Poesie inserite da sintagma

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Scritta da: sintagma
Voglio dirti gli ultimi versi
ora che un nuovo amore ti accende
e che questa primavera ti allontana da me
per sempre con il grido di una rondine.
Un cuore di poeta a un cuore di poeta.
Voglio dirti, che ancora sogno
un bambino sdentato che mi sorride
sulle ginocchia.
Ma la mia sedia è vecchia,
la mia stanza troppo vuota e
nemmeno un raggio di sole
filtra dalle finestre.
Questo bambino ride in ombra
a una madre cieca.
Perché come Psiche, tracciai nel buio
i contorni del tuo viso ma non fui paga,
e volli vedere l'amore.
Ma lo scotto per troppo desiderio
fu una meraviglia da deliquio, una lacrima
di candela, l'amore ferito e offeso, e
una freccia conficcata nelle pupille.
Come farò, senza rivedere i tuoi occhi?
Voglio dirti, che quando il glicine
si piega sotto la sua cascata di fiori,
io penso al tuo corpo gravido di dolcezza,
pesante come un grappolo d'uva dalla vite.
Ho vendemmiato i tuoi pensieri con vergini mani,
assaporato le tue parole, che erano canti,
in ascolti pieni di silenzi adoranti.
Così, in qualche modo, ti ho avuto.
Voglio dirti, che come un lombrico,
hai scavato un cunicolo profondo
nell'anima perché il vento potesse
suonarci attraverso; mi hai reso flauto
delle tue melodie.
Vedi, nasciamo nudi e quando moriamo,
siamo pieni di vesti.
Si preoccupano costantemente di vestirsi,
ma io voglio vivere e morire come sono nata: nuda.
Tu mi hai spogliata di difese inutili, esposta
al freddo della verità che ci assidera le mani:
siamo esseri fragili.
Perciò, voglio dirti grazie negli ultimi versi
ora che un nuovo amore ti accende e
che questa primavera ti allontana da me per sempre
con il grido di una rondine.
Non dirmi di essere serena.
Ora voglio solo disperdermi nell'aria
con il fumo di una sigaretta.
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    Scritta da: sintagma

    L'uovo

    Una volta mi
    hai regalato
    un uovo.
    Allora il destino
    parlava
    con la sua lingua
    presaga di
    oracoli.
    Ma ero troppo
    mortale e
    non sentivo
    che il passo
    in affanno
    del mio sguardo
    in corsa
    verso di te,
    il grido
    assordante
    dei polsi che si
    legavano
    in viluppi di arterie
    inestricabili.
    Ero una pianta
    ignara.
    Non sapevo che,
    dentro quell'uovo,
    c'erano colombe
    con il tuo nome,
    pesci che
    guizzavano
    tra le mani,
    migliaia di
    firmamenti
    ardenti,
    lune maestose e quiete,
    dolci risate
    come cascate
    di rondini,
    mare e gabbiani,
    pensieri come
    alberi.
    Non sapevo che,
    dentro quell'uovo,
    c'erano granchi al
    sole.
    Non sapevo che
    dentro quell'uovo,
    c'era rinchiusa la
    materia primordiale
    che ti ha generato, e che
    tu generi.
    Ora so
    che le mie gote
    sono gonfie di
    bocci e che
    dalla bocca
    spunta un ramo
    sul quale i passeri
    si fermano a pulire
    le ali
    e attorno al quale
    vengono a danzare
    le farfalle
    in amore.
    Composta mercoledì 7 aprile 2010
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      Scritta da: sintagma

      Canto della pazzia

      Chi sono io?
      Hai ragione tu
      quando dici che
      sono una folle.
      Sono pazza come
      una falena in volo,
      che ha bisogno
      della piccola luce e
      più si avvicina, e più
      si acceca, e più si acceca,
      e più il volo diventa
      pazzo.
      Perciò, perché sono pazza,
      voglio cantare una pesca
      pazza.
      Getto le reti in un mare
      in burrasca ma la barca
      resta
      e le reti sono
      piene
      di fiori.
      Perché sono pazza,
      voglio cantare la
      meraviglia della
      perdita.
      Perché mi sono persa
      in un campo di grano
      e c'erano giare
      colme
      di frumento e orci
      carichi
      di olio e di vino.
      Pazza qual sono,
      canto la ricchezza del frumento
      che mi scorre tra le mani e il profumo
      dell'olio e del vino che mi ungono
      le tempie.
      Pazza qual sono,
      voglio cantare un gatto
      addormentato
      tra gli orci,
      voglio cantare me,
      che mi abbandono
      tra le spighe.
      Pazza qual sono,
      canto la meraviglia di
      Cerere,
      che rende sapida
      la terra,
      che alimenta
      l'olmo
      sotto il quale
      Orfeo
      modula melodie
      e ammansisce
      le bestie con
      la follia
      sue note delicate.
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        Scritta da: sintagma

        Passione

        "Nelle tue mani rimetto il mio spirito."

