Scritto da: Michele Ciorra

Il macellaio


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...poco più grande di una grossa capra e non ebbe difficoltà ad afferrarlo per la vita ponendolo con la testa in giù. Lo appese facendogli attraversare i tendini delle caviglie da due grossi ganci d'acciaio, di quelli che si vedono tutt'ora nelle macellerie "paesane" ed ai quali sono attaccati i grossi quarti di bue da sezionare.
Incurante delle urla animalesche del suo primo capro espiatorio – se anche qualcuno le avesse sentite, era notte fonda ormai, si sarebbe voltato dall'altra parte ed avrebbe ripreso a russare – con un coltello affilatissimo, il ferro del suo mestiere, gli recise solo la giugulare. Poi sedette su una panca, accese una sigaretta ed attese che il sangue e l'anima, fuoriuscissero da quel corpo.
Al sorgere del sole sollevò la saracinesca del negozio. Bei pezzi di carne kasher, di un animale di medie dimensioni, facevano mostra di sé sul banco frigo. A guardarli, anche con superficialità, apparivano perfettamente dissanguati.
Non vi era certamente traccia di anima in quei tagli preparati con estrema accuratezza.
E per qualche mese a venire anche gli affari andarono per il meglio. Tra la comunità ebraica il consumo di carne aumentò notevolmente.
Dovendo la carne essere kasher, tutte le tracce di sangue devono essere rimosse mettendo a bagno in acqua fredda per mezz'ora, poi spruzzando la carne su tutte le parti con sale grosso lasciandola sgocciolare per una intera ora, prima di lavarla in acqua tre volte ancora.
Un metodo alternativo per spurgare del sangue la carne, e che viene abitualmente usato per il fegato, consiste nel cuocerla preliminarmente sulla graticola.
In questo caso essa non ha bisogno di essere resa kasher attraverso la salatura.

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