Bene, figliolo, te lo dirò: la vita per me non è stata una scala di cristallo. Ci furono chiodi e schegge ed assi sconnesse, e tratti senza tappeti sul pavimento nudi. Ma per tutto il tempo seguitai a salire e raggiunsi i pianerottoli, e voltai angoli e qualche volta camminai nel buio dove non era spiraglio di luce. Così, ragazzo, non tornare indietro. Non fermarti sui gradini perché trovi ardua l'ascesa. Non cadere ora perché io vado avanti, amor mio, continuo a salire e la vita per me non è stata una scala di cristallo.
La cosa più superba è la Notte, quando cadono gli ultimi spaventi e l'anima si getta all'avventura. Lui tace nel tuo grembo come riassorbito dal sangue, che finalmente si colora di Dio e tu preghi che taccia per sempre, per non sentirlo come rigoglio fisso fin dentro le pareti.
Lamentele infime e triviali, costantemente ripetute, possono far ammattire un santo, per tacere di un bravo ragazzo qualunque (me) e il peggio è che chi si lamenta nemmeno si accorge di farlo a meno che non glielo dici, e perfino se glielo dici non ci crede. E così non si conclude niente ed è solo un altro giorno sprecato, preso a calci, mutilato mentre il Buddha siede nell'angolo e sorride.
Un miracolo comune: l'accadere di molti miracoli comuni.
Un miracolo normale: l'abbaiare di cani invisibili nel silenzio della notte. Un miracolo fra tanti: una piccola nuvola svolazzante, che riesce a nascondere una grande pesante luna. Più miracoli in uno: un ontano riflesso sull'acqua e che sia girato da destra a sinistra, e che cresca con la chioma in giù, e non raggiunga affatto il fondo benché l'acqua sia poco profonda. Un miracolo all'ordine del giorno: venti abbastanza deboli e moderati, impetuosi durante le tempeste. Un miracolo alla buona: le mucche sono mucche. Un altro non peggiore: proprio questo frutteto proprio da questo nocciolo. Un miracolo senza frac nero e cilindro: bianchi colombi che si alzano in volo. Un miracolo – e come chiamarlo altrimenti: oggi il sole è sorto alle 3,14 e tramonterà alle 20.01 Un miracolo che non stupisce quanto dovrebbe: la mano ha in verità meno di sei dita, però più di quattro. Un miracolo, basta guardarsi intorno: il mondo onnipresente. Un miracolo supplementare, come ogni cosa: l'inimmaginabile è immaginabile.
Credo d'averti visto in sogno prima di conoscerti, tali sono le precognizioni d'Aprile prima della pienezza primaverile.
La visione avuta da te non è venuta quando tutto era impregnato dal profumo del sal fiorito, quando lo scintillare del fiume al tramonto aggiungeva una frangia al biondeggiare della sabbia, quando i frastuoni dei giorni estivi vagamente s'intrecciavano?
Sì, ironica e sfuggente è stata la visione che ho avuto del tuo viso, in ore evase da ogni realtà!
Ho sognato che lei, seduta vicino al mio letto, mi sollevava dolcemente con le mani i capelli, facendomi sentire la gentilezza delle sue dita. Guardavo il suo viso, lottando con le lacrime che mi offuscavano lo sguardo, finché il languore delle sue dolci parole mi fermò il sogno, come una luce iridescente.
Il vino sa vestire di un prodigioso lume la stamberga peggiore e fabbricare portici di fiaba con le spume del suo rosso vapore come un sole cocente che splenda fra le brume.
Mia madre gemette, mio padre pianse, nel periglioso mondo balzai, impotente, nudo, lamentandomi forte, come un fantasma nascosto in una nube.
Lottando nelle mani di mio padre, agitandomi contro le bende che dovevano avvolgermi, legato e stanco, ritenni la cosa migliore il ripiegarmi sul petto di mia Madre.
La vita sarebbe forse più facile se io non ti avessi mai incontrata.
Meno tristezza ogni volta che dobbiamo separarci, meno paura della prossima separazione e di quella che ancora verrà.
E anche poco di quella nostalgia impotente, che quando non ci sei vuole l"impossibile e subito, fra un istante e che poi poiché non è possibile, resta turbata e respira a fatica.
La vita sarebbe forse più facile se io non ti avessi incontrata.