Scritta da: Rosarita De Martino
in Poesie (Poesie personali)
Benessere
Oggi, benessere
dell'essere,
quale linfa di luce,
inonda
una ritrovata
giovinezza dello spirito,
che rifiorisce
in cuore disarmato.
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Oggi, benessere
dell'essere,
quale linfa di luce,
inonda
una ritrovata
giovinezza dello spirito,
che rifiorisce
in cuore disarmato.
Un raggio di sole,
rifrangendosi
nell'onda spumeggiante
ritorna a me
in alito di vita.
In questo meriggio settembrino,
nella campagna di Mongibello,
tre farfalle colorate,
simili a variopinti fiori volanti,
volteggiano leggiadre
posandosi poi sul rustico muretto
adornato dalle violacciocche viola.
Da tempo lontano
troneggia nel mio giardino
lussureggiante palma
e gli uccelli v'intrecciano
liete canzoni.
Ma oggi percepisco
un inquietante,
continuo scricchiolio:
lento, sonoro, sibilante,
simile a vento di tempesta.
Mi avvio inquieta
verso la mia luce di verde,
ma improvviso schianto rumoroso
mi ferma.
Impotente, attonita
guardo l'immane scempio:
la mia palma amica
giace inerte
e non sorride più
la ricca chioma.
Ora cinguettii d'uccelli
formano corona
intonando per lei
l'ultimo canto d'amore.
Io, con volo di pensiero,
l'abbraccio e premurosa
depongo
nel giardino del mio cuore
la sua verdeggiante bellezza.
Santa Maria, Vergine della notte,
noi t'imploriamo di starci vicino
quando incombe il dolore,
irrompe la prova,
sibila il vento della disperazione,
e sovrastano sulla nostra esistenza
il cielo nero degli affanni,
o il freddo delle delusioni
o l'ala severa della morte.
Liberaci dai brividi delle tenebre.
Nell'ora del nostro calvario,
Tu, che hai sperimentato l'eclissi del sole,
stendi il tuo manto su di noi,
sicché, fasciati dal tuo respiro,
ci sia più sopportabile
la lunga attesa della libertà.
Alleggerisci con carezze di Madre
la sofferenza dei malati.
Riempi di presenze amiche e discrete
il tempo amaro di chi è solo.
Spegni i focolai di nostalgia
nel cuore dei naviganti,
e offri loro la spalla,
perché vi poggino il capo.
Preserva da ogni male i nostri cari
che faticano in terre lontane e conforta,
col baleno struggente degli occhi,
chi ha perso la fiducia nella vita.
Ripeti ancora oggi
la canzone del Magnificat,
e annuncia straripamenti di giustizia
a tutti gli oppressi della terra.
Non ci lasciare soli nella notte
a salmodiare le nostre paure.
Anzi, se nei momenti dell'oscurità
ti metterai vicino a noi
e ci sussurrerai che anche Tu,
Vergine dell'Avvento,
stai aspettando la luce,
le sorgenti del pianto
si disseccheranno sul nostro volto.
E sveglieremo insieme l'aurora.
Così sia.
Improvvisa,
inattesa
nuova giovinezza
mi rifiorisce
dentro
e arrivo a tre metri
sopra il cielo.
Il nostro antico
sentiero dell'amore
oggi è infestato
da spine di lontananze,
ma io ricerco ancora
la collina dorata
dal sole della gioia.
Riparto
In tormentoso travaglio
verso la mia casa dell'amore.
Attraverso
valli solitarie
Ed ecco, d'incanto,
ritrovo il ferreo portone.
Mi accosto,
lo spingo,
ma non si apre.
Incerta mi fermo
stringendo
fra le frementi dita
la mia chiave,
che nella toppa inutilmente stride.
Manto d'insignificanza
smorza la mia voce,
che afona non penetra più
nei meandri del tuo cuore.
Non ti vedo
avviluppato
nei tetri meandri
della disperazione.
Esci, amico,
passeggia
nei luminosi corridoi
dell'anima
e c'incontreremo
ancora.
Imponente, scuro
appare il castello
rischiarato dall'azzurro
del cielo e del mare.
Colombi insieme
volano leggeri.
Nella balconata circolare
noi tre insieme
esprimiamo palpiti di vita.
Giù le onde,
tumultuose come i pensieri,
vanno e vengono
si infrangono nell'alta scogliera
ritornano
e infine si placano perdendosi
in un "mare" di bianca spuma.
Il cuore, finalmente placato,
spazia in onde luminose
di preghiera.
Lascio la sterpaglia di
solitudine,
mi allontano dalla pietraia di
egoismo
e trepida ricerco
la casa dell'amore.
La trovo, infine,
decisa ne spingo
il portone misterioso.
Cigola, ma si apre,
mi addentro
m'afferra l'amore,
profumo d'intesa!
Ora, rivestita solo di gioia,
nuda scendo dal letto.
I tuoi occhi, resi pudichi
dal fiore candido
di mia innocenza,
s'impegnano nel ricoprirmi
di candidi fili d'amore!
Ma nel prato della vita
mi raggiunge
impietosa
l'ala del tempo,
che disegna ricami
sul mio viso
e m'imbianca di fili d'argento.
Mi alzo ancora e,
in giovinezza di pensiero,
raggiungo la casa dell'amore.
Ora mi guardi, tu amore,
sorriso d'intesa.