I padroni del nostro destino
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...che probabilmente evitavano di pensare a ciò che si sarebbero trovati a vivere da li a pochi giorni: cercavano di auto-ignorarsi, censurando le proprie paure e le proprie emozioni, positive o negative che fossero.
In due anni ne ho vissute di situazioni tremende, ho visto ragazzi più giovani di me cadere sotto il fuoco incrociato delle nostre mitragliatrici, ho visto commilitoni disperati all'idea di aver spezzato delle vite, altri che infierivano sui corpi ormai esangui: la bestialità della guerra si riassumeva in queste due ben distinte situazioni.
Quando perdevamo un nostro compagno, col quale magari avevamo anche instaurato un rapporto quasi fraterno, cercavamo di non pensarci, di farci forza, di sostenerci a vicenda con il desiderio di vendetta e di riscatto.
Ma erano basi fragili sulle quali poggiarsi. Almeno, questo valeva per me.
Ho sempre odiato la guerra. E, ironia della sorte, son stato quello che ha ucciso di più nella mia compagine.
Sono mesi che non dormo per questo, per i sensi di colpa, pensando alle famiglie spezzate, al dolore che avevo provocato, alle gioie che avevo estinto sul nascere, alle vite che avevo dilaniato.
Non mi consolava l'idea che, se non avessi sparato per primo, sarei stato io ... [segue »]
Composto martedì 19 gennaio 2010
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