Le migliori poesie inserite da Davide Bidin

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Scritta da: Davide Bidin

La Notte non si chiede chi Io Sia

Qualcosa di nuovo mi è apparso
mentre camminavo nella notte
un silenzio che tutto copriva
come se il mondo fosse, in totale
simmetrica e composta beltà stridente
come se niente fosse al posto sbagliato
dalla cigolante panchina nel prato
al rivolio inquinato dai cocci verdastri
fin dalle lontane fronde dell'abete struccato
silenzio e nulla, se non
la notte ch'è tutto e niente
non cerca, non lamenta, né condanna
perché, essenzialmente, non le interessa
del barbone che gira pei viali illuminati
da un'oscura luna
dalla nuvola arancia che copre il mondo
di una città periferica
un piccolo angolo di buio
che risplende come raggiante e silente
hotel alla fine del mondo
la notte
se ne frega del viandante
che son io
che, errabondo scivola nelle strade scapestrate
corrucciate da, un'immobile, pozza d'acqua
mentre tra le sterpi più alte si vede il riflesso
d'un rovo dalle acute spine
alla notte non importa cosa ricerca
quel piccolo uomo
che son io
perché nella sua fresca lentezza al passaggio
non nota la cerca ostinata
di cosa, non si chiede
forse, un fiato di labbra rubate
forse, l'ultimo bicchiere di rosso shiraz
forse, ancora, un suono non rivelato
o ancora, la mera ispirazione per un'opra nuova
che poi, son io.
L'anima mia c'ha tutto si piega.
Composta domenica 6 giugno 2010
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    Scritta da: Davide Bidin

    Sentendo Una vita inutile

    "Sei nato già vecchio"
    così mi han detto
    mentre ascoltavo
    un disco di Tenco
    non credere a quel
    luogo comune
    rispondi con le rime
    i veri vecchi si riconoscono
    in bare di vita
    piramidi di nullità
    in una tempesta di sabbia
    io son giovane
    ho solo imparato troppo
    per capire quanto poco fosse
    scoperto molto
    per comprendere quanto c'è da scoprire
    e avvertire che non bisogna credere
    in niente
    su cui non si possa scherzare
    ai vecchi occorre la ragione
    per motivare gli anni passati invano
    e solo per i rimorsi sopportati
    credono d'aver un'esperienza
    ch'è polvere
    se un giorno ti diranno
    "sei nato già vecchio"
    mentre senti
    un disco di Tenco
    ricordagli
    che non sei nato così
    son gli anni che hai ben sfruttato
    a farti maturare
    e che i giovani suicidi insegnan
    più dei vecchi immarciti
    in un luogo comune.
    Composta sabato 26 marzo 2011
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      Scritta da: Davide Bidin

      A Nostra Signora della Malattia

      Nostra signora dellà Malattia
      Noi ti preghiamo
      Possa la tua forza contundermi
      Possa il tuo spettro possedermi
      e la tua volontà affliggermi

      Nostra signora dellà Malattia
      Noi ti invochiamo
      Giacenti in confortevoli letti
      Nella gelida penitente nausea
      Nell'atroce palpitante febbre

      Poiché sappiamo
      Cosa si prova a sentirti viva
      Mentre noi moriamo

      Malattia
      Che di noi ti nutri
      Che con noi giochi

      Possa una volta conclusasi l'opra tua
      Piangere lacrime di sangue
      Come hai fatto a noi uscire
      Nell'amare le tue spoglie stupranti

      Possa tu stessa provare,
      Quando non ci sarà più vita alcuna,
      Quando ogni gemma essiccherà
      La croce dell'inutilità.
      Composta giovedì 2 luglio 2009
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        Scritta da: Davide Bidin

        Visione del Mare di un Morto Vivente

        D'innanzi al mare
        Oscuro il sentore
        Lo scrosciare vicino
        Sento onde ammazzare
        Il vento, il movimento
        Nient'altro ch'èl mare

        Ammiro nella notte
        Nella tenebra palpitante
        Nell'oscurità sconfortante
        Un folleto che mortifica
        l'uomo, l'esistenza
        Il rimasuglio dell'essenza

        Ammiro lontano
        Sopra questo scoglio
        Ove son seduto
        Lontano a men due passi
        l'acqua che dall'onde
        Scroscia sopra me

        Guardo
        Il nero sentiero
        Il muro che cela
        Nient'altro
        Che nero
        Nero Nulla, Nero Niente

        Indifferente luna
        Guarda sopra le nubi
        Tra esse mentre si diradono
        Mostrando strade di luce
        Il tondo diritambo
        Il sacro rumore di dubbi dell'imo

