Scritta da: Marta Emme
in Poesie (Filastrocche)
Cervello piccino non vede più in là del suo nasino, così, nel bene che gli fai, sa vedere solo guai, per come, e, siccome, il suo ego non è soddisfatto mai.
Composta venerdì 8 dicembre 2017
Cervello piccino non vede più in là del suo nasino, così, nel bene che gli fai, sa vedere solo guai, per come, e, siccome, il suo ego non è soddisfatto mai.
È arrivato (Abidjan 28,29,30-12-2017) il
padrone dei padroni (Macron-Francia) e
tutti belli attenti alle sue orazioni e nelle
conversazioni, ricche di accativanti
sfondoni (anche sul suo neocolonialismo).
Vedi come sta lì ad affabulare, ma via,
mandatelo, o giovani africani, a cagare!
Perchè la sua politica (presenza francese),
lì, fa scappare tutti e andar così a morir
tra i flutti. Fin ad alzar, poi, le barricate (ai
suoi confini), bell'amico! Bravo a raccontar le
cavolate. Come quella che nel suo pensiero
sempre state; mentre vede solo sè, aihmè,
così pimpante e marpione com'è. Oppure
schiavi e sottomessi, nei costumi feriti e
dimessi (nuova politica coloniale). Infine
l'Italia paga il conto (migranti) di questo
signore non esattamente tonto. Alleluia e
Osanna! Ma mandatelo a farsi una soporifera
canna! Alzate dunque il tiro (Africa) e mai più
qualcosa è da firmar con la sua biro (alle
sue condizioni). E questo che dico è solo
perchè lo sfruttamento e l'abuso maledico
e perchè il bene in Africa abbia finalmente
il suo partito.
I freddi calcolatori* (Olanda e paesi
del Nord Europa) han da fare i conti
con dei frizzichelli* (pungenti) e acuti
cantautori* (la sottoscritta) che a
dir non han riguardo che al vostro
tergo, e solo, dovete voltar lo
sguardo se avete raggiunto il
prestigioso traguardo* (sede EMA in
Amsterdam). Ben sapete infatti che
la dea bendata* (fortuna) è cieca e
che non ha una tanto prestigiosa
biblioteca* (cultura) così, alla vittoria,
raccomanda sempre il culo e non la
gloria* (meriti). Siamo abituati che in
Europa il bene comune non ha
costume e, così, si pensa: con
nessun riguardo alla coscienza.
Perché il mediterraneo fa paura e lo
testimonia l'aver posto queste nuove
possenti mura* (con posizione a nord
dei vertici europei). Così la sede* (in
Amsterdam) che non avete* (per
accogliere EMA) or dovete costruire
e a vostre spese, è imperativo dire,
e, bene bene è da pretender* (Italia)
nell'interloquire* (con l'Europa), che
è il minimo, semmai, da garantire*
(alias Pirellone), ma siccome finirà
tutto a tarallucci e vino* (pacche sulle
spalle), pur se i conti non torneranno
neanche un pochino, per esprimer il
suo pensiero s'alza in alto il dito
medio e oltre non vi tedio, giacché
all'esser presuntuosi proprio non c'è
rimedio.
Il male è da curare alla radice
e questo non è proprio
un'appendice, giacché dove
crescono i bubboni si fan
d'oro i mascalzoni* (microbi);
ma se, chi cura, ha poche
diottrie, allor, si può ben
confonder nell'imbroccar
le vie* (soluzioni).
Come membra protese ad abbracciar
l'umano, ovunque lo sguardo si voglia
posar; come respiro del cielo; come
essenza di preziosi tesori, i colori,
dono del giorno, riposo nella notte
fitta di oscuri sentieri. Son loro, le
piante, che ci conducon lontano e ci
porgon le generose fronde, col fiato
che danno. Ecco che sono, e più non
ci sono, e restan, dei rami nodosi e
sinuosi e annosi, neri e scheletrici
carboni, usciti dalle fiamme stringenti
feroci; così, mentre schioccava forte il
dolore, la linfa esalava nel cielo
spettrale. E fumo e demenza restavan
soltanto nell'aria acre e desolata di
struggente passione nel contemplar
il male di essere stolto. Allor, se si
vuole una natura brulla* (piromani),
la politica non sia grulla e i boschi
bruciati non sian ripiantati. In cento
anni ricresceranno, siccome tanto è
stato il danno, e quelli che han furia
aspetteranno. Alla natura lasciam
fare ed è questa la lezione e l'unica
che dobbiamo dare, per contrastar
le mire di chi rimane allor così: nel
sacco con le pive. Ma com'è amaro,
di questo, dire.
