati giù manate sulla schiena
        È tutta tua, ragazzo! Ah-ah-ah!
        E nei loro occhi si vede qualche oscena luna di miele in atto -
        Poi tutto quell'assurdo riso e lattine che sbattono e scarpe
        Cascate del Niagara! Orde di noi! Mariti! Mogli! Cioccolatini!
        Tutti che affollano alberghi accoglienti
        Tutti a fare la stessa cosa stanotte
        L'impiegato indifferente che sa cosa sta per succedere
        Gli idioti nella hall che lo sanno
        Il fattorino dell'ascensore che lo sa fischiettando
        Il portiere ammiccante che lo sa
        Tutti lo sanno! Mi vien quasi voglia di non far niente!
        Stare alzato tutta la notte! Fissare negli occhi quell'impiegato d'albergo!
        Gridando: Io nego la luna di miele! Io nego la luna di miele!
        correndo aggressivo in quegli appartamenti quasi eccitati
        urlando Pancia Radio! Zappa gatto!
        Oh vivrei a Niagara per sempre! in una buia
        caverna sotto le Cascate mi siederei il pazzo
        Lunatoredimiele
        e escogitar modi per rompere matrimoni,
        fustigatore di bigamia santo del divorzio -

        Ma devo sposarmi essere buono
        Che bello sarebbe tornare a casa da lei
        e sedermi vicino al fuoco mentre lei in cucina
        col grembiule giovane e bella vuole un mio figlio
        e così felice per me da far bruciare il roast-beef
        e viene a piangere da me e io mi alzo dalla grande sedia di padre
        e dico Denti Natale! Cervelli radiosi! Mela sorda!
        Dio che marito sarei! Si, devo sposarmi!
        Tanto da fare! Per esempio entrare in casa di Mr. Jones a tarda notte e
        coprirgli le mazze da golf di libri norvegesi
        1920
        O appendere una foto di Rimbaud alla falciatrice
        o incollare francobolli di Tannu Tuva su tutto lo steccato di cinta
        o quando viene la Signora Kindhead per la colletta del Fondo della Comunità
        afferrarla e dirle. Ci sono presagi sinistri nel cielo!
        E quando il sindaco viene a chiedermi il voto dirgli
        Quando li farai smettere di uccider balene!
        E quando viene il lattaio lasciargli un appunto nella bottiglia
        Polvere di pinguino, portami polvere di pinguino, voglio polvere di
        pinguino -

        Eppure se dovessi sposarmi e fosse il Connecticut e la neve
        e lei partorisse un bambino e io non potessi dormire, esausto,
        in piedi la notte, il capo su una muta finestra, il passato alle spalle,
        trovadomi tremante nella situazione più solita
        consapevole di responsabilità non rametto sporco ne minestra di moneta
        Romana
        O cosa sarebbe!
        Certo gli darei per capezzolo un Tacito di gomma
        Per sonaglio un sacco di dischi rotti di Bach
        Attaccherei Della Francesca intorno alla culla
        Cucirei l'alfabeto greco sul suo bavaglino
        E per il suo passeggero costruirei un Partenone senza tetto

        No, non credo che sarei quel tipo di padre
        niente campagna niente neve muta finestra
        ma rovente puzzolente isterica New York City
        sette piani di scale, scarafaggi e topi sui muri
        una grassa moglie reichina che strilla da sulle
        patate Trovati un posto!
        E cinque bambini mocciosi innamorati di Batman
        E i vicini sdentati e forforosi
        come quelle masse stracciate del 18° secolo
        tutti che vogliono entrare a guardare la TV
        Il padrone vuole l'affitto
        Drogheria Gas Blue Cross & Electric Knights of Columbus
        Impossibile sdraiarsi a sognare neve del Telefono, parcheggio fantasma -
        No! Non devo sposarmi non devo sposarmi mai!
        Ma - e Se fossi sposato a una bella donna sofisticata
        alta e pallida in un vestito nero elegante e lunghi guanti neri
        con un bocchino in una mano e un bicchiere nell'altra
        e vivessimo in una penthouse con un'enorme finestra
        da cui vedere tutta New York e anche olre nelle giornate serene
        No, non riesco a immaginarmi sposato a quel piacevole sogno progione -