        La stesa accecante
        Di Buio e'tenebra
        Di splendore d'acqua vitrea
        Che non avvisa
        Non spiega né avvera
        Non significa

        Intanto il mio corpo
        Si culla
        In mare
        Nel mare
        Dal mare
        Per niente.
        Composta mercoledì 24 febbraio 2010
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          Scritta da: Davide Bidin

          Fregatene del mondo

          Ma se davvero
          l'unica cosa che per te conta
          è l'indifferenza
          il fregartene della gente
          il disinteresse del tutto
          dimmi
          perché dici quest'accozzaglia di cazzate
          che non è tuo interesse far sapere agli altri?
          Perché desideri che chiunque sappia
          quanto sei patetico?
          Piccolo, immaturo, bambolo di peltro,
          piagnisteo antropomorfico
          zittisci le tue lacrime
          tornatene nell'angolo a prendertela
          col la tua inutilità
          e non seminare intolleranza
          verso il cambiamento.
          Se proprio vuoi essere d'aiuto
          impiccati
          è meglio lasciarsi fottere dal mondo
          che interessarsi
          anche per un solo, ameno istante,
          di te.
          Composta domenica 5 giugno 2011
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            Scritta da: Davide Bidin

            Sudore Intollerante

            Viver tra la folla
            mentre intorno gente che non conosci
            alita pestilenti grugniti
            le vecchie del paese
            che battibeccano di morti, malattie e pioggia
            bambini latranti che stridono
            genitori ebbri di noia sordida
            l'imbianchino sui soppalchi che vernicia la casa
            e fischietta
            vigliaccamente fischietta
            e ancora il barista che fa il caffè
            mentre grassi ragazzetti giocano a pallone
            questo casino accerchiante
            di apprensione continua
            concussiva
            un'ansia che sale ed erutta nei tuoi atteggiamenti impacciati
            negli zigomi rialzati
            nelle smorfie di fastidio
            di tolleranza maltenuta
            in un'aritmia fuori scala una sudorazione avvampante
            che peggiora la situazione
            e ancor di più provi fastidio
            gli occhi cagneschi e nascosti
            la mascella si serra, le spalle si allargano
            le mani nelle tasche, il passo cadenzato
            sperando di arrivare
            due ragazzine sedicenni con una camel in mano per coppia di braccia
            le sento parlare
            "ho sentito dire che fumare fa invecchiare la pelle"
            e io rido sommessamente
            pensando e trovando
            per un solo istante
            un breve tratto di tranquillità
            il solo ascoltar le vostre lagnanze da ipocriti mentecatti
            mi porterà alla scarnificazione
            la fine di ogni buon viaggio
            l'Arrivo.
            Composta giovedì 22 luglio 2010
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              Scritta da: Davide Bidin

              Loano in una Sera d'Aprile

              Opaca stazione dei treni
              quanto tempo passato quaggiù
              rumore di ganci e di stretti
              tortura di fibra morale
              veder le persone partire
              e poi rivederle arrivare
              mentre sole nel vento disperdi
              sentimenti che io ho sognato
              e che tutt'oggi giocano ancora
              con la memoria
              di un bimbo cieco
              che il tempo ha passato tutt'ora
              a cercare un vivere lieto
              ad apprezzare un abbraccio, un saluto
              un caffè, un dolce sorriso.
              il bacio affettuoso
              e una camminata poi
              verso il mare
              mentre la pace a stento trattieni
              ed è ancora quel ghigno falsato
              nell'attesa e nella venuta
              che infine l'uomo ha creato
              in questa fragile vita
              scoprire un amico arrivare
              sentire il calore del ghiaccio
              un peso, poi, sopportare
              quando il bruciore si disfa d'un tratto
              quindi rivedere passare
              quella carrozza tanto desiderata
              eppure adesso esecrare
              quel rapimento
              immutevole e muto
              che ti ha fatto accettare
              il dubbio di essere solo
              il treno deruba e regala
              principio di gloria e ragione
              di una mezz'ora
              che può essere disperazione
              o tensione.
              Composta sabato 14 maggio 2011
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                Scritta da: Davide Bidin

                Tu, non vuoi leggere questa poesia!

