I padroni del nostro destino
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"Questi tre giorni son passati velocemente. Devo già dire addio alla vita, a tutto ciò che di caro porto nel mio cuore, che mi verrà strappato ancora una volta forzatamente. Non si smette mai di pagare per gli errori altrui, vero mio caro amico? Mi permetti di definirti tale?
Tra poco arriverai a portarmi via da qui, e non serbo alcun rancore nei tuoi confronti, anche se in fondo sei il mio aguzzino, colui che contribuirà a privarmi dell'esistenza terrena.
Come potrei avercela con te, provare rabbia nei tuoi confronti?
Io ormai non ho più nulla. E la colpa non è certo tua. Anzi, potrei quasi definirti il mio salvatore: mettendo fine la mia esistenza mi permetterai di non soffrire più, non pensare più, non tormentarmi più.
E te ne sono grato.
Quando arriverai ad aprirmi, io ti accoglierò con un sorriso. Già mi immagino la tua espressione inebetita di fronte a quella mia smorfia. Inizialmente non comprenderai, ma son sicuro che col passare del tempo riuscirai a capire il perché di quel mio atteggiamento.
Non so cos'altro dirti, mi avrebbe fatto piacere potertele dire a voce queste parole, ma il mio handicap purtroppo non me l'ha permesso.
Desidero solo augurarti ... [segue »]
Composto martedì 19 gennaio 2010
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