Poesie inserite da Marta Emme

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Scritta da: Marta Emme

Sentieri di luce

Merito tanto ne hai,
baldo capitano, che
dritto* (giusto) stai
senza scomporti mai.
E negli intenti fiero
come uno sparviero
quando ritorna pago
dalla sua missione,
ch'è la cacciagione.
Così, tu fremi per la
pacificazione giacché,
per l'uomo, è quello
il punto vero di connotazione
e per te diventata la più
vitale questione. E se il cielo
questo t'ha ispirato
tanto gliene son grato.
Composta venerdì 2 dicembre 2016
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    Scritta da: Marta Emme

    Un canto al cielo

    Dicesti: "il mondo ha bisogno
    di scienza e ragione" e non vedevi*
    (da laico) che entrambe del Signore
    sono espressione. Perché il caso,
    e la necessità, fan parte dello stesso
    disegno, come la probabilità, che
    nel giocare le sue carte, porta alla vita
    meravigliosa in ogni sua più piccola
    parte* (evoluzione). E se anche l'uomo
    è frutto di una fortunata combinazione,
    in grazia di una naturale selezione,
    essa è pur determinata da un ordine
    imposto da nostro Signore. Così l'uomo
    or deve dimostrare di essere all'altezza
    della situazione: usar lo scibile potente,
    prodotto meraviglioso della sua mente,
    e render onore al fantastico creatore,
    con la ricerca* (di verità) nel cuore, proteso
    verso una conoscenza superiore, ma
    sempre vivendo nel bene profondo dell'amore.
    Come te, che ne sei stato generoso cultore.
    Composta martedì 15 novembre 2016
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      Scritta da: Marta Emme

      Qualcosa di miracoloso

      Nella distruzione totale
      del sisma dell'Italia centrale*
      (Norcia, 30-10-2016),
      niente, sulla pelle della gente,
      ha potuto il male,
      e ogni vita umana s'è saputa
      salvare: per forza,
      c'era San Benedetto, lì,
      a vigilare! Un santo
      di cui l'Europa* (ne è patrono)
      non si fa vanto, rinnegando
      le sue radici* (cristianesimo),
      con le preci come inutili appendici.
      Composta martedì 1 novembre 2016
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        Scritta da: Marta Emme

        Un mare di guai

        Chi la storia * (esodo)
        non sa gestire
        sarà la realtà
        a farlo rabbrividire.
        Ma i politici e i potenti
        tanto non san capire
        o se ne fregano da morire.
        Per inciso:
        i disastri che alle colonie *
        (d'Africa) han apportato
        Paesi che oggi han
        la puzza sotto il naso*
        (vs migranti) insieme
        al cielo inquinato e riscaldato
        da un sistema collaudato*
        (industrie...) han reso, lì,
        un ambiente deturpato
        e più affamato che pur
        con l'ignoranza le guerre
        ha fomentato. E, ora,
        all'Italia un esodo biblico
        si pretende sia accollato!
        E profittando di esser
        meglio posizionato, c'è chi
        si barrica per non essere
        importunato. Così,
        alla luce della razio,
        viene assicurato, e si vuole
        legalizzato, un sopruso,
        dicasi pur reato dall'etica
        codificato, che viaggia
        sulla pelle del diseredato
        e di un Paese* (Italia)
        che, dunque, si trova incasinato:
        perché per il migrante
        è il meno distante e si può
        raggiungere pur con un
        fatiscente natante. È vero,
        a certi Signori* (Stati Europei)
        mancano i coglioni* (coraggio)
        così agiscono male e poiché
        in zucca non han sale
        disattendono a un'opera*
        (sviluppo equo) diventata
        cruciale, per inseguir ancora
        l'interesse proprio particolare.
        Eppur urge abbandonare
        un'ottica primordiale
        e con saggezza all'inverosimile
        reclamare un nuovo assetto
        globale che possa le persone
        considerare. E se la mia
        voce è sbagliata, scusate,
        mi son appena svegliata.
        Composta giovedì 6 ottobre 2016
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          Scritta da: Marta Emme