        Ma e l'amore? Dimentico l'amore
        non che sia incapace di amore
        è solo che l'amore per me è strano come portare scarpe -
        non ho mai voluto sposare una ragazza che
        somigliasse a mia madre
        E Ingrid Bergman mi è sempre stata impossibile
        E forse adesso c'è una ragazza ma è già sposata
        E non mi piacciono gli uomini e...
        ma ci deve essere qualcuno!
        Perché se a 60 anni non sono sposato,
        tutto solo in una camera ammobiliata con macchie di piscio nelle mutande
        e tutti gli altri sposati! Tutto l'universo sposato all'infuori di me!
        Ah, eppure so bene che se ci fosse una donna possibile come sono io possibile
        allora il matrimonio sarebbe possibile -
        Come LEI nel suo solitario fasto esotico aspetta l'amante egiziano
        così aspetto io - privo di 2000 anni e del bagno della vita.
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          Scritta da: Davide Bidin

          In Noia

          In noia
          Muovi
          Le dita incallite
          nell'invisibile freddo
          Aspetti
          Mentre le dita posi
          Su legno di bosco
          Di giornata uggiosa
          Aspetti
          Mentre le dita salgono
          Sull'odore silvestre
          e la resina rinsecchita
          Aspetti
          Mentre le dita scendono
          Sul muschioso arto
          Verde bile
          Aspetti
          Nella speranza
          l'arrivo
          Di una scheggia
          Che sia sorpresa.
          Composta sabato 28 novembre 2009
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            Scritta da: Davide Bidin

            Il vento e il fumo

            L'aspro fumo cinereo
            Correva nel vento
            Corvino
            Il volto di un bambino
            Il viso di nessuno

            Il fumo costante danzava
            e ancora il vento
            Corvino
            Abbatte i piè dell'uomo
            i talloni del diniego

            Sempre il fumo lezzoso
            Vola nel vento
            Corvino
            l'anziano spazza lontano
            Fin dove Mnemosine giace

            Sempre lo stesso il vento
            Che ogni giorno incontri
            Ogni giorno ammiri
            In quella candida uguaglianza
            Ch'è fumo e nulla.
            Composta domenica 6 dicembre 2009
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              Scritta da: Davide Bidin

              Miracolo Estatico

              Cangianti lembi azzurri
              Ammiro nel bagliore
              Di mille candele
              Anche tra la nebbia più greve
              Nulla non mi farebbe vedere

              Il tuo sguardo

              Ciò che rende... te
              Le parole non posson definire
              Ciò che un'emozione... sola
              Può far capire
              Il mare in cui mi trovo è tuo

              Il tuo azzurro

              Qualcosa di eterno
              Nella sua fragile essenza
              Il piacere ch'è semplice
              Provo in quest'attimo di estasi
              Contemplo l'infinito

              Le tue stelle

              Rispecchiano il mio tetro volto
              Ch'è immobile impietrito
              è rivolto solo a te
              Con la titubante accettazione
              Dell'omonimo innamorato

              Quando mi getto
              Negli occhi tuoi
              Anche il Destino m'invidia
              Non può veder
              La magia che da te

              Si fa sorgente pel mio dolente cuore

              i tuoi miracoli d'amore.
              Composta venerdì 18 dicembre 2009
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                Scritta da: Davide Bidin

                Osservazioni di un Bugiardo

                Siam stati ciechi
                Ottusi
                Immobili guardavamo germogliare
                La triste erbaccia
                Invece di estirparla
                l'abbiam tollerata
                Ed ora
                è troppo tardi

                Cresce senza freno
                Deturpa ciò che di buono
                Di bello
                Ancora c'è
                In questo giardino
                In questo prato che ha molto
                Troppo da offrire
                e che noi abbiam guastato

