Scritto da: Andrea Bidin

I padroni del nostro destino


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...sua nazione come tanti suoi coetanei un paio d'anni or sono, agli albori del conflitto.
Tra di noi si sviluppò istantaneamente un particolare rapporto empatico fatto di sensazioni, gesti e, appunto, "foglietti" che Karl mi scrisse al ritmo di uno al giorno, e che mi consegnava quando all'ora di pranzo gli portavo il cibo in cella.

"Mi chiamo Karl ed ho 25 anni. Non so perché ti sto scrivendo, sento solo il bisogno di parlare con qualcuno ora che non ho altro pensiero in testa oltre la mia probabile fucilazione.
Due anni fa son stato arruolato, assieme ai ragazzi del mio quartiere, nell'esercito della mia nazione. La guerra era appena iniziata e non ci fu concesso il libero arbitrio: essendo sani fisicamente (l'aspetto mentale poco importava) eravamo arruolabili, e quelli che poi sarebbero diventati i nostri superiori non ci pensarono su due volte a rubarci le nostre vite.
Nell'arco di due giorni ci eravamo trovati in uno degli edifici adibiti all'addestramento della fanteria. Ricordo bene quel triste giorno, c'erano ragazzi come me terrorizzati all'idea di imbracciare un fucile, altri ostentavano sicurezza probabilmente entusiasti di poter dar sfogo alla loro invidiabile virilità.
C'erano poi quelli con lo sguardo perso nel vuoto,... [segue »]
Composto martedì 19 gennaio 2010

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    Scritto da: Andrea Bidin

    Commenti

    1
    postato da , il
    Una domanda a cui non si può rispondere.


    "adesso, chi verrà a liberare noi?"

    La speranza?

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