Scritto da: Massimo Baronetto

Gisella


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...che la sua figura non fu ingoiata dal buio misericordioso della notte. Gisella, che nel frattempo si era lasciata andare a un convulso pianto a dirotto, corse dietro a quell'essere amato, e avvinghiatasi ai suoi fianchi le disse tra le lacrime: "Ti scongiuro! Non abbandonarmi! Signora! Mamma! Mammina! Adesso che ti ho conosciuta, non voglio più rinunciare a te! Ti supplico! Se veramente mi vuoi bene e vuoi la mia felicità, portami con te! Non conosco neppure il tuo nome, mentre tu, invece, conosci tutto di me! Dimmi, Ti prego! Sei un Angelo mandatomi dal cielo?".
La donna, fermatasi ad ascoltare le dolorose suppliche di Gisella, si voltò lentamente, nascondendo nel  cappuccio del mantello il suo vero volto, dicendo alla bimba in lacrime, in un flebile sussurro, "No piccola mia, non sono un Angelo, ...sono la Morte!". La bimba, pervasa da una stanchezza improvvisa, e da un intimo senso di pace, si accoccolò ai piedi della grande consolatrice e chiudendo gli occhietti ancora bagnati, si consegnò tutta al meritato riposo.
Un anziana coppia di coniugi, rientrando a casa, dopo la funzione religiosa di mezzanotte, trovò sulle scale del vecchio edificio, il corpo della bambina ormai freddo, sembrava dormisse, e un sorriso radioso, le illuminava il piccolo volto.

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    Scritto da: Massimo Baronetto

    Commenti

    1
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    la tua storia è triste, è bella, ricorda le fiabe di una volta.
    Mi colpisce il linguaggio, fluente, ricco, con termini non di uso comune. Hai un tuo stile.

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