Poesie inserite da Francesca Zangrandi

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Scritta da: Francesca Zangrandi
Cosa siete dunque voi?
Non siete più nulla.
Non sapete più cosa sia l'amore.
Quel tipo di amore che scava qui, nella pancia, dove fa male.
Quell'amore che ti spoglia e giunge dove non ci sono più barriere.
Questo amore conosce tutti i segreti, non quelli detti, ma quelli silenziosi.
Conosce il suono che emanano.
Conosce il rumore, il boato più profondo dell'altra persona.
La fragilità, essere esposti e lasciarsi curare.
Sentire la stessa nudità nell'altro.
Ma questo può accadere solo se prima hai scavato in te, se prima hai guardato e accettato il tuo essere, se sei stata sola e comunque riuscivi a vivere.
Sai cosa vedo in voi?
Vedo due individui che stanno insieme nella loro merda.
Vedo lui che non può aiutare te perché non sa nemmeno come fare ad aiutare se stesso e vedo te che crolli perché non sai aiutare lui e nemmeno te stessa.
Sento il vostro silenzio, non quello superficiale, quello intimo, profondo.
Non vi dite più chi siete forse perché nemmeno voi riuscite più a vedervi.
Siete soli...
Composta venerdì 11 marzo 2011
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    Scritta da: Francesca Zangrandi
    Ricordati che se vivi c'è sempre un motivo.
    Puoi essere la persona più cattiva di questo mondo, o la più buona, però se hanno scelto te un motivo c'è.
    Per tanto tempo ho chiesto risposte al cielo per capire perché esistessero delle persone che ti fanno del male, ti fanno soffrire, e mai... Dico, MAI, una volta una risposta.
    Continuavo a vivere e a soffrire per persone che la mia sofferenza, i miei tagli non li meritavano; eppure se piango e soffro vuol dire che li meritano.
    Poi, ora... Leggendo delle piccole frasi in un diario ho capito.
    Sì, soffro! Lotto! Ma se non avessi mai incontrato voi, persone, non avrei mai sofferto, non avrei mai lottato e sarei mai diventata la persona che sono ora.
    Sarei rimasta così...
    Su un filo senza prove d'equilibrio.
    Grazie, persone,
    grazie per il vuoto,
    grazie per l'abbandono,
    grazie per il tradimento,
    grazie per la cattiveria,
    grazie per farmi scrivere.
    Mi avete ferita ma non quanto io potrei ferire voi, perché se prima a terra c'ero io, un domani ci sarete voi.
    La differenza è che io non farò nulla per farvi cadere come non farò nulla per farvi rialzare.
    Vi chiedo scusa per quando perderete l'equilibrio...
    perché solo in quel momento vi perdonerò.
    Composta sabato 29 settembre 2007
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      Scritta da: Francesca Zangrandi
      Inspira.
      Fai entrare l'aria nei tuoi polmoni e sentine il rumore.
      Sei vivo...
      Inspira.
      Non entra aria.
      Amare...
      Tutti si domandano cosa sia eppure tutti saprebbero dare una definizione a questa parola.
      Ma dove finisce l'amor proprio e inizia l'amore per l'altro?
      Inspira...
      A volte bisogna insegnare a respirare.
      Incredibile no? Quando una persona soffre dimentica le cose più semplici, non riesce più a godere del cibo, del bere, e non sa respirare.
      Abbiamo perso la nostra natura.
      Non riusciamo più a sentire!
      Respiriamo si, ma respiriamo i nostri vuoti, i nostri tormenti.
      Non troviamo più conforto nelle persone che divengono solo specchi indifferenti o impiccioni di quello che noi stessi siamo.
      Li portiamo a combattere contro un'illusione che sembra non ci appartenga finché arriviamo al punto in cui capiamo che siamo noi la nostra illusione e proviamo rabbia per questo... perché lottano contro di noi, per noi.
      Li portiamo a reggere questa illusione a volte odiandoli perché lo fanno.
      Li portiamo a soffrire a combattere le nostre battaglie.
      Impediamo anche a loro di respirare.

      "Cosa vuol dire amare?"
      Inspira... Inspira...
      "Devo insegnarti a respirare."
      Composta lunedì 17 gennaio 2011
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        Scritta da: Francesca Zangrandi
        Non siamo mai stati così vicini.
        Non siamo mai stati così sinceri.
        Sei bloccato dalla rabbia e io ho atteso.
        Ho atteso...
        Atteso...
        Non capivi e non so se hai capito.
        Ma so che mi sono ritrovata sul tuo balcone e che per la prima volta in vita mia ero così incazzata che non riuscivo nemmeno a piangere.
        Sono tornata da te... ti ho aperto il mio cuore... ma sembrava che ancora una volta la tua rabbia ti bloccasse.
        È stato quel momento il mio più grande cambiamento...
        Il momento in cui tu mi hai detto che non cambi e io tra le lacrime... ho risposto...
        "MI DISPIACE MA IO DEVO DIFENDERMI"
        Me ne stavo andando...
        Mi hai seguita...
        Mi hai abbracciata...
        Lo so che vuoi cambiare.
        Composta mercoledì 24 novembre 2010
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          Scritta da: Francesca Zangrandi
          Devo difendermi.
          Nella mia vita ho sempre parlato e ho sempre creduto che le persone ascoltandomi evitassero di ferirmi.
          Ma non possono!
          Non possono proteggermi se io non mi difendo.
          Se non prendo posizioni come persona.
          I valori, i principi, tutto ciò che ci fa innalzare e faticoso da sostenere.
          È faticoso dire a te stessa "sii te stessa e lotta per quello che sei, per far capire chi sei".
          È un confondersi tra dolore e stima di sé.
          Ti ho detto che per il momento dovrai accettare il mio silenzio, quel silenzio che mi devo imporre per difendermi, per allontanarmi e impedirvi di ferirmi.
          Quel silenzio che pochi hanno udito e che voi, amiche, mi avete costretto a usare.
          Tu mi hai detto che non lo accetti ma non capisci che io devo fare così.
          Devo impormi...
          Devo amarmi...
          Non capisci che
          voi ne siete la causa ma l'origine è molto remota.
          Non capite che è l'ennesima mia battaglia e
          non capite che è l'ennesima mia vittoria.
          Composta mercoledì 3 novembre 2010
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            Scritta da: Francesca Zangrandi