                Non vuoi leggere questa poesia!
                dì la verità
                leggere libri, poesie e racconti è difficile
                preferisci un bel film una canzone da quattro soldi
                o meglio ancora un aforisma.
                Perché estrapolare concetti assurdi
                quando puoi accontentarti di
                una supposta di saccenteria?
                Perché, perdere ore ed ore
                concependo cosa pensa un'altro individuo
                quando puoi ingrassare il tuo ego
                in pochi secondi?
                Smagrisci la tua coscienza
                non ne hai bisogno
                elimina il tuo criticismo
                avrai più amici
                cancella ogni analisi
                vivrai sereno
                com'è serena la vita di un quarzo non ancora
                liberato
                dai residui dei tempi passati
                Non vuoi leggere questa poesia?
                Vaffanculo.
                Composta mercoledì 25 maggio 2011
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                  Scritta da: Davide Bidin

                  Canto dell'Emozione Concreta – Borla in un mattino di Gennaio

                  Mattina di gennaio
                  In un posto lontano
                  Tra alberi di noce truccati d'inverno
                  E brezza di erba appena tagliata
                  Ricolma di sapori dei campi

                  Mi ritrovo a pensare
                  Nella fredda aria di colle
                  Udendo il profumo di neve
                  Chi vorrei fosse con me
                  Quale anima mi renderebbe lieto?

                  M'agito scosso e ansioso
                  Nella smania d'un mattino
                  Mentre il cielo avvolgente
                  Indossa l'abito d'un nuovo sole
                  E io ragiono ispirato

                  Seduto sopra smeralda stesa
                  Guardo tutt'intorno sul prato
                  Immagino te
                  Anima affine che non sei qui
                  Eppur visibile tu

                  Parole
                  Nessuna di voi è celata
                  Parole
                  Ognuna di voi è amata
                  E non muore o viene incolpata

                  Poiché con te o anima mia
                  Di tutto io posso parlare
                  Ci sono e lo sai
                  Ci sarò se vuoi
                  E niente ci potrà separare

                  Sei qui nella selva d'Emilia
                  E mi guardi con dente sgargiante
                  Io ammicco e rido men poco
                  E tutto si fa emozionante
                  Il verbo non basta per noi

                  Lo sai cara anima
                  Non bisogna ascoltare
                  Un falso contendio
                  Di affettuosità deleteria
                  Basta il silenzio del gesto reale

                  Fossi tra mille interlocutori
                  Non accetterei smancerie
                  Amerei lo sai
                  Amerei se vuoi
                  Anche solo una risata con te

                  Preferirei vederti un solo istante
                  Nell'ora che viene
                  Piuttosto della costrizione
                  Al vivere vuoto
                  Ricolmo di sola poesia

                  Ma con questa pienezza
                  In questo momento
                  Di estro ed orgoglio
                  Ti dedico questa mia rima
                  Possa esser per te motivo di pianto

                  Una lacrima di umana follia
                  Che con te io getto nel cuore
                  L'emozione di questa goccia
                  Tienila stretta e quando ti serve
                  Riscalda il fiato e rendila canto.
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                    Scritta da: Davide Bidin

                    I Fiori

                    Non so perché quella sera,
                    fossero i troppi profumi del banchetto...
                    irrequietezza della primavera...
                    un'indefinita pesantezza
                    mi gravava sul petto,
                    un vuoto infinito mi sentivo nel cuore...
                    ero stanco, avvilito, di malumore.
                    Non so perché, io non avea mangiato,
                    e pure sentendomi sazio come un re
                    digiuno ero come un mendico,
                    chi sa perché?
                    Non avvevo preso parte
                    alle allegre risate,
                    ai parlar consueti
                    degli amici gai o lieti,
                    tutto m'era sembrato sconcio,
                    tutto m'era parso osceno,
                    non per un senso vano di moralità,
                    che in me non c'è,
                    e nessuno s'era curato di me,
                    chi sa...
                    O la sconcezza era in me...
                    o c'era l'ultimo avanzo della purità.
                    M'era, chi sa perché,
                    sembrata quella sera
                    terribilmente pesa
                    la gamba
                    che la buona vicina di destra
                    teneva sulla mia
                    fino dalla minestra.
                    E in fondo...
                    non era che una vecchia usanza,
                    vecchia quanto il mondo.
                    La vicina di sinistra,
                    chi sa perché,
                    non mi aveva assestato che un colpetto
                    alla fine del pranzo, al caffè;
                    e ficcatomi in bocca mezzo confetto
                    s'era voltata in là,
                    quasi volendo dire:
                    "ah!, ci sei anche te".