        Come posso
        pensarti meno o
        non pensarti
        niente,
        in questo tempo
        santo
        in cui le Madonne
        prostrate
        fecondano la terra
        con il pianto e
        coprono i germogli
        con le lunghe chiome
        disciolte.
        Alla colonna il mio
        corpo bianco,
        sinedrio e sferza le tue parole
        di vetro.
        Percorro scalza
        questo golgota
        con la mia croce
        d'incoscienza, di assenza, di peccato
        e di errore.
        E sulla cima,
        la paura conficca
        il palo nella terra e
        mi scarnifica i palmi
        con chiodi di miseria.
        E tu arrivi, coppa del silenzio
        negli ultimi respiri,
        lupa angelica
        dal dorso di fuoco,
        a mordermi
        teneramente
        il costato,
        da cui, acqua e sangue,
        sgorga
        il fiume divino
        della Poesia.
        Composta venerdì 2 aprile 2010
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          Scritta da: sintagma

          Fineo

          Mi sono seduta sotto il pergolato.
          L'estate arroventava le pietre.
          Le cicale sfregavano l'aria
          con la loro lingua erotica.
          La mosca volava e ronzava
          attorno a un fico spaccato
          come un cuore spaccato.
          La mosca volava e ronzava
          attorno ai grani del fico spaccato.
          Ah, maturazione del fico,
          naturale esplosione per
          eccesso di dolcezza,
          tripudio di dolcezza!
          La brezza portava la salsedine
          del mare sulle labbra arsicce
          assetate di vino.
          E davanti agli occhi prosciugati
          dal sole, mi cibavo di te,
          amore.
          Eri il pane dalla crosta fragrante,
          la caraffa gonfia di argilla bruna
          in cui cantava l'eco del vino
          nell'ombra
          come pozze di acqua
          in cavità sotterranee,
          nettare custodito dal fiore
          al tramonto.
          Versavo in abbondanza,
          ma un fiotto di scorpioni
          correva a nascondersi tra
          le pietre e la sabbia.
          Composta lunedì 15 marzo 2010
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            Scritta da: sintagma

            Pensiero

            Come si può
            schiantare a terra,
            tra le pietre,
            un ramo di pesco
            in fiore?
            Come si può
            calpestare,
            tra le pietre,
            un ramo di pesco
            in fiore?
            Cento passi di uomini,
            migliaia di fiori calpestati.
            Sono la puttana del vento,
            un'immondizia battuta
            ai margini di strada.
            Mi concedo a lui ogni momento,
            senza ragione o risentimento
            ma solo con la speranza
            che mi conduca da te.
            O che mi porti indietro
            la tua voce.
            Composta mercoledì 10 marzo 2010
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              Scritta da: sintagma
              Di te non conosco niente.
              Non conosco neanche il nome di tua madre.
              Tutti questi anni ti hanno custodito gelosamente.
              Come una perla tra le valve, il diamante nella roccia.
              Tu esistevi. Ed io lo ignoravo.
              E sebbene tu sia assolutamente estranea a me,
              sulla mia bocca il tuo nome è un grido che lacera il petto.
              Perché la tua città è una fortezza di dura pietra
              ma io non sono un conquistatore,
              non nascondo spade sotto il mantello,
              soldati in armi nel ventre.
              Io sono piuttosto un mendicante,
              un mendicante che l'amore ha
              riempito di lebbra.
              E fuggivi da me persino
              le tue mani ferite:
              non sapevi che volevo soltanto ascoltare
              il rumore del mare che hai dentro.
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                Scritta da: sintagma
                La carezza profonda delle cose,
                la voce tua
                di ambra e perla,
                miele caldo nell'arido
                fiume
                del mio sangue di
                sabbia,
                mancano
                come la parola
                "mamma"
                sulle labbra
                dell'orfano.
                Lo spazio tra me
                e le mie braccia, dove
                sì imprimeva l'orma
                del tuo grave passo,
                si dilata all'infinito.
                La tua assenza
                pesa,
                amore mio,
                come il cielo grigio
                sulla testa di chi cerca la primavera,
                come il tempo che ci negò
                il tempo
                come l'aurora che non
                condividemmo
                come il vino che
                non ti offrii
                come le parole
                che non ti donai,
                perché un crudele amore
                pose la sua mano spietata
                sulla mia bocca e mi impose
                di tacere mentre mi ubriacava
                di meraviglia.
                Invano afferro le tue dita
                di creta che si sgretolano.
                Frana la terra sotto il mio
                passo perduto,
                pensando che è follia
                dimenticarti,
                amore,
                desiderando di chiuderti gli occhi
                con due baci,
                come se tu fossi terra
                ed io brezza,
                come se fossero fiori di mandorla
                i miei due baci
                e tu il ramo desideroso
                di primavera.
                Composta venerdì 19 febbraio 2010
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                  Scritta da: sintagma
                  Fiore
                  dolce fiore
                  fiore
                  dai petali
                  di vento
                  fiore di porpora
                  e stami
                  d'argento
                  fiore
                  umile
                  fiore
                  alto
                  fiore mio
                  irraggiungibile
                  fiore
                  d'incanto...
                  Povero fiore
                  travolto dalla
                  bufera!
                  Fiore che
                  dispera
                  dispera...
                  La mia mano ti
                  accarezza
                  ma non
                  ti coglie
                  leggera come
                  la brezza
                  delicata come
                  le foglie
                  la mia mano piccola
                  di bimba e di fanciulla
                  la mia mano
                  amore
                  la mia mano
                  la mia mano
                  ti culla.
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