Certi amori sono figli ripudiati: partoriti al buio, per terra, da madri con le mani legate e una benda sulla bocca per soffocare le grida. Restano per terra, in una pozza di sangue di placenta e amnios, luridi di sangue di placenta e amnios, dentro una culla di sangue di placenta e amnios, coi pugni mobili contro il buio a urlare perché nacquero soltanto per morire.
Sei arrivata da me su un carro pieno di sonagli, carico dei frutti più polposi della terra. C'erano le fragole di maggio, il ribes schietto, le piccole more cresciute dolcissime timide tra cespugli di spine. E c'era l'uva nera. E tu eri nel mezzo. Col piede nudo calpestando le frutta, immersa in quel sangue aromatico di terra, tendevi verso me le mani aperte, perché da quel bulbo di carne io potessi bere. Sei arrivata da me come un vento d'oriente speziato di cedro e di cannella, corteccia di mirra, miele di zenzero, bronzo d'Egitto, caldo seno d'odalisca, vapore di samovar. Sei arrivata da me, giusto il tempo di capire, che nient'altro eri che il sogno ad occhi aperti di un'intensa notte d'estate brillante di stelle.
Quando il buon Dio creò l'universo mise il cuore nel palmo e rimase a guardarlo palpitare in silenzio. Poi il buon Dio racchiuse tutto l'universo in un uovo prese la mia sultana e glielo mise nel petto. Così ogni volta che la mia sultana ama si schiude l'universo come in quel primo giorno in cui fu creato il tempo il sole il cielo le stelle la luna il fiore e la mia sultana. Che è la prima di tutte le donne non perché nacque prima di tutte le donne prima perfino a Eva ma perché tutte le donne contiene nel grembo perché la mia sultana è madre è terra è un fiume di lava che tutto travolge che tutto fonde che avanza lento e infuocato che vuoi toccare ma le mani da preservare sono un ostacolo funesto funesto. La mia sultana sta ai piedi della croce con gli occhi più appassionati della terra raccoglie le lagrime di Gesù che muore e non si accorge di me che tolgo la corona di spine. La mia sultana è un pettirosso sulla spalla di un poeta un colibrì ch beve nettare da un fiore un'abbazia imponente in cima a un monte. Percorro l'erta arrancando e mi sorprende il profumo dell'estate che è il profumo della mia sultana odore di ginestra odore di roccia odore di erba selvatica cresciuta tra le rocce. Come un asino procedo in silenzio col capo chino. E nel mio sogno d'amore senza fine porto la mia sultana sulla groppa con un fascio di rose tra le braccia e una corona di ciliegio intorno alle tempie. E la mia sultana è sultana tra i fiori. E si schiude il mio cuore come quel primo giorno in cui fu creato il tempo il sole il cielo le stelle la luna il fiore e la mia sultana.