                    Quando tutti si furno alzati,
                    e si furono sparpagliati
                    negli angoli, pei vani delle finestre,
                    sui divani
                    di qualche romito salottino,
                    io, non visto, scivolai nel giardino
                    per prendere un po' d'aria.
                    E subito mi parve d'essere liberato,
                    la freschezza dell'aria
                    irruppe nel mio petto
                    risolutamente,
                    e il mio petto si sentì sollevato
                    dalla vaga e ignota pena
                    dopo i molti profumi della cena.
                    Bella sera luminosa!
                    Fresca, di primavera.
                    Pura e serena.
                    Milioni di stelle
                    sembravano sorridere amorose
                    dal firmamento
                    quasi un'immane cupola d'argento.
                    Come mi sentivo contento!
                    Ampie, robuste piante
                    dall'ombre generose,
                    sotto voi passeggiare,
                    sotto la vostra sana protezione
                    obliare,
                    ritrovare i nostri pensieri più cari,
                    sognare casti ideali,
                    sperare, sperare,
                    dimenticare tutti i mali del mondo,
                    degli uomini,
                    peccati e debolezze, miserie, viltà,
                    tutte le nefandezze;
                    tra voi fiori sorridere,
                    tra i vostri profumi soavi,
                    angelica carezza di frescura,
                    esseri pura della natura.
                    Oh! com'è bello
                    sentirsi libero cittadino
                    solo,
                    nel cuore di un giardino.
                    -Zz... Zz
                    -Che c'è?
                    -Zz... Zz...
                    -Chi è?
                    M'avvicinai donde veniva il segnale,
                    all'angolo del viale
                    una rosa voluminosa
                    si spampanava sulle spalle
                    in maniera scandalosa il décolletè.
                    -Non dico mica a te.
                    Fo cenno a quel gruppo di bocciuoli
                    che son sulla spalliera,
                    ma non vale la pena.
                    Magri affari stasera,
                    questi bravi figliuoli
                    non sono in vena.
                    -Ma tu chi sei? Che fai?
                    -Bella, sono una rosa,
                    non m'hai ancora veduta?
                    Sono una rosa e faccio la prostituta.
                    -Te?
                    -Io, sì, che male c'è?
                    -Una rosa!
                    -Una rosa, perché?
                    All'angolo del viale
                    aspetto per guadagnarmi il pane,
                    fo qualcosa di male?
                    -Oh!
                    -Che diavolo ti piglia?
                    Credi che sien migliori,
                    i fiori,
                    in seno alla famiglia?
                    Voltati, dietro a te,
                    lo vedi quel cespuglio
                    di quattro personcine,
                    due grandi e due bambine?
                    Due rose e due bocciuoli?
                    Sono il padre, la madre, coi figlioli.
                    Se la intendono... e bene,
                    tra fratello e sorella,
                    il padre se la fa colla figliola,
                    la madre col figliolo...
                    Che cara famigliola!
                    È ancor miglior partito
                    farsi pagar l'amore
                    a ore,
                    che farsi maltrattare
                    da un porco di marito.
                    Quell'oca dell'ortensia,
                    senza nessun costrutto,
                    fa sì finir tutto
                    da quel coglione del girasole.
                    Vedi quei due garofani
                    al canto della strada?
                    Come sono eleganti!
                    Campano alle spalle delle loro amanti
                    che fanno la puttana
                    come me.
                    -Oh! Oh!
                    - Oh! ciel che casi strani,
                    due garofani ruffiani.
                    E lo vedi quel giglio,
                    lì, al ceppo di quel tiglio?
                    Che arietta ingenua e casta!
                    Ah! Ah! Lo vedi? È un pederasta.
                    -No! No! Non più! Basta
                    -Mio caro, e ci posso far qualcosa
                    io,
                    se il giglio è pederasta,
                    se puttana è la rosa?
                    -Anche voi!
                    -Che maraviglia!
                    Lesbica è la vaniglia.
                    E il narciso, quello specchio di candore,
                    si masturba quando è in petto alle signore.
                    -Anche voi!
                    Candidi, azzurri, rosei,
                    vellutati, profumati fiori...
                    -E la violaciocca,
                    fa certi lavoretti con la bocca...
                    -Nell'ora sì fugace che v'è data...
                    -E la medesima violetta,
                    beghina d'ogni fiore?
                    fa lunghe processioni di devozione
                    al Signore,
                    poi... all'ombra dell'erbetta,
                    vedessi cosa mostra al ciclamino...
                    povero lilli,
                    è la più gran vergogna
                    corrompere un bambino
                    -misero pasto delle passioni.
                    Levai la testa al cielo
                    per trovare un respiro,
                    mi sembrò dalle stelle pungermi
                    malefici bisbigli,
                    e il firmamento mi cadesse addosso
                    come coltre di spilli.
                    Prono mi gettai sulla terra
                    bussando con tutto il corpo affranto:
                    -Basta! Basta!
                    Ho paura.
                    Dio,
                    abbi pietà dell'ultimo tuo figlio.
                    Aprimi un nascondiglio
                    fuori della natura!
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