Questo è un pensiero per l'Africa
e un elogio a uno stile, quello
della formica, che non molla mai
nonostante la fatica e di un lupo*
(lupo Alberto) che non ci fa ma ci
sta, ad aver quei connotati - onesto,
pacifista, solidale, spiritoso,
ambientalista e pur se sfigato
anche assai determinato - connotati
che spesso non ha l'umanità, 'sì che
tanto simpatico lo fanno diventar.
Minniti lo promuoverei, dato la
recente missione che ha virato la
situazione* (sbarchi), e in Europa lo
manderei, per dipanare la questione
degli stati mascalzone, quelli che
con una mano danno* (aiuti
umanitari) e con altre centomila
male fanno, saccheggiando le
nazioni d'Africa che non avendo
ancor di sé coscienza, con grande
impazienza, non san mandare in
culo chi ancor oggi gli brucia il futuro.
Insomma quei potenti* (multinazionali
e stati neocolonialisti), meschini e
furbacchioni, coi soldi nei gran
testoni, son da strapazzar e semmai
declassar per far fruttificar nel
continente* (Africa) le risorse di cui
tanto si profittan quelle persone
chionze* (sgraziate di animo). Così
dell'Africa l'emancipazione è la sola
strada per la sua affermazione, nella
consapevolezza di esser parte vitale
del Pianeta e di se stessi la salvezza
da chi li sfrutta con'sì bestiale
scelleratezza. Far lievitar ciò è la
vera sfida e una grande prodezza, per
chi ha davanti tanta monnezza. Una
strategia da tentare è questa, per
salvare almeno quel che resta; e che
l'uomo, lì, promuove dove vive e
dove viver vuole. Con tenacia* (lupo
Alberto) e pazienza* (formica) alla
massima potenza. Minniti dà fiducia,
non è uno che s'approfitta o s'indugia.
Ma se ho preso un abbaglio,
considerate questo discorso a mò di
raglio e allor mi aggiusterò la voce
mangiando un capo d'aglio, che mi
riconcili col mio sbaglio.
A sbagliare mossa si può perder
la partita o rompersi le ossa, ma
tornare indietro credo proprio non
si possa. Allor si dirà che col senno
di poi siamo tutti eroi, oppur che
la fretta non si fa i fatti suoi* (è
cattiva consigliera).
Chi si crogiola sugli allori
è già dal futuro tagliato fuori
e ciò che si ammantava d'oro
diventa un tonfo sonoro,
come è vero che non è
conquistar solo le cose,
quanto farle fiorir come le
rose l'impresa d'eccelso
valore, senza niente toglier a
l'esser stato personaggio
tenace e prode.
Il passato oggi scorre nel mio cuore,
e son io l'autore. E allor si gonfia di
tenerezza e l'anima mi carezza,
come fosse una dolce brezza.
Coi miei sbagli, coi miei errori, eppur
sempre in pista* (coerente) e mai
fuori. Quel passato che mi ha reso
come sono, che ogni giorno mi
perdono* (di non essere perfetta), ma
a nessuno mai mi paragono* (mi
contento), perché in fondo unica io sono.
E sarà perché mai ad alcuno ho ceduto
il trono* (il potere di essere), che la vita
mi ha dato come dono.
Ma quale enfant prodige! *
(Sebastian Kurz) Bravo sì,
a arrufianarsi le persone che
amano smodatamemte sol
la loro nazione* (Austria).
Ma non è oggi, piuttosto il
futuro la vera sfida, quella
che l'enfant prodige non ha
capita. E di prodige ha poco
giacché pensa solo in loco:
che la partita sia lì, giocata,
dove la nazione è confinata*
(sui confini: chiusi). Non è di
questi politici che ha bisigno
il mondo, ma di chi vede le
cose nel più profondo, con
la solidarietà, semmai, come
sfondo. Le diversità vanno
fatte fruttificar, e così, si
devon fronteggiar le difficoltà
del terzo mondo*
(desertificazione, sfruttamento
...) per costruire un futuro a
tutto tondo* (per tutti). Che non
è dell'altro mondo* (impossibile).
E per non capire niente, per me,
colui* (Kurz) è proprio
deprimente* (delle ragioni
dell'Africa), ma quella tanta
gente* (africani e non solo) prima
o poi presenta il conto e sarà
allora senza fare alcuno sconto,
neanche ai nostri figli* (incolpevoli)
che pagheran l'ammonto* (tensioni
tremende).