Scritto da: Andrea Bidin

I padroni del nostro destino


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...quel nuovo "io" che si era impossessato del sottoscritto era generatore di pene continue ed insostenibili.
Credevo che la guerra mi avesse fatto vivere le sensazioni peggiori che un essere umano sia in grado di sopportare, ma evidentemente mi sbagliavo.
Infilai la mano nel taschino superiore destro della mia camicia, e ne tirai fuori tre foglietti unti, sporchi, scritti a mano. Non riuscivo a separarmene, erano insieme fonte d'illuminazione e portatori di dolore.
Erano stati scritti da Karl, il primo prigioniero che mi era stato affidato poco dopo esser stato messo in questo posto, ed al quale portavo ogni giorno i viveri per tirare avanti sino al momento della sua esecuzione, che sarebbe arrivata a distanza di tre giorni dal suo ingresso nel carcere.
Non c'era pietà per i prigionieri post-guerra, ne arrivavano a centinaia almeno due volte a settimana, venivano processati per direttissima e destinati alla fucilazione.

In realtà, in quel carcere, la guerra sembrava tutt'altro che conclusa. Il sentimento di rancore e di vendetta dei vincitori si riversava con veemenza sui vinti. Era la legge del più forte in tutto il suo angosciante splendore.
Karl era un ragazzo di 25 anni, muto, che era stato arruolato nell'esercito della ... [segue »]
Composto martedì 19 gennaio 2010

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    Scritto da: Andrea Bidin

    Commenti

    1
    postato da , il
    Una domanda a cui non si può rispondere.


    "adesso, chi verrà a liberare noi?"

    La speranza?

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