          Sacripante

          Non si dican meschini
          i cristiani pellegrini* (fedeli)
          che al migrante, si pensa,
          guardino con occhio distante.
          Così non è, sacripante!
          È che, nella fede, giustizia
          voglion realizzare e un
          mondo ove viver in patria
          sia normale. Credon
          lo si debba molto forte
          reclamare nel consesso
          internazionale, che è stato
          responsabile di
          questo tempo follemente
          instabile. Intanto
          nelle prediche alte e pie
          un'esigenza così vitale
          neanche si va a menzionare,
          pur se è diritto
          del "prossimo mio"
          la propria terra abitare
          ove poter anche naufragare.
          E tale è la lettura che,
          quest'oggi, do io
          nella prospettiva in cui
          vedo Dio. Sicché
          lavoro e benessere devon
          raggiunger proprio tutti,
          sennò siamo come
          struzzi, e non sia mai
          che per rifuggire dalla guerra
          poniam la testa sotto terra.
          Grandi fratelli costruiscono
          ponti solidi e belli dove
          a ogni estremo si sta
          bene in senso pieno.
          Ed è, la mia, solo
          una voce tra le tante
          e pazienza se è arrogante
          con chi è poco lungimirante,
          sacripante!
          Composta sabato 16 luglio 2016
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            Scritta da: Marta Emme

            Séisme à l'italienne

            Costì c'è poco da dire...
            si usa la libertà
            per a fondo ferire.
            Allor dirò a muso duro
            che quella vignetta
            è una grande
            presa per il culo,
            che fa pena un bel mazzo
            perché neanche è
            uno strapazzo* (satira).
            Serve solo a far cassetta
            generare tanta ebbrezza*
            (attenzione). In fondo,
            cavalcar luoghi comuni
            è il peggiore dei costumi
            quando non ci sono
            accesi lumi.
            Composta domenica 4 settembre 2016
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              Scritta da: Marta Emme

              O Dio!

              Un cuore che non ha amore
              impara a odiare.
              Sarà il suo operare, poi,
              a precipitarti addosso,
              con una furia inaudita
              o con sottile ingegno,
              profittando delle tue debolezze.
              E non par una sfida
              alla tua nobiltà
              tanta penosa crudeltà.
              Ma se amor avrai
              fender non dovrai;
              così, serenamente,
              soppesar saprai
              e tanto onore
              con bontà ricambierai.
              Composta mercoledì 10 agosto 2016
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                Scritta da: Marta Emme

                Regola aurea

                "Ora et labora" è ancora
                il miglior antidoto
                alla devastazione che
                portano tutte le povertà*
                (morali e sociali).
                "Labora"... qui si conta
                il futuro dell'umanità,
                se chi ne ha facoltà
                non creerà ovunque
                tale opportunità; ch'è
                necessità, perché il mondo
                sempre più è una
                grande comunità dove
                l'impegno dev'esser
                la normalità.
                "Ora"... nel modo
                per ciascun più congeniale
                perché vinca la solidarietà
                con la bontà nell'operare,
                e sia la voce
                un potente strumento
                che ciò possa veicolare.
                Composta domenica 5 giugno 2016
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                  Scritta da: Marta Emme

                  L'inchino

                  Si snoda a passi lenti
                  la processione, nel corso,
                  per rendere omaggio
                  alla santità che ora da li
                  parla al popolo di Dio.
                  L'ascolto è flebile e composto
                  e nel coro nessuno
                  resta indietro, come
                  alle arie devote eseguite
                  dalla banda paesana
                  col cadenzato incedere;
                  eppur distratto si,
                  per il mormorio
                  che dal corteo sale. Tanto
                  che il potere dell'eletto* (fedele)
                  più non pare render onore
                  alla pia immagine soltanto,
                  ma assoggezione singolare
                  alla tribuna dell'insulso
                  che fermar attende
                  confuse taccole gracchianti
                  asservite nell'atto dell'inchino.
                  Non è insolito che si faccia
                  l'uomo comperar; non parimenti
                  alcun piegherà la verità
                  alle brame del potere.
                  E allor nell'antiinferno
                  dell'ignavia sprofonderà
                  chi d'uomo non riconosce
                  identità; giacché ben si sa
                  che Acqua Santa e Diavolo
                  son differenti entità,
                  ed entrambe non
                  si possono venerare.
                  Composta giovedì 2 giugno 2016
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