                Abbiam scelto di non vedere
                Abbiam fatto correre
                Dicendo che
                Non c'era pericolo
                Che
                Non è colpa nostra
                Invece
                Il traditore è alla porta accanto

                Abbiam fatto nostra
                La decadenza di ognuno
                Abbiam lasciato passare
                Quando c'era da lottare
                Da sanguinare
                e merda sputare
                Abbiam serrato i denti
                In una falsa risata

                Preferendo l'accondiscendenza
                Al conflitto
                Preferendo il rimorso
                Al gesto concreto
                Il fine
                Al mezzo
                e ora
                è troppo tardi

                Accettiamo il nostro presente
                Con livore nel cuore
                Preferendo la pace
                Al posto di una società
                Dove la coscienza è regia
                Preferendo lo scettro
                Al colloquio
                Poveri sciocchi

                La colpa non è nostra
                Noi sapevamo cosa stava succedendo
                Sapevamo cosa, le scelte
                Sbagliate
                Avrebbero portato
                Eppure
                Siam rimasti in silenzio
                Muti

                La colpa è solo nostra
                Dovevamo cambiare
                Per rendere diversi
                Per rendere migliori
                Abbiamo perso
                Hanno vinto loro
                Loro hanno vinto
                Annichilimento.
                Composta martedì 23 marzo 2010
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                  Scritta da: Davide Bidin

                  La Ballata Dell'Ironico Recluso

                  A me interessa derider voi cretini
                  quando sento il vostro vociferare
                  l'indignazione delle vostre ferite
                  il lascito crepuscolare di cose
                  che voi non capite

                  Ridere della morte e della sua paura
                  della prefettura e della clericazia
                  della morale che grida stuprata
                  dei feti buttati tra i prati
                  delle piante a cinque punte recluse per esser nate

                  Io rido, mi diverto, sorrido e derido
                  Se domani dovessi morir per uno sparo
                  con cancro o per un incidente
                  riderei col mio spettro sulla tomba
                  scritta sulla lapide marmorea "cazzo ti guardi?"

                  Aspetterò con corna d'orate o l'ali rattoppate
                  Voi che passando mi guarderete disgustati
                  "un cimitero con queste scritte ma che schifo"
                  Poi un giorno un bambino, un uomo nuovo
                  camminando riderà come uno stitico.
                  Composta mercoledì 2 giugno 2010
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                    Scritta da: Davide Bidin
                    Come puoi star solo?
                    In questo mondo che vomita in volto
                    sbuffate d'esistenza avariata
                    Come puoi star solo?
                    mentre
                    corri in cerca di quell'anfratto che chiamiamo
                    serenità
                    eppure ci rendiam conto della
                    "gutturale inefficienza"
                    del nostro desiderio
                    siam sempre soli eppure
                    in quest'epoca di unitarietà globale
                    rigurgitante personalità sparse
                    ed aspre
                    che non ci appartengono
                    di inutili amene convinzioni
                    marcescenti
                    chi può davvero ritenersi solo?
                    io mi sento solo
                    certe volte
                    quando sono in casa chiuso
                    dove
                    a malapena odo i rumori assordanti
                    e inconcludenti provenienti dal mondo
                    e m'isolo lieto a scrivere farse
                    ugualmente inconcludenti
                    su persone che son davvero sole
                    dentro me soltanto
                    senza aspettarmi un saluto
                    un ringraziamento
                    o una flebile parola
                    solo allora son solo
                    solo allora
                    ma voi
                    tutti gli altri
                    e me
                    come possono definirsi soli?
                    basta accendere uno schermo invisibile
                    per capire che tutta la merda che addosso ti cala
                    tutto il liquame eruttato da coloro che non vogliono esser soli
                    a cui schifa questa baluginante essenza,
                    la merda da cui traggo giovamento
                    non è altro che niente trasfigurante
                    e allora son solo
                    l'unico motivo per cui esco ancora di casa
                    e capire quanto poco le persone
                    han da dire
                    e quanto, al contrario
                    io ho da dire su loro.
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