L'ultima opera per Rich
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...del settecento appartenuto ad una nobile famiglia. Aveva al piano terra i piccoli appartamenti della servitù, con quelle porticine che si aprivano sul cortile con modesta eleganza. Una grande bella patriarcale casa. Salì lo scalone, monumentale al pari di quello di un museo, percepì nella mano il gelo del marmo del corrimano, quindi entrò nel sala dei ricevimenti, meravigliosamente affrescata con scene di caccia, tromp l'oeil e giardini dell'olimpo degli dei. A destra, il camino, con architrave ornato di cornice marmorea, spento, gli sembrava, da immemore memoria. Appoggiò la chiave della mercedes da qualche parte. Rich chiamò, ma nessuno rispose. "Sono io" disse a voce alta per abitudine, col suo solito tono cordiale ed aperto, e pronto al saluto, ma era pronto a ben altro. Si sentiva rassegnato, canzonatorio con se stesso, poi, improvvisamente, rabbioso. La sua inerte passività al confronto con l'inesorabile si ribellò e di nuovo si riempì il corpo stanco del suo antico vigore giovanile. Voleva giocare ancora un poco. Un uomo in divisa entrò nel salone dei ricevimenti da una porta qualsiasi, la scena agli occhi di Rich apparve come proiettata sullo schermo di un cinema, e lui assisteva al film rilassato e attento, in una ... [segue »]
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