Le migliori poesie inserite da mor-joy

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Scritta da: mor-joy

Eterna presenza

Non importa che non ti abbia,
non importa che non ti veda.
Prima ti abbracciavo,
prima ti guardavo,
ti cercavo tutta,
ti desideravo intera.
Oggi non chiedo più
né alle mani, né agli occhi,
le ultime prove.
Di starmi accanto
ti chiedevo prima,
sì, vicino a me, sì,
sì, però lì fuori.
E mi accontentavo
di sentire che le tue mani
mi davano le tue mani,
che ai miei occhi
assicuravano presenza.
Quello che ti chiedo adesso
è di più, molto di più,
che bacio o sguardo:
è che tu stia più vicina
a me, dentro.
Come il vento è invisibile, pur dando
la sua vita alla candela.
Come la luce è
quieta, fissa, immobile,
fungendo da centro
che non vacilla mai
al tremulo corpo
di fiamma che trema.
Come è la stella,
presente e sicura,
senza voce e senza tatto,
nel cuore aperto,
sereno, del lago.
Quello che ti chiedo
è solo che tu sia
anima della mia anima,
sangue del mio sangue
dentro le vene.
Che tu stia in me
come il cuore
mio che mai
vedrò, toccherò
e i cui battiti
non si stancano mai
di darmi la mia vita
fino a quando morirò.
Come lo scheletro,
il segreto profondo
del mio essere, che solo
mi vedrà la terra,
però che in vita
è quello che si incarica
di sostenere il mio peso,
di carne e di sogno,
di gioia e di dolore
misteriosamente
senza che ci siano occhi
che mai lo vedano.
Quello che ti chiedo
è che la corporea
passeggera assenza,
non sia per noi dimenticanza,
né fuga, né mancanza:
ma che sia per me
possessione totale
dell'anima lontana,
eterna presenza.
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    Scritta da: mor-joy

    Rinascita

    Da anni più nessuno si è occupato del giardino.
    Eppure
    quest'anno – maggio, giugno – è rifiorito da solo,
    è divampato tutto fino all'inferriata – mille rose,
    mille garofani, mille gerani, mille piselli odorosi –
    viola, arancione, verde, rosso e giallo,
    colori... tanto che la donna uscì
    di nuovo
    a dare l'acqua col suo vecchio annaffiatoio
    di nuovo bella,
    serena, con una convinzione indefinibile.
    E il giardino
    la nascose fino alle spalle, l'abbracciò,
    la conquistò tutta;
    la sollevò tra le sue braccia. E allora, a mezzogiorno
    in punto, vedemmo
    il giardino e la donna con l'annaffiatoio
    ascendere al cielo
    e mentre guardavamo in alto, alcune gocce
    dell'annaffiatoio
    ci caddero dolcemente sulle guance, sul mento,
    sulle labbra.
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      Scritta da: mor-joy

      Come ti si dovrebbe baciare

      Quando ti bacio
      non è solo la tua bocca
      non è solo il tuo ombellico
      ... non è solo il tuo grembo
      che bacio
      Io bacio anche le tue domande
      e i tuoi desideri
      bacio il tuo riflettere
      i tuoi dubbi
      e il tuo coraggio.

      Il tuo amore per me
      e la tua libertà da me
      il tuo piede
      che è giunto qui
      e che di nuovo se ne va
      io bacio te
      così come sei
      e come sarai
      domani e oltre
      e quando il mio tempo sarà trascorso.
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        Scritta da: mor-joy

        Dal cassetto

        Volevo appenderla a un muro della stanza.

        Ma l'umidità del cassetto l'ha guastata.

        Non la metto in un quadro questa foto.

        Dovevo conservarla con più cura.

        Queste le labbra, questo il viso...
        ah, per un giorno solo, per un'ora
        solo tornasse quel passato.

        Non la metto in un quadro questa foto.

        Mi fa soffrire vederla così guasta.

        Del resto, se anche non fosse guasta,
        che fastidio badare a non tradirmi...
        una parola, o il tono della voce...
        se mai qualcuno mi chiedesse chi era.
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          Scritta da: mor-joy

          Il cielo è di tutti

          Qualcuno che la sa lunga
          mi spieghi questo mistero:
          il cielo è di tutti gli occhi
          di ogni occhio è il cielo intero.
          È mio, quando lo guardo.
          È del vecchio, del bambino,
          del re, dell'ortolano,
          del poeta, dello spazzino.
          Non c'è povero tanto povero
          che non ne sia il padrone.
          Il coniglio spaurito
          ne ha quanto il leone.
          Il cielo è di tutti gli occhi,
          ed ogni occhio, se vuole,
          si prende la luna intera,
          le stelle comete, il sole.
          Ogni occhio si prende ogni cosa
          e non manca mai niente:
          chi guarda il cielo per ultimo
          non lo trova meno splendente.
          Spiegatemi voi dunque,
          in prosa od in versetti,
          perché il cielo è uno solo
          e la terra è tutta a pezzetti.
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            Scritta da: mor-joy

            Senza una data da ricordare

            Senza una data da ricordare
            né un luogo ben preciso da indicare
            ecco che arriva la dimenticanza.

            Silenziosa
            come un morto che galleggia sul fiume,
            lontana, ineluttabile
            come può essere solo il destino:

            come un'ampia zona buia,
            o una scultura perfetta,
            come una faccia senza lineamenti,
            senza sguardo. È così che arriva.

            Si crea una sera, all'improvviso,
            lasciandoci stupefatti,
            senza un'esclamazione, senza un grido.
            Ci rendiamo conto semplicemente che è nata.

            E ora mi chiedo:
            in quale istante, fra i molti istanti,
            in quale giorno, fra i molti giorni
            tu mi hai dimenticato?
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              Scritta da: mor-joy

              In me

              In me c'è qualcosa di rotto.
              Sono come l'orologio che si ferma
              poco dopo averlo caricato,
              come il piatto incrinato che non torna
              nuovo se anche
              lo incolli con cura.
              In me c'è qualcosa di schiacciato.
              Sono come il tubetto di dentifricio
              quando nulla ne esce
              se anche lo premi,
              come la pallina da ping-pong ammaccata
              che non può tenere più in gioco
              nemmeno un buon giocatore.
              Ci sono oggetti distrutti e schiacciati
              dal principio, senza motivo, in me:
              l'ombrello che non sta aperto, il violino
              fuori uso e i sandali coi cinturini rotti,
              il rubinetto intasato, il flauto
              sfiatato, la lampada consumata.
              Eppure non mi perdo di morale,
              l'ira non mi trascina, né mi tormento
              come una volta, anzi mi auguro
              di potermi riempire
              di quelle cose inutili,
              restando distrutto e schiacciato,
              in questo trovando il mio orgoglio.
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                Scritta da: mor-joy

                Insonnia

                La Luna nello specchio del comò
                guarda milioni di miglia lontano
                (e forse con orgoglio, a se stessa,
                ma non sorride, non sorride mai)
                via lontano lontano oltre il sonno,
                o forse è una che dorme di giorno.
                Se l'Universo volesse abbandonarla,
                lei gli direbbe di andare all'inferno,
                e troverebbe una distesa d'acqua
                o uno specchio, sul quale indugiare.
                Tu dunque metti gli affanni in un sacco
                di ragnatele e gettalo nel pozzo
                nel mondo alla rovescia dove
                la sinistra è sempre la destra,
                dove le ombre in realtà sono corpi,
                dove restiamo tutta la notte svegli,
                dove il cielo ha tanto poco spessore
                quanto è profondo il mare e tu mi ami d'amore.
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