            A mia madre

            Non posso fartene una colpa se ero forte.
            Non posso incattivirmi se ho imparato la vita in fretta.
            Non posso più piangere per come sono fatta.
            Mi avete detto troppo spesso quanto sono matura.
            Me lo avete detto quando vivevo la mia maturità come un fardello pesantissimo.
            Ero un'adolescente che si dannava per la sua adolescenza.
            La vivevo pensando di essere troppo matura e che, quindi, questa sofferenza non la poteva creare l'adolescenza.
            Ero arrabbiata... Lo sono stata per tanti anni...
            Ma ora ho capito.
            Non posso più irritarmi se seguivi mio fratello.
            Non posso più marcire dentro se io so analizzarmi.
            Non posso più urlare che voi non c'eravate, che tu non c'eri.
            Perché c'eri...
            Eri sull'orlo del precipizio pronta a prendermi nel caso fossi caduta...
            Ma mamma...
            Non posso più fartene una colpa se io non sono caduta.
            Composta domenica 14 marzo 2010
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              Scritta da: Francesca Zangrandi
              "E allora cosa facciamo?"
              Sapevo di ricadere nel mio ruolo.
              Sapevo chi eri, cosa facevi.
              So chi sono e cosa posso sopportare.
              Per la prima volta vedo in faccia la realtà, non ci costruisco tante favole intorno.
              Vedo me che non posso non essere me stessa e lo accetto.
              Mi vedo con di fronte ancora un'altra realtà che non posso cambiare.
              Vedo me che ha scelto te.
              Ho paura... ti perderò e con te temo di perdere me.
              Mi sto ferendo ma stavolta, purtroppo, ferisco anche te.
              "Sapevi chi ero o no?"
              Si sapevo chi eri, ma ancora una volta il mio inconscio ha dovuto sperimentare la mia tesi: non posso cambiare nessuno.
              Ma ti domando:
              "Sapevi chi ero?"
              Vedo te che scegli me.
              "E ora cosa facciamo?"
              Composta lunedì 11 ottobre 2010
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                Scritta da: Francesca Zangrandi
                Quello che ricorderò di te non saranno i gioielli.
                Non sarà l'eredità.
                Non saranno le ricariche, i vestiti, i soldi...
                Mi ricorderò le favole che mi raccontavi da piccola.
                Mi ricorderò la preghierina che sempre ripeto quando passa l'ambulanza.
                Mi ricorderò le nostre partite a carte e a non ti arrabbiare.
                Mi ricorderò quando la notte ti chiedevo di stare sveglia finché non riuscivo a dormire e tu che lo facevi.
                Ricorderò il mondo che ho visto grazie a te e al nonno.
                Ricorderò le canzoni e i balletti in salotto.
                Ricorderò come mi viziavi, coccolavi, e a volte, di come mi sgridavi.
                Ricorderò l'infanzia che mi hai regalato.
                Ricorderò la mia nonna...

                Non c'è denaro che mi abbracci la notte e stia sveglio con me.
                Non c'è denaro che mi racconti le favole.
                Non c'è denaro che mi regali l'amore...
                Non c'è...
                Composta sabato 25 settembre 2010
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                  Scritta da: Francesca Zangrandi
                  Le persone che sanno chi sei veramente non dubiteranno di te, nemmeno quando le tue azioni saranno a loro confuse.
                  Sapranno che gli "errori" non ti sfiorano, non ti rendono al di sotto di nessuno.
                  Sapranno che la tua persona è sempre la stessa, che i tuoi valori sono intatti.
                  Saranno oneste dandoti contro e oneste standoti vicina.
                  Le persone che ti amano sapranno capire che i tuoi non sono errori...
                  Gli altri, però, ti renderanno la vita difficile...
                  Ti guarderanno con l'intento di giudicarti e non di capirti...
                  Ma tu non farci caso...
                  Vivi la tua vita,
                  guarda solo gli occhi che ti amano...
                  E se un domani saranno quegli occhi a piangere per te,
                  se saranno pieni di dolore,
                  allora, e solo allora, avrai commesso un errore.
                  Composta martedì 14 settembre 2010
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                    Scritta da: Francesca Zangrandi
                    Mi hanno chiesto di starti vicino.
                    Una persona che tiene tanto a te mi ha chiesto di sopportare perché te hai bisogno di qualcuno vicino.
                    Io sono forte ma anche fragile.
                    La tua rabbia mi invade e lo stesso tuo dolore riempie la mia anima.
                    Ho capito la tua persona ma è troppo presto per parlartene.
                    Non so cosa fare... Non so se sono giusta per starti vicino.
                    Non posso essere di nuovo la crocerossina che rinuncia a se stessa per l'altro.
                    Non posso soffrire per rendere sereno te.
                    Non posso portare i tuoi fardelli!
                    Io ho bisogno di amore... Non posso essere il tuo equilibrio.
                    Ci siamo toccati...
                    Ti ho sentito...
                    Ora capisco da cosa è scappato Denis...

                    Il tuo dolore, come il mio, riguarda te ma invade me...

                    Ti voglio bene...
                    Composta domenica 5 settembre 2010
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