Il sole dei vecchi è un sole stanco. Trema come una stella e non si fa vedere, ma solca le acque d'argento Dei notturni favori E tu che hai le mani piene d'amore per i vecchi Sappi che sono fanciulli
Quando ti bacio non è solo la tua bocca non è solo il tuo ombellico ... non è solo il tuo grembo che bacio Io bacio anche le tue domande e i tuoi desideri bacio il tuo riflettere i tuoi dubbi e il tuo coraggio.
Il tuo amore per me e la tua libertà da me il tuo piede che è giunto qui e che di nuovo se ne va io bacio te così come sei e come sarai domani e oltre e quando il mio tempo sarà trascorso.
Ogni giorno mi sveglio nuovamente dal sonno come fosse l'ultima volta. Che cosa mi aspetti non lo so e forse è deducibile da ciò che nulla mi aspetta. La nuova primavera è come quella passata. So cos'è maggio ma non ci faccio caso non distinguo il confine fra giorno e notte. Di notte fa soltanto più freddo e il silenzio è lo stesso. Sento voci di uccelli al mattino mi addormento facilmente per il grande affetto che provo per loro. Chi mi è caro non è qui e forse non esiste neppure. Passo da un giorno all'altro dal giorno alla notte come una piuma che l'uccello non si accorge di perdere.
Da anni più nessuno si è occupato del giardino. Eppure quest'anno – maggio, giugno – è rifiorito da solo, è divampato tutto fino all'inferriata – mille rose, mille garofani, mille gerani, mille piselli odorosi – viola, arancione, verde, rosso e giallo, colori... tanto che la donna uscì di nuovo a dare l'acqua col suo vecchio annaffiatoio di nuovo bella, serena, con una convinzione indefinibile. E il giardino la nascose fino alle spalle, l'abbracciò, la conquistò tutta; la sollevò tra le sue braccia. E allora, a mezzogiorno in punto, vedemmo il giardino e la donna con l'annaffiatoio ascendere al cielo e mentre guardavamo in alto, alcune gocce dell'annaffiatoio ci caddero dolcemente sulle guance, sul mento, sulle labbra.
Che tu voglia fermarti da me dove è tanto oscura la mia vita e fuori le stelle si affrettano e tutto è uno scintillio, che tu conosca della vita un centro del movimento, fa di te e del tuo Amore per me, uno spirito buono. Nella mia oscurità percepisci la stella tanto nascosta. Con il tuo Amore mi ricordi il dolce cuore della vita.
Un miracolo comune: l'accadere di molti miracoli comuni.
Un miracolo normale: l'abbaiare di cani invisibili nel silenzio della notte. Un miracolo fra tanti: una piccola nuvola svolazzante, che riesce a nascondere una grande pesante luna. Più miracoli in uno: un ontano riflesso sull'acqua e che sia girato da destra a sinistra, e che cresca con la chioma in giù, e non raggiunga affatto il fondo benché l'acqua sia poco profonda. Un miracolo all'ordine del giorno: venti abbastanza deboli e moderati, impetuosi durante le tempeste. Un miracolo alla buona: le mucche sono mucche. Un altro non peggiore: proprio questo frutteto proprio da questo nocciolo. Un miracolo senza frac nero e cilindro: bianchi colombi che si alzano in volo. Un miracolo – e come chiamarlo altrimenti: oggi il sole è sorto alle 3,14 e tramonterà alle 20.01 Un miracolo che non stupisce quanto dovrebbe: la mano ha in verità meno di sei dita, però più di quattro. Un miracolo, basta guardarsi intorno: il mondo onnipresente. Un miracolo supplementare, come ogni cosa: l'inimmaginabile è immaginabile.
Non lascio che neanche un singolo fantasma del ricordo svanisca con le nuvole, ed è la mia perenne consapevolezza del passato che causa a volte il mio dolore. ma se dovessi scegliere tra gioia e dolore, non scambierei i dolori del mio cuore con le gioie del mondo intero.