Giggino e Mario
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...mi volle al suo matrimonio. Senza volerlo avevo fatto di tutto per non essere invitato.
Neppure un bigliettino di addio. Così partii alla volta di Faenza che mi fece "lavoratore" a vita, mentre Mario ebbe da Bice l'investitura a vita "di marito".
Quel suo vestito a pois rossi, divenne a righe nere, Ormai doveva rigare anche lui, e di corsa, perché quel treno Milano-Lecce non aspettava mai dieci minuti come faceva la "Garganica" che doveva lasciare il passo al Milano-Lecce che sfrecciava ogni giorno verso nord e verso sud.
A casa mamma Bice e sei figlioli aspettavano la paga di papà.
Io Luigi, detto "Gigetto", solo e senza più amici restai in quel di Faenza. Passeggiavo spesso da solo, nei pressi di quell'antico pozzo di non so quanti lati che sembrava dire: torna al tuo paese. Era come aver scatenato anche l'ostilità di un pozzo medievale, forse dall'impianto esagonale posto nella piazza di quella cittadina romagnola.
These have been my last questions, avuti in quel di Faenza. E addio dissi anche a San Severo, mio suol natio.
Composto martedì 10 marzo 2015
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